- APPUNTI
- APPUNTI DI BIOETICA
Appunti di Bioetica:
Durante il corso si è fatta una trattazione riguardo alla definizione dell'etica e, quindi, della bioetica. Si sono analizzati eventi importanti da un punto di vista bioetica a partire dagli anni 1940 (quali il processo di Norimberga e relativo codice, il primo trapianto di rene e i primi trapianti di cuore, la nascita dei contraccettivi e la loro diffusione, le biotecnologie, AIDS, pecora Dolly e clonazione). Durante il corso si è partecipato a dei seminari relativi a: sperimentazione animale, storia delle biotecnologie, storie delle epidemie e politiche sanitarie; di questi sono stati riportate le nozioni principali. Breve trattazione riguardo l'etica ambientale. - Il corso del prof. Rufo è relativo al corso di laurea di Scienze Biologiche seguito come corso facoltativo per il mio corso di Ingegneria Clinica, A.A. 2020-2021 -
Dettagli appunto:
- Autore: Lavinia Gatta
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Corso: Scienze Biologiche
- Esame: Bioetica
- Docente: Fabrizio Rufo
Questa è solo un’anteprima: 28 pagine mostrate su 142 totali. Registrati e scarica gratis il documento.
Bioetica Appunti di Lavinia Gatta Università degli Studi di Roma "La Sapienza" Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze Biologiche Esame: Bioetica Docente: Fabrizio Rufo A.A. 2020/2021Bioetica Ingegneria Clinica - secondo anno - corso a scelta La Sapienza Professore Fabrizio Rufo Testo Etica in Laboratorio - F. Rufo La vita immortale di Henrietta Lacks - Skloot 1Lezione 1 - 29/09/2020 5 Introduzione: 5 La revisione epistemologica 5 Lezione 2 - 1/10/2020 10 Lezione 3 - 6/10/2020 16 Lezione 4 - 8/10/2020 23 L’etica 23 Discussione etica 26 Lezione 5 - 13/10/2020 27 Antropocentrismo 27 l’uomo è misura di tutte le cose? 27 Lezione 6 - 15/10/2020 32 L’etica della Sacralità della vita 32 Etica della sacralità della vita e etica della qualità della vita. 36 Naturale e artificiale 37 Lezione 7 - 20/10/2020 38 Bioetica 41 Lezione 8 - 22/10/2020 44 Le etiche applicate 44 La bioetica in Italia 44 Un punto (politico) su cui riflettere 46 Articolo 32 della Costituzione italiana 46 La bioetica nel mondo 48 Ventennio ‘40-‘60 48 1945. Bomba atomica su Hiroshima (e Nagasaki) 49 Lezione 9 - 27/10/2020 51 1947. Processo di Norimberga e sperimentazione su esseri umani 54 Lezione 10 - 29/10/2020 55 Seminario: sperimentazione animale 55 Etica della sperimentazione animale 57 Principio delle “3R” (Russell e Burch, 1959) 61 Aspetti legislativi 65 Lezione 11 - 3/11/2020 69 Si riprende dal Processo di Norimberga 69 2Il codice di Norimberga 73 Lezione 12 - 5/11/2020 75 Ricerca e etica 75 Lezione 13 - 10/11/2020 78 Seminario: storia delle biotecnologie 78 1953: scoperta di Watson e Ckick. Doppia elica del DNA. 78 Che cosa sono le biotecnologie? 79 Lezione 14 - 12/11/2020 82 1951. Muore Henrietta Lacks 82 1954. Primo trapianto di rene 83 Lezione 15 - 17/11/2020 85 Seminario: storia delle epidemie e politiche sanitarie 85 La Peste Nera 90 Vaiolo 92 Colera 92 Influenza spagnola 1918-19 93 Poliomielite 93 Lezione 16 - 19/11/2020 96 Marzo 1960. Prima emodialisi. Chi deve vivere e chi morire? 96 Maggio 1960. Il 1° contraccettivo orale (Enovid) 97 Lezione 17 - 24/11/2020 99 Dicembre 1967. Primo trapianto di cuore 99 Agosto 1968. Definizione di morte celebrale. 100 Lezione 18 - 26/11/2020 103 Anni ‘70. Ufficializzazione della bioetica. Ambiente. Primi passi delle biotecnologie. 103 Lezione 19 - 1/12/2020 106 Anni ‘80: le biotecnologie 111 Lezione 19 - 3/11/2020 112 Etica ambientale 112 Lezione 20 - 10/11/2020 115 Il brevetto 115 Diamond vs Chakrabarty. 1980 116 11 aprile 1983: AIDS come epidemia; rivelazione ricerche su retrovirus. 117 Anni ‘90 - ‘00: genetica e clonazione 118 21 febbraio 1997: nasce Dolly 120 3Maggio 1998: studio e sfruttamento industriale del patrimonio genetico degli Islandesi 120 Lezione 21 - 15/12/2020 120 Gli inizi del 21° secolo: chimere, nanotecnologie, synbio 120 Biologia sintetica 121 Crispr 125 Lezione 22 - 17/12/2020 126 Lezione 23 - 22/12/2020 130 4LEZIONE 1 - 29/09/2020 Un corso di Bioetica racchiude le seguenti domande: - come dovrebbe trattare gli altri? - che cosa vale per noi, per gli altri? - siamo in grado di dare risposte scientifiche e intellettuali adeguate? - la nostra visione morale e la nostra preparazione democratica sono sufficienti? (come cittadini siamo preparati ad affrontare domande di un certo tipo?) - la nostra comprensione della società è abbastanza approfondita? (ci fermiamo ad uno stato superficiale della realtà che ci circonda?) - come ricercatori siamo all’altezza del compito? INTRODUZIONE: LA REVISIONE EPISTEMOLOGICA Uno dei grandi della discussione filosofica (ma non solo) della Storia del pensiero è Immanuel Kant. In “Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza” afferma: << ogni risposta data secondo principi sperimentali genera sempre una nuova domanda, che richiede a sua volta una risposta >> Nella sua semplicità, questa considerazione è di estrema importanza. Nella società tecnologizzata (nella quale noi viviamo) dove, costantemente, l’influenza della scienza nella quotidianità è ormai preponderante. Operazioni