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Bradiaritmie e blocco atrioventricolare


Bradiaritmie
La bradicardia è frequente nell’immediato periodo postoperatorio ed è favorita dall’ipotermia e dall’assunzione prima dell’intervento di farmaci ad azione cronotropa negativa.
Il trattamento si basa sulla stimolazione atriale epicardica, sul riscaldamento del paziente e, quando possibile, sulla ripresa posticipata di una terapia farmacologica bradicardizzante. In rari casi in cui gli elettrodi epicardici non siano funzionanti o siano già stati rimossi, è possibile utilizzare l’atropina o l’isoproterenolo.

Blocco atrioventricolare
È una possibile complicanza della chirurgia della valvola aortica e tricuspide, e di alcune cardiopatie congenite (DIV, tetralogia di Fallot, ...); la cuasa è iatrogena ed è da imputare a trauma chirugico diretto sul sistema di conduzione. Tale bradiaritmia è inoltre favorita da disturbi di conduzione presenti preoperatoriamente e dall’ipertono vagale. Il trattamento di questa condizione si avvale della stimolazione epicardica sequenziale atrioventricolare. In caso di blocco atrioventricolare persistente per più di 3 settimane può essere indicato l’impianto di uno stimolatore definitivo.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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