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Carattere salvifico di quella strada perduta di Linch


Le sue ricostruzioni, i suoi copioni si sono nutriti dell’improbabile carattere salvifico di quella strada perduta; e quel tanto di controllo da mantenere che è il seguire la linea gialla di mezzeria è correlativa della scansione dei suoi film interni e dei loro fotogrammi perduti (linearità del significante). La corsa in autostrada è doppiata dall’impeto con cui Fred ricerca una sensatezza di ciò che ha fatto e di ciò che lo ha motivato. La sequenza dei titoli di testa si rivela allora essere anche la conclusione del film: è il solo piano della realtà che il film conosce, quello che sfocia infine nell’anonimia, nel deserto da affrontare senza più pezzi di figurazione da ricombinare. E ciò che è più clamoroso è che questi fari nella notte, anonimi e macchinici, sono il dead point di uno dei film più in soggettiva di tutta la storia del cinema.
Rimangono accesi solo i dispositivi, i fari, il proiettore, i media comunicativi; la loro disponibilità rende indifferente, infine, l’essere da ambo le parti del dispositivo o il non ricoprire alcuna delle posizioni. Così come rimane indecidibile l’opzione tra, da una parte, l’amnesia e il pattern del giardino borghese, e dall’altra, la porta della carne rappresentata dal femminile e il rischio di una fuga in solitaria. La scissione resta insopprimibile tra un desiderio appagato ma ininterpretabile se non a prezzo di un oblio di sé e un desiderio d’appagamento che disfà il proprio oggetto nella sua folle fuga per possederlo. La storia, lo spartito, il copione, il libro come il giardino sono dei pattern borghesi e l’improvvisazione del jazzista Fred è qualcosa che mira a una iperestesia che oltrepassa la prassi interpretativa del “gruppo”, nonché qualsiasi “standard” concordato. C’è una sorta di inconciliabilità che emerge tra compimento borghese dell’esistenza e anelito a un surplus estesico che suggelli l’intensità di un percorso e un’unione esclusiva.
Per tutto il film vi sono discorsi che premono l’uno sull’altro; quello dominante è una rimemorazione che lotta contro una rimozione o una fantasticazione a sfondo vendicativo; quello sotterraneo è un discorso veritativo e rivelatorio che cerca localmente di conquistare un piano di manifestazione.

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