di routine sono quasi delle protesi cognitive a cui neanche ci preoccupiamo di pensare. Vi è una ridondanza di risposte date secondo principi sperimentali che era inimmaginabile pochi decenni fa. La notazione di Kant, dunque, è estremamente importante: ci dice che costantemente l’avanzamento tecnico - scientifico genera nuove domande, ma genera, anche, nuovi dilemmi etici. Oggi noi definiamo questioni di bioetica cose che pochissimi anni fa non c’erano, molto semplicemente perché mancavano gli elementi basici per cui si potesse aprire un certo tipo di discussione. Parlando di quest’anno: la discussione che c’è stata ad un certo punto della pandemia è stata chi dovesse avere la precedenza nell’utilizzo di tecnologie salvavita; questo è un dilemma etico che si pone oggi, perché è negli ultimi anni si è sviluppata questa tecnologia; 30/40 anni fa, quando questa tecnologia non c’era, il problema non si sarebbe posto. 5Nella notazione di Kant è descritto un processo che si autogenera e che nella società della conoscenza, nella società fondata sulla tecno-scienza, tende ad amplificarsi costantemente. Si sa che Kant fa un’operazione di straordinaria importanza, in quanto tende di mettere a sistema, con la sua opera, le novità che sono sorte dalla concezione che Newton aveva dato della realtà; Kant fa un’operazione gigantesca: costruisce un intero sistema filosofico che riguarda la morale, il diritto, l’epistemologia, l’estetica, praticamente tutto il sistema di rappresentazione della realtà, perché si rende conto che la novità generata dalla rivoluzione di Newton ha cambiato i presupposti con cui si erano costruiti, fino a quel momento, i sistemi filosofici. Il punto di caduta è che quella concezione del mondo fondata sui principi newtoniani viene messa in discussione, in un tempo abbastanza breve, agli inizi del ‘900 quando la Fisica ci darà una serie di cognizioni e rappresentazione della realtà che mettono in discussione quella stessa concettualizzazione che era stata messa a punto solo un paio di secoli prima. L’altro elemento che ci troviamo di fronte, che si crea a partire dal secondo conflitto mondiale, è la rapidità esponenziale nel dare risposte secondo principi sperimentali e nella generazione di nuove domande che richiedono le giuste risposte. Un’altra notazione significativa l’abbiamo da Hume nel “Trattato sulla natura umana”: << noi non siamo soltanto gli esseri che ragionano, ma siamo anche uno degli oggetti su cui ragioniamo >> Il nostro modo di fare delle scelte morali, nella maggioranza dei casi, non è soltanto qualcosa di esterno a noi che scegliamo in modo dissociato, spesso ragioniamo su noi stessi, ci sono implicazioni morali e scelte morali che riguardano noi stessi. Negli ultimi mesi ci siamo trovati di fronte a diversi temi di bioetica come l’allocazione delle risorse, le modalità sulle scelte di fine vita (o meno), la questione della sperimentazione: pensiamo al tentativo che viene effettuato negli Stati Uniti per forzare le procedure di sperimentazione per altre ragioni che non sono quelle legate al virus, ma piuttosto alla campagna presidenziale. 6Scarpelli in “Bioetica alla ricerca dei principi”: << dalla concezione dell’uomo dotato di un’essenza umana siamo passati insomma alla concezione dell’uomo in evoluzione e, infine, alla concezione dell’uomo in una evoluzione che lo ha reso capace di indirizzare la propria evoluzione >> Umberto Scarpelli (ex-magistrato e filosofo del diritto) è uno dei padri della discussione bioetica italiana; la bioetica arriva in Italia abbastanza tardi: la disciplina nasce come tale alla fine degli anni ‘60 negli Stati Uniti, arriva in Italia all’inizio degli anni ‘80; arriva, dunque, con circa 20 anni di ritardo rispetto alla discussione che si era sviluppata all’interno del mondo anglosassone, sulla scia di uno sviluppo che si chiama Etica applicata. Nel passo proposto, Scarpelli afferma, sostanzialmente, che siamo in una sorta di terza fase. Nella prima fase abbiamo pensato all’uomo come dotato di un’essenza umana, ovvero come fine ultimo, come unica creatura che avesse dignità nel creato, idea di fondo con cui abbiamo convissuto per diversi secoli. Nella seconda fase siamo passati all’idea dell’uomo in evoluzione; sostanzialmente Scarpelli fa riferimento alla grande innovazione darwiniana, quella con cui - ancora oggi - abbiamo difficoltà a confrontarci. La critica e la criticità di fondo della rivoluzione darwiniana è il fatto che la rivoluzione spodesta l’uomo dall’idea di avere una sorta di dignità speciale all’interno dell’organizzazione della natura, affermando che, invece, è parte integrante della realtà che lo circonda. Nella nostra terza fase, invece, l’uomo è l’unica specie sul pianeta che è in grado di indirizzare la propria evoluzione: la capacità tecnologica permette - in qualche modo - di dare una spinta in un determinato processo evolutivo. Localdano, uno dei grandi maestri del nostro Ateneo in merito della Filosofia morale, ne “Bioetica, in Storia della scienza” volume IX, dà una definizione di bioetica: <<è l’insieme delle riflessioni sui problemi etici che accompagnano le scelte umane nelle situazioni che influenza le condizioni degli esseri viventi. La vita chiamata in causa può essere la vita della persona stessa che sceglie oppure quella di altri individue, come accade nella ‘bioetica in senso stretto’ (concernente, in generale, i problemi legati alla nascita, alla cura medica e alla morte degli esseri umani) oppure - collocandoci così all’interno di una ‘bioetica in senso largo’ - si può riflettere sulle implicazioni che le nostre scelte hanno per la vita di esseri non appartenenti alla specie umana, come le varie specie animali, o, in prospettiva ancora più allargata, per la vita vegetale propria, per esempio di alberi, piante e così via.