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La destrutturazione del personaggio Cooper


I sintagmi soggettivi più significativi che riguardano l’agente F.B.I. sono senz’altro quelli relativi ai suoi sogni e alle sue visioni. Attraverso di essi partecipiamo ad un mondo misterioso, dove appaiono un nano che balla e un gigante che avverte degli eventi soprannaturali che stanno per accadere (si veda l’8a puntata). In definitiva Cooper, come ogni eroe, ha degli aiutanti magici, indispensabili per affrontare l’arduo compito che gli è stato affidato. In una sequenza fondamentale della 16a puntata, Cooper riunisce in un locale, durante un temporale, un vasto numero di sospettati e di amici (curiosamente sono tutti maschi), e dichiara che finora, per dare la caccia all’assassino di Laura, ha usato esperienze professionali, tecnica deduttiva, metodo tibetano, istinto, fortuna ma che ora ha bisogno di un metodo magico. Ecco allora che, come in una allucinazione, gli appare Laura per svelare che è stato suo padre Leland ad ucciderla, mentre il gigante gli porge l’anello che gli aveva chiesto in prestito (P. 8).
Dopo questa esaltazione Cooper subisce un forte ridimensionamento, privato prima del suo compito (avendo risolto l’enigma) e poi del suo ruolo (sospensione dall’F.B.I., P. 17). Ma nel momento in cui decide di cambiar vita, pensando di comprarsi una casa e di mettere su famiglia, ecco che scopre il piano criminoso di Jean Renault per eliminarlo (P. 19), e in seguito riceve un nuovo incarico per la ricerca di Windom Earle, suo antico partner di lavoro (P. 21). Comunque, dopo la 17” puntata subisce una perdita dell’aura iniziale, e una destrutturazione complessiva del personaggio. Ad esempio nella 23-24a puntata, vediamo Cooper con un ridicolo cappellino, mentre giocherella con un nastro colorato.
Cooper non solo non risolve definitivamente i segreti, ma si dissolve egli stesso nel mistero. Ritornato dalla Loggia Nera, lo vediamo specchiarsi con il volto di Bob e ridere sarcasticamente mentre ripete più volte la domanda: “Come sta Annie?”. Tale risata, naturalmente, è leggibile a livello enunciazionale come beffa nei confronti dello spettatore.

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