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Definizione della regia cinematografica


Il regista non decide solo il taglio delle inquadrature, ma anche il punto del set in cui collocare la cinepresa. Diversamente da quanto si crede spesso, il talento di un regista non si esplica nel creare le inquadrature più strane, ma nel trovare le posizioni giuste rispetto allo sviluppo narrativo.

Di solito, la prima operazione è la ricerca di un punto di vista per il master, cioè per il campo totale dal quale riprendere i personaggi e l’ambiente nel loro insieme. Una volta stabilito il punto-macchina, egli prova la scena con gli attori stabilendo i loro movimenti e quelli della macchina da presa. Alcuni registi impostano tutto a priori chiedendo agli attori di muoversi secondo un disegno preordinato; altri li lasciano liberi di trovare i movimenti e poi li seguono con la cinepresa.

Alcuni registi ripetono la scena dall’inizio alla fine, filmando coperti e decidendo di non rischiare, e rimandando la decisione al montaggio, in cui dovranno essere presenti. Altri girano con più cineprese, come nel caso dei film d’azione (quando si ha una sola ripresa a disposizione, scene di esplosione, ecc.). E’ una tecnica costosa e complessa, soprattutto per il piazzamento delle luci.

Oggi in Italia la prassi di girare i master di ogni scena può anche diventare un obbligo contrattuale, per evitare brutte sorprese in sala di montaggio. Quando invece la ripresa in continuità diventa una scelta stilistica, si ha il piano sequenza, forma visiva prediletta dai registi della modernità, affascinante e complicata (si pensi alla difficoltà di coordinare i movimenti della cinepresa e degli attori).

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