>> 7Il secondo breve di Eric Hobsbawm (grande storico sociale dello scorso secolo). Perché questo titolo? Come molti grandi storici, arrivando la fine del XX secolo, Hobsbawm si è cimentato nella costruzione del XXI secolo; dà questo titolo alla sua opera questo titolo, perché il XX secolo è racchiuso in meno di un secolo: per lui il ‘900 è all’interno di due date che, in qualche modo, lo caratterizzano definendone le linee di tendenza: 1917 (Rivoluzione Russa) - 1989 (caduta del muro di Berlino); quindi, nella sua densità, il XX secolo si raccoglie in queste due date; inoltre dedica un capitolo allo sviluppo della scienza nel secolo breve e mette in evidenza come la scienza sia uno degli elementi preponderanti, una delle caratteristiche strutturali del secolo breve (nome capitolo: “stregoni e apprendisti stregoni”). Dall’inizio di questo capitolo estrapoliamo, ora, una notazione: << Nessuna epoca storia è stata più dipendente dalle scienze naturali e più permeata da esse del XX secolo. Tuttavia, nessuna epoca, dopo la ritrattazione di Galileo, si è trovata più a disagio con la scienza. Questo è il paradosso con cui deve scontrarsi lo storico di questo secolo.>> Nel corso del ‘900 le scienze naturali hanno pervaso qualsiasi ambito della vita quotidiana degli esseri umani, ma, allo stesso tempo, questa perversità nelle nostre esistenze, rischia di generare di fenomeni di rigetto; c’è una sorta di paura. Questa immagine concentra questa nota di opinione. Ci troviamo durante una conferenza papale e il fotografo è riuscito a cogliere il paradosso: una donna porge al Papa la protesi cognitiva (il cellulare) con sopra l’immagine di un suo caro; il Pontefice compie un gesto taumaturgico millenario che affonda in un’epoca pre-tecnologica e benedice la persona in foto. L’operazione taumaturgica viene svolta attraverso uno schermo touch, in cui quella forma di benedizione del pontefice come intermediario tra il terreno e l’ultraterreno entra dentro un oggetto che, da un punto di vista epistemologico, è la negazione di tutto ciò:ci troviamo dentro un concentrato dinamico tra pervasività, disagio e paradosso. Il disagio di cui si parla è nel fatto che si ha uno scarto tra l’avanzamento prodigioso e la metabolizzazione all’interno del senso comune che, in molti casi, è pre-darwiniano e si ritrova immerso a gestire strumenti, fenomeni e questioni che, invece, hanno già superato abbondantemente quella fase. Perché un pezzo di popolazione non a bassa acculturazione sposa meccanismi di quella natura? Una delle risposte a questo fenomeno è: quanto pesa in questi 8fenomeni il processo di individualizzazione che, dalla metà degli anni ‘70, pervade le società occidentali? Quanto siamo coscienti, tutti, della concentrazione di sapere che c’è all’interno del cellulare? Quanto, invece, ne facciamo un utilizzo passivo senza coglierne tutte le implicazioni che, invece, ci sono dentro? La foto proposta è straordinaria perché condensa in un unico scatto tutte le contraddizioni della nostra società. Concludiamo con Dewey che, in Etica in Laboratorio, è come se fosse il filo conduttore; padre del pragmatismo e dell’idea di democrazia come elemento caratterizzante della società contemporanea e come unico modo per pensare la società contemporanea e, in particolare, la società contemporanea costruita sulla tecnoscienza; per Dewey è fortissimo il nesso tra scienza e democrazia: è uno dei primi che si rende conto che l’avanzamento scientifico e tecnologico è un processo oramai irreversibile e, per renderlo efficace ed efficiente nelle moderne società complesse deve essere accompagnato da un processo di democrazia integrato. Passo estratto da “Rifare la filosofia”, libro che raccoglie una serie di conferenze che Dewey tiene in Asia, in modo particolare in Giappone, dopo la prima guerra mondiale: << La scienza moderna non cerca più uno forma o un’essenza stabile dietro ogni processo di cambiamento. Anzi, il metodo sperimentale, cerca di rompere le fissità apparenti e di indurre cambiamenti. La forma che rimane immutata davanti ai sensi, la forma del seme o dell’albero, è considerata non chiave della conoscenza della cosa, ma un muro, un ostacolo da rimuovere.