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Televisuality


Si riferisce allo stile coerente della tv che tiene insieme iperserialità e complessità: dagli anni ’80 la tv, cosciente delle proprie possibilità visive ha dato via a una progressiva rivoluzione, abbandonando compostezza e monotonia per piegarsi alla televisuality, per cui lo stile diventa un fattore fondamentale (lo stile è il contenuto).
La televisuality è un esibizionismo performativo che utilizza diversi stili per aumentare la spettacolarità: la tv è una boutique (mostra una collezione di show e ciò che conta è il tocco personale, quindi il modo particolare di concepire scrittura, regia e montaggio; è la tv delle case di produzione - It’s not tv, it’ HBO – e  degli autori  - J. J. Abrams); è la confezione (la forma conta più del contenuto; è la tv della grafica – MTM - e della composizione del quadro - 24); sono gli articoli civetta (conta il prestigio; è la tv degli eventi imperdibili, capaci di attirare lo spettatore e indirizzarlo verso altri prodotti del network); è il trash (la tv esagera la quantità, le proporzioni, la fisicità e la corporeità perché vuole colpire lo spettatore con azioni frenetiche, accumulo di oggetti e assenza di distinzioni e i codici; è la tv dell’eccesso - I Simpson); un tabloid (la tv che esibisce la realtà; è la tv dei reality show, dei talk show, delle webcam, di YouTube, dei documentari, dei servizi giornalistici e degli approfondimenti di cronaca, delle docu-fiction - la strage di Erba).

Tratto da LA TELEVISIONE COME TESTO ESPANSO di Francesca Masciadri
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