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Farmacologia - Pagina: 3

Gli effetti collaterali possono essere anche positivi; es. l'aspirina (non darla assolutamente ai bambini e agli adolescenti fino a 14-15 anni!!!) è un FANS con effetti collaterali importanti: è un antiaggregante (porta alla fluidificazione del sangue), infatti negli ultimi anni viene prescritto molto anche come anti-trombotico. Le più gravi reazioni avverse a un farmaco sono la sindrome di Lyell (/laiel/) e la sindrome di Steven-Johnson. In particolare, la sindrome di Lyell (spesso confusa con la varicella) presenta una necrosi pressoché totale dell'epidermide o della mucosa dell'epitelio (es. donna che ha preso l'Aulin, le si è lesionata la cornea ed è diventa cieca). Ci sono effetti collaterali per tutti o solo per alcuni; es. i fabici (non codificano l'enzima glucosio- 6 fosfato- deidrogenasi) stanno male anche se assumono certi farmaci. Ciò rientra negli effetti avversi dovuta a variabilità biologica; vanno incontro ad una grave crisi emolitica, devono essere ricoverati e fare le trasfusioni. Ci sono farmaci ad alto o basso indice terapeutico: è un parametro farmacologico che è indice della sicurezza di un farmaco; è definito come il rapporto tra la dose letale mediana e la dose efficace mediana. Farmaci ad alto IT sono ben maneggevoli, la dose tossica è molto lontana dalla dose terapeutica; es. le benzodiazepine. Farmaci a basso IT la dose tossica è vicinissima alla dose terapeutica, basta raddoppiare la dose (es. 2 pillole anziché una, 10 gocce anziché 5) per intossicarsi e morire; es. i barbiturici, spesso usati per suicidarsi; attualmente sono usati in sala operatoria oppure per le forme di epilessia che non rispondono ad altri farmaci. La terapia migliore è sempre quella personalizzata, prescritta dal medico dopo un colloquio approfondito, una visita accurata e una diagnosi precisa; si spera che le recenti ricerche nel campo della farmacogenetica possano presto individuare le medicine o le cure ottimali da scegliere in base al corredo cromosomico, al DNA, del singolo paziente. Di fronte al problema delle malattie genetiche si auspica la possibilità di intervenire direttamente sul corredo genico attraverso la farmacogenomica. La terapia personalizzata tiene conto degli enzimi che ognuno codifica, ognuno metabolizza in modo diverso i farmaci. Maschio e femmina: l'uomo e la donna costituiscono organismi sostanzialmente differenti, non solo per quanto attiene alla sfera sessuale o a quella emotiva. Oggi la medicina si sta accorgendo che per garantire al meglio la difesa della salute si deve attuare una terapia orientata al genere. Dagli anni '90 si cerca di studiare il farmaco in entrambi i sessi, prima si testava solo nell'uomo: la scienza si è evoluta per ridurre al massimo il rischio di errore sperimentale.

Tratto da FARMACOLOGIA di Andrea Panepinto
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