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Il montaggio invisibile: raccordi tra le inquadrature


Lo scopo del montaggio narrativo non è solo raccontare una storia, ma costruire un mondo narrativo dove agiscono dei personaggi. Per essere questo mondo verosimile, bisogna nascondere l’intervento del montaggio, facendo apparire lineare ciò che è in realtà è discontinuo e incoerente.

Definito dagli studiosi montaggio invisibile o découpage classico, esso ha trovato la sua perfetta realizzazione nel cinema hollywoodiano dalla metà degli anni dieci al 1960, diventando poi forma dominante un po’ in tutto il mondo. Le sue caratteristiche sono: chiarezza nell’organizzazione dello spazio, linearità e causalità dello sviluppo dell’azione; funzionalità nei cambi di inquadratura.
    
Benché dai tempi del cinema classico il linguaggio cinematografico abbia subito enormi trasformazioni e lo spettatore si sia assuefatto alla velocità e ai salti percettivi, il montaggio invisibile è ancora oggi un punto di riferimento per il montaggio tout court. Perché le tessere del puzzle combacino, è necessario mettere in atto una serie di raccordi tra le inquadrature.

1. Raccordo sull’asse. Si passa da un’inquadratura a ad un’inquadratura b ripresa sullo stesso asse e dalla stessa angolazione rispetto al soggetto, ma a una distanza maggiore o minore. Per realizzare un attacco sull’asse in continuità, non bisogna staccare tra due immagini troppo simili.
Una sua appendice è la regola dei 30°. Quando si stacca da un’immagine a una con uguale con-tenuto, i casi sono due: o ci mantiene sullo stesso asse oppure, se si varia l’angolazione, bisogna variarla di almeno 30°. Lo spostamento minimo a parità di contenuto è avvertito come un salto.

2. Raccordo di posizione. Nello stacco da un’inquadratura all’altra i personaggi e gli oggetti man-tengono le stesse posizioni sullo schermo; ciò che era a destra nella prima inquadratura rimane a destra nella seconda fino alla fine della sequenza, a meno che non intervengano nuove condizioni. Come nella regola dei 180°, esistono casi in cui l’inversione è accettabile: quando tra un’inquadra-tura e l’altra si introduce un inserto, o quando sono gli attori o la macchina da presa a spostarsi in continuità.

3. Raccordo di sguardo. A legare le inquadrature è lo sguardo dell’attore: l’inquadratura a mostra un personaggio che guarda qualcosa, la b ci mostra l’oggetto del suo sguardo (o viceversa).

4. Raccordo di direzione. Riguarda le entrate e uscite di campo degli attori: se il personaggio esce a destra nell’inquadratura a, dovrà rientrare a sinistra nell’inquadratura b e viceversa, a meno che non si voglia far credere allo spettatore che sta tornando indietro.

Ci domandiamo qual è il punto esatto in cui tagliare. Quando l’attore esce da un’inquadratura ed entra nella successiva, la prassi è di staccare nel momento in cui il soggetto è ancora parzialmente nella prima inquadratura (di solito per metà) e di riprendere quando l’attore è già in parte entrato.
Una seconda alternativa è lasciare uscire di campo l’attore e tenere l’inquadratura vuota per uno o due secondi (meglio se c’è un po’ di movimento, un volo di uccelli, a tenere desta l’attenzione).

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