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La congiura contro Camilla


La congiura contro Camilla, ripensata nel sogno nei termini di una lobby mafiosa che la perseguiva, ha come punto terminativo di una catena di telefonate proprio l’apparecchio in casa di Diane, tanto che con ciò il sogno, mentre si produce, esibirebbe, in qualche modo, il suo es-sere un’autocomunicazione.
I processi restano in corso, non solo quelli che minacciano Rita, a ricostruzione di quelli hanno tolto la vita a Camilla, ma anche quelli che paiono riportare sulla giusta pista (la colpevole è Diane). Le telefonate sognate da Rita, nel risalire asintotico al vero mandante, si offrono come il correlativo, nel vissuto presente di Diane, delle probabili investigazioni della polizia, le quali possono trovare un punto d’appoggio nell’ambiente squallido che probabilmente Diane si è trovata a frequentare: il sottobosco delinquenziale di Joe e la sua relazione con un giro di prostitute e di ragazze squill09: si veda, sempre nell’ottava sequenza, lo squallido ambiente da cui parte la telefonata per Diane e una luce “di troppo” che pare esaltare il ruolo ricoperto dal telefono.
Il circuito simbolico di Diane moltiplica le parti di sé e dell’amata (Diane, Betty e una Diane Selvyn # 2; Camilla, Rita e una Camilla Rhodes # 210) per ricostruire tuttavia un controllo autonomo delle valenze, al punto che esse hanno come centro di radicamento un loro mondo esclusivo. Il sogno è una sorta di automanipolazione immaginativa, una masturbazione che chiude in sé il controllo di un circuito di desiderio; e il pregiudicamento della costituzione di questo universo in cui i propri affetti spadroneggiano è dato dai contro sogni di Rita, che sembrano lottare verso il ripristino di una memoria episodica e di qui di una riesumazione identitaria. L’imperfettivo resta in ogni caso il dominio di salvezza; le telefonate non devono giungere alla meta, non devono svelare a sufficienza; intercettano, ma non determinano una stato finale. Al rischio delle telefonate che arrivano e delle rivelazioni che sopraggiungono, si contrappone il transito per degli spazi incantati (il giardino di Sierra Bonita, nel seq. 36, e il sentiero sulla collina che porta da Mulholland Dr. verso la villa di Kesher, dove si celebra un divorzio finito bene per lui - ha ottenuto la casa): è la corsività di un tempo sospeso in cui tutto è ancora possibile, è uno spazio indelimitabile e interstiziale ciò a cui Diane anela, rispetto alla prigione di un dispositivo di cui pure si ha la chiave (il segreto).

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