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La letteratura apocrifa (II sec.)


Anzitutto apocrifo non è sinonimo di eretico o di falso. Con apocrifo si dovrebbe intendere uno scritto non canonico, in seguito alla formazione del canone neotestamentario, anche se non tutto ciò che non è canonico può definirsi apocrifo. Approfondiamo il discorso. Possiamo definire apocrifi solo quegli scritti che non sono diventati canonici ma per la loro forma letteraria e per l'autorità dottrinale che rivendicano appaiono in concorrenza con i testi canonici.
Il fenomeno degli apocrifi nasce dalla varietà e dalla flessibilità della tradizione apostolica nei riguardi di Gesù, che essendo all'inizio orali, erano suscettibili di cambiamenti più o meno vasti. Un esempio del genere è quello del papiro Egerton 2, fine del II secolo, che contiene quattro episodi evangelici in una forma leggermente diversa da quella dei vangeli canonici.
Il fenomeno si amplia quando nascono testi dottrinali dotati di una certa autorità. La Chiesa non ha ancora adottato una forma canonica così gruppi cristiani di orientamenti diversi possiedono forme orientate di un medesimo scritto. Prendiamo come esempio il Vangelo di Matteo. I Padri della Chiesa citano molti testi usati da gruppi giudeo cristiani di Siria che appaiono in stretto rapporto con questo Vangelo: lo Judaicon, il Vangelo secondo gli Ebrei, il Vangelo dei Nazareni, il Vangelo degli Ebioniti. Conosciamo poco questi scritti ma una considerazione la possiamo fare: vi sono stati certamente in Siria dei gruppi giudeo – cristiani che utilizzano e rielaborano ai propri fini il Vangelo di Matteo, o apportando semplicemente delle varianti, o sviluppando ed elaborando alcuni episodi in chiave apologetica, correggendo il testo con tagli e ampliamenti che esprimono il punto di vista teologico del proprio gruppo. Dagli inizi del secondo secolo questi gruppi rielaborano anche gli altri tre vangeli.
Un altro caso è quello del Vangelo di Tommaso, una raccolta di 114 detti di Gesù scoperta nella biblioteca gnostica di Nag Hammad, Alto Egitto. Sembra che anche questo Vangelo sia passato per redazioni successive, utilizzando e rielaborando i detti contenuti nei quattro Vangeli Canonici in una forma letteraria simile alla cosiddetta Fonte Q.
Il Vangelo di Pietro proviene anch'esso dalla chiesa di Siria ma non possiamo darne una valutazione compiuta.
Dal II secolo avanzato però inizia a formarsi un vero e proprio canone ed è proprio questa formazione ad aumentare la produzione di testi apocrifi. Proprio il tentativo di ottenere, infatti, un riconoscimento canonico, generava molta letteratura apocrifa, di forma letteraria ugualmente avanzata. Proprio il fatto che molti di questi testi vengano attribuiti a personaggi di origine apostolica (Pietro, Giovanni, Paolo, Filippo) esprimono la volontà di entrare in concorrenza con i testi canonici, affermando nuove rivelazioni di Cristo.
Ci sono poi quegli scritti apocrifi che nascono dal desiderio popolare di conoscere, di raccontare episodi più numerosi e suggestivi della vita dei propri eroi, abbellendo con caratteri novellistici i dati, originariamente molto sobri, della tradizione apostolica. Nascono così gli Atti di Pietro, di Giovanni, di Andrea e di Tommaso.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO di Gherardo Fabretti
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