>> La scienza moderna, dice, non fa più solo tassonomia e descrizione fenomenica, anzi piuttosto rompe le apparenti fissità che la tassonomia crea. La scienza moderna è una scienza operativa, è trasformazione costante e reale della natura circostante. La scienza, fondata sullo spirito antidogmatico, è l’agente dello sviluppo e del progresso sociale. Questo è il vero cambiamento rispetto alla scienza del passato 9LEZIONE 2 - 1/10/2020 Nella scorsa lezione si è detto che si può collegare la riflessione bioetica all’interno di un cambiamento complessivo all’interno di un cambiamento complessivo del rapporto tra scienza e società che si determina in particolare nel corso del secondo 900 con un’accelerazione nel campo delle scienze della vita con tutta una serie di questioni che si analizzeranno nel corso delle lezioni, ma che hanno interessato - nel complesso - l’intero sistema di conoscenze che riguarda il vivente. L’altro tema a cui abbiamo si è fatto un breve accenno è che sempre più la ricerca scientifica contemporanea è una ricerca scientifica, una conoscenza, che tende a operare sui fenomeni naturali, trasformandoli; non si limita più alla loro classificazione. Ora continuiamo su questo percorso introduttivo, su quella che possiamo chiamare una riconfigurazione dell’epistemologia contemporanea: siamo di fronte ad una modalità diversa di interpretare concettualizzare la realtà. Riprendiamo, dunque, il discorso con una citazione di Antonio Gramsci proveniente dalla Lettera indirizzata al figlio Delio: << il fantasticare su le ipotesi scientifiche era proprio degli uomini di 50 anni fa che vivevano in condizioni molto difficili di lotta ideologica. Oggi molte questioni sono caduti nel nulla perché la vita ha superato protagonista e antagonista e ha creato il costruttore. Purtroppo è difficile liberarsi dalle cose morte; ma tu dacci un calcio nel mezzo e studia solo le cose concrete>> Gramsci, ormai, è uscito dalla dimensione di “intellettuale di partito”, ma è diventato un grande classico del pensiero politico a livello internazionale. In qualche modo c’è un filo conduttore, tra una serie di autori degli anni ‘20- ‘30, che intuiscono l’avvio di una trasformazione profonda. Il tema del “liberarsi delle cose morte” sarà ripreso da Gramsci in una notazione che riguarda il concetto di crisi: afferma che la crisi è il la nuova concezione del mondo che non è completamente radicata in tutto e in tutti (dunque il nuovo stenta a nascere), mentre il vecchio frena quest’innovazione. Costituzione Apostolica <<Veritatis gaudium>> di Papa Francesco circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche del 29.01.2018 10Si sta parlando di un’Istituzione con radici profondissime e millenarie e, nonostante ciò è capace di percepire i movimenti profondi che si sviluppano nelle società. Chiesa ”in uscita”: Papa Francesco ha questa dimensione pastorale e l’immagine di una Chiesa che deve andare verso gli ultimi è una cifra del suo Pontificato. Tanto più che oggi non viviamo soltanto un’epoca di cambiamenti, ma un vero e proprio cambiamento d’epoca, segnalato da una complessiva <<crisi antropologica>>: stiamo vivendo un cambiamento di fase storica; l’aspetto della crisi antropologica - po’ il tema del mondo cattolico - è la perdita di alcune peculiarità dell’essere umano visto come espressione massima del rapporto con Dio. Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade: dobbiamo considerare che questa frase proviene da uno dei leader più importanti del pianeta. Ci manca una cultura, una cassetta degli attrezzi culturale (quindi non solo una morale) per affrontare il cambiamo che stiamo creando. Vengono utilizzati, dunque, una strumentazione culturale, dei criteri e dei ragionamenti pensati per un’altra fase della storia e questa asimmetria tra la velocità, il cambiamento d’epoca e la capacità di costruire le culture e qualcuno che sappia dare un’indicazione rispetto a questo cambiamento, è uno dei grandi problemi della nostra società contemporanea. In qualche modo, le questioni di Bioetica le dobbiamo includere all’interno di questa lettura: spesso si analizzano dei fenomeni che riguardano i temi della bioetica utilizzando degli strumenti che sono stati pensati per un altro mondo. Siamo, perciò impreparati. Pensiamo al Diritto brevettuale: si sviluppa con la Rivoluzione Industriale ed è stato costruito per dare una classificazione e una specificità giuridica per oggetti che hanno specifiche caratteristiche chimico-fisiche. Ma se ciò che si deve brevettare è un sistema vivente, queste coordinate giuridiche valgono ancora? Gli Stati Uniti hanno risposto di sì, che si può usare lo stesso modello; in realtà, poi, questa cosa fa acqua da tutte la parti perché il meccanismo non regge la prova dei fatti. Questo per fare un esempio di come si pone una tematica di questa natura: prima della riflessione morale, quindi, c’è un problema definito da un punto di vista giuridico, perché si è costruito il brevetto avendo come riferimento dei parametri che sono esclusivamente di tipo chimico fisico, nel momento in cui il chimico-fisico non basta più, come si procede? Per anni c’è stata la discussione sulle cellule staminali e sulla loro natura embrionale, che poi ruota sempre intorno al tema dell’intervento sulle fasi iniziali della vita. Poi, un articolo scientifico su un ricercatore che è stato capace di ringiovanire la cellula fino a farla regredire allo stato delle cellule staminali, ha fatto crollare come un castello di carta tutte le discussioni di un decennio (circa). 