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Dalla pedagogia della mancanza al pluralismo evolutivo


Il termine evoluzione indica cambiamento, un processo continuo, senza alcun riferimento al traguardo e neppure a direzioni chiare, definibili a priori. La metafora del gradualismo e del progresso, in educazione, persegue la programmazione dettagliata (obiettivi, metodo, risultato); nella fase iniziale si definiscono gli obiettivi, nel metodo si strutturano le gradualità, i risultati coincidono con il raggiungimento degli obiettivi. Il punto di arrivo è stato predefinito in partenza; l’intervento educativo è pianificato, l’educatore può accingersi nel suo compito che culmina nel raggiungimento del traguardo.
È possibile sostituire all’ipotesi di transizione graduale un’idea di transizione puntuazionale che trasforma il processo genitoriale in una trama di continuità e discontinuità, di interconnessione di livelli, di contingenze. La possibilità trasformativa dell’intervento educativo emerge da una continuità relazionale punteggiata da discontinuità su più livelli interconnessi e non come la degna conclusione di un percorso lineare, definito in vari stadi che si muovono gradualmente e cumulativamente nella stessa direzione.
Accogliere la categoria del cambiamento puntuazionale permette di attribuire un valore diverso alla progettualità educativa. L’intervento educativo abbandona il sentiero tracciato della programmazione e pianificazione, l’educatore non è colui che sa tutto a priori, che prevede le cause e gli effetti, che manipola per dare forma alla sua materia, non è colui che immette dati in una macchina banale, che riempie vuoti, colma carenza.
Abbandonare la pianificazione dell’intervento educativo non equivale ad assenza di progettualità, ma si va verso una figura di educatore estremamente complessa; un educatore “rapsodico”’ che rattoppa, tesse, trasforma il gioco di possibilità.
L’educatore rapsodico risponde prioritariamente all’imperativo “agisci per allargare il campo delle possibilità”.
L’intervento educativo si apre alla progettualità intesa come gioco evolutivo, un gioco che crea possibilità, ma non determina direzioni. È un gioco complesso dove la non prevedibilità lineare e causale dei risultati non equivale ad assenza di regole.
La progettualità educativa, vista come processo evolutivo, diventa una co-evoluzione dove i molteplici fattori in gioco interagiscono in modo contingente, non prevedibile.
La progettualità educativa si muove nel disordine, nel rumore e nel caos dell’esperienza relazionale, da questa si potrà costruire l’ordine, o meglio i molteplici ordini, che saranno comunque imprevedibili e nonpredicibili. L’educatore rapsodico non può determinare il risultato, il punto di arrivo di un fenomeno co-evolutivo; qui i risultati oi punti di arrivo non sono definiti in partenza.
L’intervento educativo che si rivolge alla genitorialità è principalmente co-educazione, dovrà tenere in considerazione diversi livelli dotati di autonomia e in reciproca interrelazione.

Tratto da BRICOLAGE EDUCATIVI di Anna Bosetti
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