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La destra italiana durante la vicenda Tamborini


La strategia politica e parlamentare del MSI con Michelini continua sulla stessa linea anche dopo le elezioni del 1958: il Movimento vota la fiducia ai governi DC, in crisi a causa dei franchi tiratori interni che farebbero venir meno la fiducia al loro stesso partito. Così il MSI si accredita come “stampella” del governo per provare a prender parte ai lavori parlamentari insieme alla maggioranza e provare ad affrancarsi definitivamente dal passato fascista.
Così avrebbe voluto Michelini, ma così non successe poiché per ben tre volte i Presidenti DC sostenuti dai neo-fascisti si dimisero, rifiutando il loro appoggio.
Nel 1960 accade una vicenda simile nel governo Tambroni, proveniente dalla Sinistra-DC.
Tambroni, successore di Antonio Segni, è alla guida di un governo instabile che nelle intenzioni del partito deve fare solo da “ponte” al futuro asse di governo DC-PSI. La Sinistra-DC è ormai riuscita ad imporsi all’interno del partito e il programma di governo con i Socialisti è già in discussione.
Così i malumori della Destra-DC crescono e spesso questa fazione del partito fa venir meno la fiducia al governo Tambroni, puntualmente salvato dall’appoggio dei parlamentari del MSI.
Tra le polemiche, Tambroni accetta l’appoggio. Anzi, fa di più. Concede la città di Genova al MSI per lo svolgimento del proprio Congresso Nazionale.
Genova fu una delle città che ebbero un ruolo decisivo durante la Resistenza contro i Nazifascisti.
La scelta del MSI non fu casuale, ma risultò polemica nei confronti degli antifascisti che arrivarono a Genova in massa per manifestare il loro dissenso, quando la città era già colma di camicie nere.
Gli scontri e le violenze tra antifascisti e camicie nere furono inevitabili e portarono con sé anche dei morti. Il governo Tambroni, tramite il Ministro dell’Interno inviò la Polizia a Genova per sedare le proteste degli antifascisti, che furono represse con decisione. Ci furono anche dei morti.
L’episodio di Genova rimase per sempre una macchia per la DC, ma soprattutto per Tambroni che venne considerato da lì in avanti il primo Presidente del Consiglio Fascista, dopo Mussolini.

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