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Polisemia


Ben lontano dall’idea di un significato codificato in lingua e riconducibile a una logica.
Saussure ”non esistono significati letterali ma ogni linguaggio vive del suo essere manipolato all’interno di produzioni discorsive e pratiche comunicative”.
Ogni interpretazione realizza uno dei percorsi di senso disponibili, offerti e preallestiti cioè da un certo oggetto culturale, sciogliendo la polisemia in una determinazione di significato.
Le cose non sono tuttavia così semplici.
- Il testo non è un dato di fatto, ma è il frutto di articolazioni tra espressione e contenuto che lo colgono in quanto configurazione sensibile, in quanto prodotto e in quanto discorso.
- Nonostante il senso di un testo dipende dal modo con cui viene messo in prospettiva da una pratica interpretativa, esso può restare ambiguo o indeterminato sul piano semantico.
1. Ogni testo viene costituito come tale all’interno di una certa pratica interpretativa. Per esempio, è ben diverso mettere a significare un film come opera d’arte o come documento storico. Inoltre, espressione e contenuto di un testo non sono già dati, ma si costituiscono a seconda della prospettiva con cui si assume la loro realizzazione materiale.
2. Il senso non è proprio né del testo, né della testa dell’interprete, ma della loro relazione, del loro accoppiamento. Il senso non è riducibile a un pacchetto di significati attribuiti ai testi (né tanto meno ai segni), né può essere identificato con le inferenze cognitive che ci permettono di risalire a un ordine di relazioni (per esempio, causali) tra fatti. Il senso è funzione di un punto di vista assunto rispetto a una configurazione di valori in cui si è in qualche maniera coimplicati.


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