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L'abbigliamento degli ebrei siciliani


Certamente gli ebrei siciliani non hanno gran cura di mostrare o manifestare la loro condizione giuridica o la loro originalità, così come confermano gli inventari. Gli uomini hanno un abbigliamento uguale o simile a quello dei cristiani, con un indumento interno, spesso lungo (tunica) con una sopraveste (clamis) e un manto o una cappa. Grande varietà di nomi e forme dei capi d'abbigliamento: tunica, zimarra, toga, tabarro e gramagla erano capi lunghi; capi corti erano il dubletum, il gippone e il cutectum, tutti abiti interni. Molte cinture contemporaneamente, spesso variopinte. Non si cercava di distinguersi nemmeno per il colore e il nero non riveste una particolare importanza anche se è il colore più frequente, e di solito il colore del mantello e del dubletum, ma mai della tunica, che era invece azzurro, rosa, rosso, verde, color cammello.
Dopo il nero segue il rosso, poi bianco, rosa, blu in ogni sfumatura, verde, bruno, cammello e mischiato. Prevale la vivacità dei colori. I colori non rivestono, come i vestiti, nessun tipo di funzione distintiva. L'abbigliamento femminile rispecchia quello maschile. Il velo per la testa è ricordato raramente ma sono citate moltissimo le calotte, accompagnate da corone d'oro o reticelle per capelli. La lista dei gioielli mostra come in Sicilia ogni proibizione sia vana e nessuna legge vieta di indossare oro o argento. Troviamo soprattutto monili per le mani e per il collo (cosa che fa supporre l'esistenza dell'uso del décolleté) in avorio, smalto, oro e argento. Generalmente assistiamo ad un generale fenomeno di assimilazione al mondo dell'esteriorità cristiano latino supportato anche dalle lamentele clericali di chi vorrebbe maggiori segni di identificazione nelle vesti o nell'uso della barba per quanto riguarda gli uomini.

Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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