Skip to content

Il genere come modello di lettura

Il genere come modello di lettura


'orizzonte d'attesa (fantasma).

 Per il momento ricordiamo semplicemente che Jauss chiama orizzonte d'attesa quello che Iser chiamava repertorio, e che Jauss rappresenta il secondo versante della critica, quello che pone l'accento più sulla dimensione collettiva della lettura.

Tra i sette elementi presi in considerazione non figura il genere. Eppure la teoria dei generi letterari è un ramo degli studi letterari molto sviluppato, e comunque uno dei più degni di fiducia. Il genere si presenta come il più evidente principio di generalizzazione tra le opere singole e gli universali della letteratura. Il genere però non fa parte delle questioni fondamentali sino ad ora trattate. Potremmo trattare di esso, comunque, in due punti del libro: nel prossimo capitolo, a proposito dello stile, perchè l'origine storica della nozione di stile è quella di genus dicendi, che è un abbozzo rudimentale di una classificazione generica sul principio della tripartizione classica degli stili (umile, medio, sublime); in questo capitolo, a proposito del lettore, inteso come modello di ricezione, componente del reportorio e dell'orizzonte di attesa di cui si è parlato. Il genere è una tassonomia che permette allo studioso di classificare le opere; ma non è questo il suo significato teorico. Il suo significato teorico è quello di funzionare come uno schema di ricezione, una competenza del lettore che ogni nuovo testo può confermare e contestare nell'ambito di un processo dinamico. Constatare l'affinità tra genere e ricezione invita a correggere la visione convenzionale che si ha del genere: una struttura di cui il testo è la realizzazione, una langue soggiacente al testo, considerato come parole. Per le teorie che adottano il punto di vista del lettore, è il testo stesso ad essere percepito come langue (uno spartito, un programma), in contrapposizione alla sua concretizzazione nella lettura, vista come parole. Stringendo, diremo che la concretizzazione compiuta da qualunque lettura è inseparabile dai vincoli di genere, nel senso che le convenzioni storiche proprie del genere al quale il lettore ipotizza che il testo appartenga gli consentono di selezionare e circoscrivere, tra le risorse offerte dal testo, quelle che la sua lettura analizzerà. Il genere, come codice letterario, insieme di norme, di regole del gioco, informa il lettore del modo in cui dovrà affrontare il testo, assicurandone così la comprensione. In questo senso, il modello di qualunque teoria dei generi rimane la tripartizione classica degli stili. Ingarden distingueva così tre modi – sublime, tragico e grottesco -che secondo lui costiuivano il repertorio di base della lettura. Allo stesso modo Frye riconosceva nel romance, nella satira e nella storia i tre generi elementari, a seconda che il mondo di invenzione venga rappresentato come migliore, peggiore o uguale al mondo reale. Sono due triadi imbastite sulla polarità tra tragedia e commedia che, a partire da Aristotele, costituisce la forma elementare di ogni forma di genere, intesa come anticipazione fatta dal lettore e tale da regolarne l'investimento all'interno del testo. L'estetica della ricezione altro non sarebbe, dunque, che l'ultima metamorfosi di una antichissima riflessione sui generi letterari.

Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.