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L’introduzione nella diegesi


In doppia dissolvenza incrociata veniamo immessi in uno spazio finalmente contornabile (vediamo i soffitti affrescati di un grande palazzo), ma di identificazione incerta: una didascalia assegna un toponimo al luogo (Cape Fear), ma nel contempo ci dice che esso si trova so-mewhere near the border between North and South Carolina. È evidente che si tratta di una costruzione antifrastica che sembra pervertire l’uso abituale delle didascalie (è un luogo preciso ma non si sa esattamente dov’è); la stessa semantica di Cape Fear contrasta con l’indeterminazione, visto che il confine si restringe a una zona molto limitata rispetto alla costa e che Cape Fear e il Cape Fear River sono luoghi non certo sconosciuti della Carolina del Nord. Inoltre, diviene isotopicamente rilevante notare come “cape” (capo) rinvii a una punta estrema (terminatività) che si bagna nel mare (promontorio). Come vedremo, è pertinente nel film sia la paura, che innesca la reazione inconsulta, sia 1’acqua, come elemento che redime il fuoco. Il film inizia fin da subito con un’esacerbazione dei conflitti tra proprietà isotopiche, con uno scavalcamento dei confini.
Per il resto, la musica segna una piena discontinuità con il clima creato nella sequenza dei titoli di testa e marca la propria dissociazione algida da tutte le altre variabili discorsive (lentezza dei movimenti di macchina, ecc.). L’inserimento nel plot è decisamente ex abrupto: una ragazza (Lula) attende, alle sommità di una elegante scala, l’arrivo del suo compagno (Sailor); quindi scendono diversi gradini prima di essere raggiunti da un uomo di colore (Bob Ray Lemon) che ferma i due e esplicita che la madre di Lula lo ha assoldato per uccidere Sailor. Il linguaggio scurrile di questo personaggio malavitoso, subito pronto a sfoderare un coltello per ammazzare il protagonista, crea un’ulteriore dissonanza sia rispetto all’ambientazione, sia rispetto alla musica da ballo (tra l’altro via via relegata in secondo piano). Il coltello funziona come un fiammifero; innesca una reazione di Sailor (Nicolas Cage) di sconcertante violenza. Il giovane spacca letteralmente la testa al suo assalitore, il tutto a ritmo di musica heavy meta! Non solo abbiamo una moltiplicazione dei punti di vista sul pestaggio (quello di Lula che urla isterica a Sailor di fermarsi, quello della madre Marietta che vede attonita l’uccisione del suo scagnozzo, quello degli astanti incuriositi), ma ci troviamo anche di fronte al dettagliamento degli schizzi di sangue e dei frammenti di cervello che fuoriescono dalla testa spaccata. Queste visioni ravvicinate sono a pieno carico dell’osservatore enunciazionale, e sembrano ascrivergli una piena volontà di “vedere” il turpe risultato della barbara violenza.

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