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Le caratteristiche e la spesa per l'alloggio in Sardegna


Dalla composizione percentuale delle spese in Sardegna si nota come la voce alloggio sia il capitolo più importante con il 58,2%, mentre il vitto è coperto con il 19,5%: insieme coprono la percentuale maggiore di spesa, portando il turista a spendere relativamente meno per tutto ciò che è extra rispetto alla spesa base che è inevitabile; incidono su questo risultato i costi di trasporto per giungere in Sardegna, l’elevato costo degli alloggi e la relativa incapacità del mercato turistico allargato di proporre occasioni di spesa attrattive e convenienti. Buona parte del turismo balneare si svolge all’interno di enclave turistiche, dove il turista sceglie una vacanza stanziale riducendo le opportunità di spesa a quelle poche offerte dalle vicinanze: la quota per shopping è inferiore al 10% e per le attività ricreative è del 2,3%. Gli stranieri spendono cifre inferiori per tutte le categorie salvo che per gli alberghi a 4 e 5 stelle, poiché il sistema turistico sardo non è in grado di accogliere nel modo migliore i turisti stranieri. Ancora poco diffusa è la conoscenza delle lingue straniere, rari i casi in cui si forniscono indicazioni turistiche non in lingua italiana tramite insegne, etichette, cartelli, poco diffuso il metodo di pagamento con il POS, da cui la necessità di ricorrere alla moneta locale, di difficile reperibilità per l’assenza di uffici di cambio e di punti bancomat. Il fatto che il turista straniero spenda più del turista italiano negli alberghi di lusso rafforza l’idea che il suo comportamento dipenda dalle condizioni di contesto, dove c’è personale qualificato e indicazioni in più lingue e possibilità di pagare con diversi mezzi di pagamento: quando non ci sono, come negli alberghi di categoria inferiore, i campeggi e le zone di seconde case, il turista straniero spende meno. Ma bisogna anche tenere conto del periodo in cui viaggiano i turisti stranieri, che è il periodo meno caro dei mesi di spalla.

In relazione alla categoria 5 e 4 stelle, il capitolo di spesa alloggio si discosto dalla media totale, raggiungendo il 75,8%, mentre il capitolo vitto scende al 9,1%, ma va comunque messo in conto che chi sceglie un albergo di classe elevata preferisce una vacanza di pieno relax, destinando una quota molto importante del proprio bilancio alla ricerca di elevata qualità dei servizi alberghieri e di ristorazione, mentre una quota molto bassa è destinata ad attività ricreative. Il turista che soggiorna in alberghi a 3  stelle e nelle residenze turistico alberghiere ha un comportamento analogo anche se destina una quota più rilevante, il 16,4%, al vitto, quindi a pasti fuori dall’albergo, mentre continua a rimanere molto bassa la quota per le attività ricreative, generalmente comprese nel prezzo di soggiorno nei villaggi turistici. Il comportamento di spesa del turista che soggiorna nelle categorie alberghiere a 1 e 2 stelle ricalca quello del turista dei 3 stelle, ma con differenze per ciò che riguarda le spese a carattere ricreativo, scegliendo spesso una vacanza economica, flessibile e itinerante. Per ciò che riguarda il turista che alloggia in esercizi complementari e campeggi, si nota come le spese destinate all’alloggio rappresentino la quota più bassa tra le categorie alberghiere ed extralberghiere, mentre questo tipo di turista spende di più per shopping, potendo destinare una quota maggiore a queste spese. Il turista che soggiorna nelle seconde case ha un comportamento di spesa e caratteristiche diverse dalle altre categorie, atipicità dovuta alla maggiore libertà per le spese che non riguardano i beni turistici di base, perché sostiene spese minori per l’alloggio, con un comportamento che può incidere in modo più diretto sull’economia locale, provocando importanti esternalità negative, soprattutto in termini di inquinamento e alterazione del paesaggio e dell’ambiente (le seconde case per loro natura edilizia estensiva hanno a parità di posti letto un consumo di spazio almeno 10 volte maggiore delle strutture ricettive alberghiere) , ma contribuisce anche alla incentivazione delle attività locali non prettamente turistiche, accentuando gli effetti diffusivi della spesa sul territorio.

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