11Nella vicenda italiana, quanto pesa la presenza del Cattolicesimo? Inevitabilmente pesa, ma troppo spesso i laici non fanno il loro mestiere: c’è un’insufficienza presenza dei laici. Siccome poi nel governo dei processi sociali, secondo una vecchia legge della Fisica (che è stata smentita, ma che vale - in realtà - nei processi sociali), il potere non ammette vuoto, se non altro culturalmente. La mano di bronzo. 1969. È molto interessante quest’idea della capacità trasformativa dell’uomo, che ha modificato e alterato la crescita del fustello su cui era stata posta questa opera d’arte. Chris Burden, Medusa’s Head. 1990. Rappresenta, in qualche modo, l’idea del pianeta Terra. Nell’ultima immagine si legge di un cambiamento di una codice genetico per amore, amicizia e lunghe passeggiate sulla spiaggia. Questo è un tema molto interessante. Lo sviluppo di alcuni campi delle scienze biologiche ha riproposto il tema del destino in forme nuove. Il codice genetico, ad un certo punto, si è trasformato in una sorta di nuovo destino. Oggi si sente spesso dire “ce l’ha nel DNA”, quasi a imporre l’idea che il DNA sia il destino dove viene scritta la nostra storia. Nei primi anni ‘70, si avvia la rivoluzione legata al DNA ricombinato e questo è un cambiamento di fase, in cui scatta l’idea (forzata ed erronea) che si possa modificare tutto all’interno del DNA; da un punto di vista concettuale, però, questo è un cambiamento di fase enorme. Negli anni ‘80-‘90, comincia a proporsi questo tema del riduzionismo “un genio e una funzione” che è portato da un determinato momento della ricerca biologica; il paradossale è che questo tipo di rappresentazione ha applicato il senso comune (la cultura diffusa), trovando terreno fertile in qualcosa che ci viene da lontano, cioè l’idea di predestinazione e libero arbitrio: modificando 12il DNA si poteva modificare il destino (e la predestinazione). Era un’idea semplicistica, oggi si sa che la cosa è decisamente più complessa. È interessante notare, però, che questa idea del DNA come destino, è anche un modo che certifica, ormai, l’importanza delle scienze della vita nella quotidianità. Prima della ridefinizione epistemologica, da dove venivamo? Galileo, Bacone e Newton, nell’arco di circa un secolo, ci avevano fornito un duplice metodo per conoscere la natura: sperimentazione e calcolo matematico. Dunque, ci forniscono: un modello meccanicistico della natura: la natura è un meccanismo ed, essendo tale, può essere studiato, così come possono essere studiate le sue leggi che lo fanno funzionare. potere esplicativo delle leggi scientifiche: cioè si può tradurre in 1. riduzionismo esplicativo; 2. atomismo descrittivo; 3. oggettività della scienza; 4. antropocentrico implicito e irrilevanza dell’osservatore; 5. certezza della scienza; 6. quantificabilità dell’osservazione e calcolabilità dei fenomeni. Sostanzialmente si ha il passaggio dell’induzione alla deduzione ed è un passaggio enorme. Induzione: è possibile arrivare a conclusioni obiettive, imparziali, semplicemente registrando, misurando e descrivendo ciò che incontra, senza avere alcuna ipotesi antecedente o aspettative preconcette. Deduzione: prima si formula un’ipotesi, quindi si compiono esperimenti o si raccolgono osservazioni che permettano di controllare tale ipotesi. Questo è un modello razionale, controllato e verificato. Questo meccanicismo della Natura e del potere esplicativo delle leggi scientifiche è una rivoluzione straordinaria e regge per almeno due secoli (il tentativo di Kant è proprio quello di mettere a sistema questa novità); all’inizio del ‘900 inizia a vacillare. 13Una serie di studiosi, in qualche modo, scuotono in profondità l’albero del meccanicismo. Alcuni di questi sono: Mendel, Freud, Heisenberg, Einstein, Bohr e Darwin. Questi scienziati provocano un cambiamento di paradigma: << conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di problemi e di soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerche>> (Kuhn); il paradigma è un modo per concettualizzare la realtà. Dunque, la rivoluzione scientifica è un cambiamento di paradigma, cioè dell’insieme delle teorie, dei metodi e delle pratiche di una scienza, un cambiamento dell’immagine della scienza. Cantwell Smith, esperto di intelligenza artificiale, in Dio pressappoco (il PDF è disponibile online), fa la seguente annotazione: <<La scienza sta rapidamente annettendosi territori considerati, da sempre appannaggio della religione... è una prospettiva che si scontra con secoli di storia delle idee (religiose e non). Non solo gli scienziati, ma anche le persone comuni capiscono che il lavoro dello scienziato non è più legato ad oggetti- strumenti, ma riguarda e tocca la vita di tutti.