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LA PRODUZIONE DI CONTENUTI


Internet rappresenta soprattutto un insieme di contenuti, oggetti digitali, depositati nei server e trasferiti attraverso le infrastrutture di accesso e connessione.

Tipologia dei contenuti.
Oggetti digitali = testo, suoni, immagini, programmi -> condividono alcune proprietà economiche:  costi di produzione di prima quota rappresentano la quota predominante dei costi totali;  costi di riproduzione sono talmente esigui da essere trascurabili; inoltre i costi di distribuzione sono praticamente nulli.
I siti internet rappresentano un insieme organizzato di oggetti digitali; possono essere distinti in base al grado di accessibilità:
- siti liberamente accessibili;
- siti ad accesso ristretto.

In riferimento alla finalità vi sono 2 categorie principali:
- siti senza scopo di lucro;
- siti a scopo d lucro o commerciali.

Il commercio dei contenuti e lo sviluppo dei portali.
La produzione di contenuti online finalizzata al conseguimento di ricavi derivanti dalla loro commercializzazione, può essere paragonata alle logiche ed alle attività che contraddistinguono gli altri mezzi di comunicazione tradizionali.
In genere i siti vengono distinti in base alla forma di ricavo principale: siti a pagamento e siti fondati sulla vendita di spazi pubblicitari.

I siti a pagamento offrono contenuti esclusivi; i siti fondati sulla vendita di spazi pubblicitari (come tv) offrono contenuti liberamente accessibili da parte di tutti gli utenti. Internet consente di ottenere maggiori info sulle caratteristiche dei visitatori rispetto a qualsiasi altro mezzo. I siti fondati sulla vendita di spazi pubblicitari sono rappresentati sia dalle versioni online dei mezzi di comunicazione tradizionali sia da nuovi soggetti. In molti casi non risulta possibile su internet adottare gli stessi modelli economici adottati sui mercati tradizionali. La massimizzazione del numero di visitatori rappresenta un obiettivo fondamentale per attrarre investimenti pubblicitari. C’è una forte concentrazione, i primi 10 siti raggiungono una quota di mercato superiore al 70%.
I siti caratterizzati da una maggiore aggregazione in termini di utenti sono rappresentati dai cosidetti portali (punto di accesso e destinazione privilegiato nelle scelte degli utenti, in genere coincidono con una home page). Possono essere classificati in 3 tipologie principali:
I. portali di accesso (siti appartenenti ai fornitori di accesso alla rete internet come gli ISP e gli OSP);
II. portali di navigazione (siti che permettono la navigazione su internet e rappresentati principalmente dai browser e dai motori di ricerca);
III. portali di contenuto (siti che offrono un insieme di contenuti omogenei o affini per tema o pubblici di riferimento);

Il commercio dei beni: lo sviluppo dell’e-commerce.
Il commercio elettronico è qui inteso come la possibilità di effettuare operazioni di acquisto di beni e/o servizi attraverso internet. Può essere distinto in 2 categorie a seconda che gli acquirenti siano rappresentati dai consumatori finali (business to consumer o B2C) oppure da imprese (business to business o B2B).
B2C: due categorie principali: i siti appartenenti ai produttori dei beni/servizi e i siti appartenenti ad intermediari commerciali.
B2B: differenze rispetto al B2C: importo medio delle transazioni, prezzo e tipologia del processo di acquisto. Lo sviluppo del segmento B2B è più recente; 2 fasi principali: i siti di proprietà delle imprese venditrici o delle imprese acquirenti gestivano esclusivamente le transazioni, rispettivamente di vendita e di acquisto, di tali soggetti; i siti B2B sono diventati veri e propri mercati di acquisto e vendita (ITE) comprendenti più soggetti sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta.
Tre categorie principali di ITE: imprese acquirenti; imprese venditrici; intermediari commerciali. Nel 1999 l’e-commerce negli USA era di quasi 150 miliardi di dollari, il 70% del mercato globale. In Europa non superava i 15 miliardi di dollari. Le ragioni del ritardo europeo sono molteplici (le imprese europee dotate di sito web sono inferiori rispetto agli USA, così come la penetrazione  di internet e dei computer).

Tratto da ECONOMIA DEL CINEMA E DEL MULTIMEDIA di Laura Righi
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