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L’eredità visiva del fascismo


Nel 1945 la comunicazione politica era affidata alla capacità persuasiva della parola orale e scritta ; come nel 1919 si basava su comizi, discorsi, giornali, riviste, libri. Il fascismo aveva dimostrato l’importanza di nuovi medium e linguaggi tra cui la radio, ma anche la musica, la fotografia e in particolare il cinema di cui il partito nel 1942  si era servito per divulgare la pellicola Come si vota e di fiction dedicate al Duce.
L’immagine si era rivelata uno strumento propagandistico del regime e in particolare la fotografia.
Con il ritorno alla democrazia queste esperienze non vennero messe da parte e l’immagine è usata a fini politici e propagandistici nei manifesti e nei fogli, volantini; in Italia la campagna elettorale del 1904 vede un importante posizione dell’immagine resa più forte dalle nuove tecniche di stampa; i partiti italiani si appropriano dell’esperienza fascista nell’impiego di grafici, cartellonisti e illustratori, si avvicinano al nuovo linguaggio della pubblicità e si ricollegano a esperienze e scuole di altri paesi in cui la grafica politica aveva raggiunto stagioni intense come l’URSS e la Spagna.

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