>> Questo è un lavoro scientifico di modificazione genetica sulle fasce muscolari. Le tre righe finali del lavoro sono state messe in evidenza: <<questo lavoro dimostra che complesse proprietà fisiologiche come la fatica, la resistenza e la capacità di corsa possono essere geneticamente manipolate>> Questo tipo di lavoro è finalizzato a individui che hanno subito traumi o incidenti e ha delle riduzioni delle masse muscolari. L’ipotesi è quella di andare ad operare sulle fasce muscolari residue potenziandole, di modo che la qualità di vita dell’individuo migliori. Una domanda, però, sorge spontanea: questi scienziati hanno consapevolezza dei contenuti di queste tre righe? L’impatto di queste righe va, certamente, 14molto oltre all’esperimento localizzato. La gestione della fatica e della resistenza sono due proprietà fisiologiche, ma sono anche due elementi su cui si è costruito il conflitto sociale della modernità, dalla Rivoluzione Industriale ad oggi. Quanto vale la mia fatica? Quanto sei disposto a pagarla? C’è stata una contrattazione su quanto valessero queste proprietà fisiologiche. Siamo di fronte ad un lavoro scientifico che ci dice che gli assi portanti di questo conflitto, possono essere rimodulati attraverso un esperimento di terapia genica. Le questioni di Bioetica sono all’interno di questo cambio di paradigma ed è importante avere il quadro generale. Planck, nel 1933: << stiamo vivendo in un momento davvero singolare della storia. È un momento di crisi nel senso letterale. In ogni campo della nostra civiltà spirituale e materiale ci sembra di essere giunti ad una svolta critica. Questa sensazione si manifesta non solo nello stato effettivo degli affari pubblici, ma anche nell’attitudine generale verso valori fondamentali nella vita personale e sociale [...]. Ormai gli iconoclasti hanno invaso il tempio della scienza. Non c’è qualche assioma scientifico che non sia, oggidì, negato da qualcuno. E, allo stesso tempo, quasi ogni assurda teoria può quasi certamente trovare seguaci e discepoli da qualche parte.>> Per concludere diciamo che la ridefinizione epistemologica si può chiamare anche rivoluzione di tipo cognitivo. Nella prima immagine lo scienziato osserva il mondo fisico, facendone le tassonomie e delle teorie. Nella seconda, è lo scienziato oggi, parte integrante del mondo fisico, non solo osservatore, ma colui che trasforma costantemente. 15LEZIONE 3 - 6/10/2020 Nella scorsa lezione si è continuato ad affrontare la revisione epistemologica. Per epistemologia si intende l’”indagine critica intorno alla struttura logica e alla metodologia delle scienze”. Cioè, stiamo analizzando come si arriva alla riflessione bioetica: la definizione di bioetica è all’interno di una più complessiva revisione epistemologica che, a partire dagli inizi dello scorso secolo (inizio del ‘900) riconfigura il modo con cui si effettua un’indagine critica intorno alla logica e alla metodologia scientifica. Si è parlato della messa in discussione del meccanicismo e l’entrata in gioco di una lettura dei fenomeni naturali diversa da quella con cui eravamo abituati (storicamente) a confrontarci. Nelle scorse lezioni, già si è parlato della crisi della modernità, facendo riferimento alla nota di Gramsci nei Quaderni << la crisi consiste, appunto, nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati>>; questa ridefinizione epistemologia ci catapulta in una situazione di crisi che ha, esattamente, le caratteristiche descritte nella citazione. La scorsa volta si è fatto un esempio utilizzando il Diritto Brevettuale: si ha una difficoltà a definire una cassetta degli attrezzi, in modo particolare, per quanto riguarda la riflessione di carattere etico-sociale; cambiano dei parametri intorno ai quali costruire e definire una lettura in chiave etico-sociale della realtà. L’arte, da questo punto di vista, può esserci di grande aiuto, perché coglie alcuni aspetti che un saggio scientifico o filosofico non riesce a cogliere. in qualche modo, si può tradurre la revisione epistemologica come un momento di incertezza e come una complessa rete di relazione. Ciò che emerge sempre di più è che, in realtà, i compartimenti stagni non funzionano. Più volte usciranno fuori questi temi (un mondo di incertezza; una complessa rete di relazioni); ci torneremo, perché questa è una delle eredità più feconde del pensiero darwiniano. Quella proposta in figura è Metamorfosi II di Escher, una delle più lunghe xilografie a colori mai realizzate. Si può notare il tema della complessità crescente dei fenomeni, ma anche i temi di cui si è detto poco fa, dell’incertezza e delle relazioni. Un sistema semplice che, progressivamente, si complessifica: nell’opera, da una scacchiera nascono forme complesse di animali, fino a diventare un borgo. Torna, poi, l’immagine della scacchiera che è di una complessità enorme - ci sono 2 64 possibilità - ma, a sua volta può ridiventare forme sempre più semplici, come linee e punti. Questo cambiamento di fase, Escher lo coglie e lo traduce in quest’opera. 16Il Quadrato nero di Malevic, quadro famosissimo che, secondo alcuni, è di cesura nella storia dell’arte (1915). In una lettera indirizzata al compositore Matiusin, Malevic afferma: << Questo disegno avrà un’importanza enorme per la pittura. Rappresenta un quadrato nero, l’embrione di tutte le possibilità che nel loro sviluppo acquistano una forza sorprendente. È il progenitore del cubo e della sfera, e le sue decomposizioni apporteranno un contributo culturale fondamentale alla pittura, in quanto hanno dato parecchi piani che successivamente hanno cominciato ad adottare un’organizzazione, ossia delle costruzioni in rapporti diversi e a scale diverse.