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La risposta termostatica all'ambiente dell'informazione

Su cosa deve operare il termostato? La risposta giunge sotto forma di un'altra metafora: l'ambiente dell'informazione. 
Ogni società è tenuta insieme da certi schemi e modelli di comunicazione che controllano la società stessa. Si possono chiamare sistemi d'informazione, codici, reti di messaggi, media... Presi insieme stabiliscono e mantengono i parametri del pensiero e dell'apprendimento all'interno di una cultura. Come l'ambiente fisico determina quali debbano essere le fonti di nutrimento, così l'ambiente dell'informazione offre un'indicazione specifica per gli atteggiamenti sociali, i saperi, le capacità intellettuali che devono emergere. Per gli aborigeni le possibilità di comunicazione sono ristrette al faccia a faccia, la parola non è mai separata dal corpo che la produce. Supponiamo che un aborigeno abbia concepito un modo per incidere un messaggio sulla pietra: esso sarà più duraturo del suo autore e verrà letto per secoli. Può capitare che solo alcune persone imparino i simboli in cui tale messaggio è codificato: così i pochi avranno enormi poteri. Se poi questi scoprissero che è possibile graffiare i messaggi su una foglia o una canna, mezzi non durevoli ma trasportabili con rapidità, cambierà il rapporto col tempo. I mezzi con cui la gente comunica comprendono un ambiente reale ed influente quanto il terreno su cui vivono. Quando si verifica un mutamento radicale nella struttura di tale ambiente, si accompagnano cambiamenti nell'organizzazione sociale, nelle predisposizioni intellettuali, nel senso di ciò che è reale e valido. E' compito dell'educatore accertare le influenze dell'ambiente informativo, renderle evidenti e tenerle sotto controllo. 

Platone ci fornisce il primo esempio di risposta termostatica all'ambiente dell'informazione, mettendo al bando dal suo piano di studi i poeti, poiché essi non sempre dicono la verità sugli dèi e la loro influenza è potente: un'influenza potente che non dica la verità non dovrebbe trovar posto nell'educazione formale dei giovani. Anche se l'alfabeto greco era probabilmente vecchio di 400 anni all'epoca in cui Platone scriveva la sua Repubblica, Atene era ancora in uno stato di semianalfabetismo. Non sempre i giovani greci imparavano a leggere, non esisteva un vasto assortimento di testi, la lettura era limitata ai documenti pubblici ed alle iscrizioni. I poeti erano scrittori, ma i loro poemi erano composti per essere ascoltati, non letti. La comunicazione orale dominava e la letteratura era il mezzo maggiore per la trasmissione delle tradizioni culturali: le sue finalità erano didattiche. Lo studente ateniese doveva ricordare a memoria vaste e complesse quantità di poesia omerica e tali imprese mnemoniche erano possibili proprio in virtù di un ambiente dell'informazione che lo consentiva. Oggi tutta la letteratura scritta è destinata a essere letta, vista con gli occhi, spesso in isolamento dagli altri. Cosa che non avveniva al tempo di Platone, in cui il potere di memorizzazione veniva sviluppato mediante la ripetizione continua in ogni occasione possibile: banchetti, riti familiari, sulla piazza del mercato, a teatro. I giovani erano coinvolti emotivamente nel contenuto, fino a un grado che troveremmo difficile da raggiungere oggi. Non tanto si valutavano i personaggi e le situazioni, quanto piuttosto ci si identificava con essi, rivivendone l'esperienza. Il senso del distacco critico era qualcosa di indesiderabile. E' questo stato di cose che Platone condannava: intendeva offrire ai giovani greci un curriculum alternativo, che facesse risaltare il concetto astratto come contrario all'immagine concreta e il distacco critico come contrario al coinvolgimento soggettivo. La parola parlata, ritmica, uditiva, soggettiva, sempre al presente contro la parola scritta, fredda, visiva, astratta, oggettiva, perenne: ecco il conflitto che generò una crisi nell'educazione. Nel Fedro Socrate parla aspramente contro le intromissioni della parola scritta, sostenendo che essa avrebbe ridotto la potenza della nostra memoria, avrebbe reso impossibile la dialettica, avrebbe minato i nostri concetti di privacy e proprietà sociale, dal momento che costituisce uno dei mass media. Tanto Socrate quanto Platone erano pienamente consapevoli della potenza del nuovo mezzo di comunicazione. Il primo era l'uomo della parola, del discorso, difensore dei poteri della dialettica. Platone era l'uomo dello scritto, scrisse di Socrate e propose persino che l'insegnamento della lettura cominciasse a 4 anni di età. Essendo la sua cultura schiava della tradizione orale, accentuava le virtù della parola scritta. 
Se fosse nato 100 anni dopo avrebbe cercato di sviluppare i valori della poesia epica e la sua memorizzazione, ma in quel contesto e in quel luogo proponeva quella particolare visione termostatica. Egli sapeva che un curriculum non è qualcosa di puramente scolastico: la cultura di ciascuno è un conglomerato di curriculi; i banchetti, il mercato, il teatro erano i curriculi del tempo. Quello che occorreva era un'alternativa a ciò che la cultura andava facendo.

Tratto da ECOLOGIA DEI MEDIA di Giada Pierallini
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