>>. Se ci pensiamo, è un po’ la traduzione letterale dell’opera di Escher, cioè: una forma estremamente semplice come un quadrato nero, è l’abbozzo di tutte le possibilità (l’embrione). I temi dell’incertezza, della complessità, della connessione intrigata di relazioni tornano -> dall’arte ci arrivano degli spunti estremamente interessanti. Delbruck, uno dei padri della moderna Biologia molecolare; è stato uno dei giovani fisici che, intorno agli anni ‘40, si occuparono di Fisica Quantistica e che iniziarono ad interessarsi alle Scienze della vita, tema che sembrava essere distante dalla fisica. Cominciano ad analizzare, con la mentalità e le modalità dei fisici quantistici, la materia vivente. In La materia e la mente. Lezioni di epistemologia evolutiva. scrive: << Le scienze della natura classiche rafforzano il sentimento che la mente dell’uomo adulto fosse un assoluto: essa afferra leggi fisiche assolute riguardanti materia assoluta circondata da spazio-tempo assoluto. La dicotomia cartesiana tra mente e materia è la dura roccia su cui si fondono tali leggi fisiche. La scienza moderna si è mossa nella direzione opposta costringendosi ad abbandonare il tempo e lo spazio assoluti, il determinismo e la nozione di assolutezza dell’oggetto. Ha infatti dimostrato che queste nozioni ingenue sono valide soltanto quando le dimensioni spaziali e temporali ed energetiche non sono né troppo grandi, né troppo piccole, mentre in caso contrario devono essere rimpiazzate da schemi formali più astratti. Non appena passiamo a considerare fenomeni di dimensioni estreme, le nostre intuizione - cioè. Le nostre operazioni mentali concrete - diventano inadeguate. È esattamente a questo punto che il pensiero evolutivo si rivela un aiuto decisivo. Esso suggerisce che le nostre operazioni concrete non siano altro che adattamenti a quell’ambiente di vita nel quale l’uomo conduceva la lotta per la sopravvivenza molto tempo prima che si sviluppasse la scienza. E in quanto tali, ora fanno parte di noi, non diversamente dagli organi di locomozione, dagli occhi e dalle orecchie. Ma la scienza ci permette di trascendere i limiti delle nostre intuizioni.>> 17Nel momento, dunque, in cui si va ad osservare fenomeni di scala estrema (come i fenomeni biologici) il modo in cui si è abituati è inadeguato. Figura di spicco, in questo cambio di ragionamento è stato Schrödinger. Secondo la storiografia, uno dei motivi del passaggio da fisica quantistica alle scienze della vita è proprio Schrödinger, fisico premio Nobel, facente parte di quel gruppo di scienziati tedeschi geniali che compie questa rivoluzione scientifica (il gatto di Schrödinger); scappa dalla Germania, dopo la presa del potere da parte dei nazisti, essendo di religione ebraica, e si rifugia in Irlanda. Nel 1942, tiene una serie di conferenze presso il Trinity College, su un tema che sarà decisivo negli anni successivi: Che cos’è la vita? La cosa interessante è la modalità con cui lui affronta questo tema: la vita affrontata non più in termini spirituali, ma come oggetto di studio scientifico, nel senso in cui oggi si studia il vivente. In questo libro, afferma: << la vita sembra dipendere da un comportamento, ordinato e retto da leggi rigorose, della materia, non basato esclusivamente sulla tendenza di questa a passare dall’ordine al disordine, ma basato in particolare sulla conservazione dell’ordine esistente. >> C’è l’idea che la vita, in qualche modo, è qualcosa che anima la materia. La vita non è semplicemente un passaggio dall’ordine al disordine, per analizzare che cos’è vita, bisogna immaginare qualcosa che cerca di conservare l’ordine esistente. Facciamo un passo indietro, parlando di Lamarck: l’altra volta si è detto che è colui che inventa la parola biologia; spiega così il concetto di vita: << la vita è un modo, un ordine di cose relative in cui ogni cambiamento che distrugge quest’ordine costituisce ciò che si chiama la morte >>. La vita, anche per chi ha inventato la biologia, è mantenimento dell’ordine; nel momento in cui quest’ordine salta, accade la morte. Rovelli, in La Realtà non è come ci appare, afferma: << sotto questo aspetto non c’è quindi tanta differenza tra la realtà fisica e la natura di un uomo, che non è data dalla sua conformazione fisica interna, ma dalla rete di interazioni personali, familiari e sociali in cui esiste. In quanto “uomini”, noi siamo ciò che gli altri conosco di noi, ciò noi stessi conosciamo di noi e di ciò che gli altri conoscono di noi. Siamo complessi modi in una ricchissima rete di reciproche informazioni.>> Rovelli sottolinea il tema della rete di interazioni di cui si era accennato all’inizio della lezione. 18Calvino, nelle Lezioni Americane, opera postuma di un libro preparato perché era stato chiamato a tenere una serie di conferenze presso l’università di Harvard; una di queste lezioni è dedicata al concetto di molteplicità, scrive: << chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienza, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.>>. Questa frase è una bellissima definizione di DNA, se ci pensiamo bene, e, inoltre, rimarca i temi d’incertezza, rete di relazioni, costante mescolamento. È stata fatta questa serie di riferimenti per introdurre il tema più specifico di questa lezione: una della chiavi della revisione epistemologica che si è analizzata in questa introduzione al corso, è l’irruzione della scena di una parola importante che spesso viene usata a sproposito -> COMPLESSITÀ. Uno dei temi che emerge da questa ricerca di una nuova cassetta degli attrezzi è che il mondo è complesso, le nostre vite sono complesse, così come lo sono le relazioni con altri soggetti. Cosa significa complesso? L’interazione di sistemi i più eterogenei possibili che, in qualche modo, si innestano gli uni con gli altri, agiscono e reagiscono direttamente o indirettamente gli uni con gli altri, creando un’infinità rete di relazioni, ma anche una crescente incertezza. Assumere questo dato di riferimento, che per noi è una modalità analitica imprescindibile, in realtà, se analizziamo un po’ il tema, ci rendiamo conto che non è così. Abbiamo davanti 3 modi per analizzare i fenomeni: - lineare (o semplice); - complicata: il senso comune attuale è all’interno di questa aspirazione - complessa: è la realtà attuale Le parole sono importanti, analizziamole nel dettaglio: semplice: deriva da semel plectere (piegare una sola volta) e si riferisce, pertanto, a fenomeni e processi che, proprio per il fatto di essere tali, presentano una sola piega lungo la quale si sviluppa il loro andamento e decorso che, dunque, è “semplice” perché quell’unica piega ne determina l’evoluzione che può essere di conseguenza descritta e prevista nelle sue tappe successive, senza particolari difficoltà. La piega è il descrittore del fenomeno semplice che è la piegatura (del foglio, ad esempio) complicato: deriva da cum + plicare (piegare) e significa “con pieghe”, ovvero “piegato insieme” (come origami) e, dunque, “qualcosa che può essere spiegato. Quell’insieme di tratti che sono stati fatti dalle varie piegature (facendo sempre l’esempio del foglio) sono i molteplici descrittori che, ancora, possno essere spiegati. complesso: deriva da cum + plectere (intrecciare) e si riferisce, dunque, a fenomeni, processi, sistemi e problemi che presentano intrecci e non possono, 19proprio per questo, essere spiegati. Una componente è tanto più complessa quanto più è lunga la sua descrizione. Più precisamente: la complessità effettiva di una componente è data dalla lunghezza della sua d’esecuzione dettagliata, maggiormente compressa. Un sistema complesso, come dice Rovelli, non può essere spiegato, perché bisogna andare a cercare i nodi della rete di relazioni, non si possono spiegare in termini meccanici. Qual’è un sistema di questo tipo? Il codice genetico: sistema complesso (per eccellenza), ma compresso allo stesso tempo. Per fare un esempio: - dove c’è il monarca assoluto che ha diritto di vita e di morte sui suoi sudditi: è un sistema sociale semplice (per diritto divino comanda e decide il re ciò che è bene e ciò che è male); - nel primo ‘900 si introduce il suffragio universale maschile: sistema sociale complicato; - le società attuali sono costruite sul suffragio universale, sia uomini che donne possono votare: sistema sociale complesso. Questa complessità Molti tentativi di “controllo sociale” consistono nell’eliminare ogni conflitto all’interno della nostra mente o nel cerca di addomesticarlo o banalizzarlo. La cosiddetta TV spazzatura è un chiaro esempio di questo tentativo: riempire di banalità la mente è infatti un modo per ridurne la complessità e i conflitti interni. Banalizzare, ridurre la complessità, trasformare la mente da sistema complesso a sistema semplice o complicato è un modo efficace per chi vuole governare le persone controllandone i comportamenti e le opinioni. Per preservare la complessità occorre rispettare la differenze e i conflitti, combattere la banalizzazione, mantenere i sistemi sull’orlo del caos, lasciando emergere le soluzioni “dal basso”. A questo punto, è bene introdurre la resilienza, ovvero la capacità di un sistema di sopportare perturbazioni senza perdere il proprio equilibrio. È la caratteristica che più di ogni altra differenzia i sistemi complessi (molto resilienti) da quelli complicati (fragili, cioè poco o per nulla resilienti). Per esempio: in ogni cellula il DNA subisce, ogni giorno, 500mila lesioni (in genere tutte riparate). La caratteristica dei sistemi complessi che permette loro di essere resilienti è la ridondanza delle componenti, che fa si che nessuna componente sia indispensabile. La ridondanza permette dunque al sistema complesso di sopportare la perdita di componenti e di assorbirla. Quando, però, una perturbazione è maggiore della resilienza di un sistema complicato, in genere, il sistema smette di funzionare. Quando, invece, una 20
Questa è solo un’anteprima: 28 pagine mostrate su 142 totali. Registrati e scarica gratis il documento.
Per approfondire questo argomento:
Altri appunti correlati:
Forse potrebbe interessarti:
Bioetica. Le scelte morali
PAROLE CHIAVE:
Biotecnologieetica ambientale
eutanasia
bioetica
politiche sanitarie
norimberga
Sperimentazione animale
diritti di inizio e fine vita