Skip to content

La pedofilia tra sociologia e psicopatologia

Questo lavoro è un approfondimento su un tema più ampio, quello dei “cyber Crimes”, sulla pedofilia on line. La riflessione è scaturita dall’osservazione delle possibilità della rete di far nascere delle comunità di pedofili, persone che nel passato vivevano nell’ombra ma che attraverso la rete adescano minori.
Il tema delle condotte pedofile è legato all’evoluzione del costume sessuale e della risposta sociale rispetto ad esse. Il computer riduce la comprensione del disvalore etico del proprio comportamento. Prendiamo le mosse da una definizione di PERVERSIONE ricorrente in testi recenti. La definizione è centrata sui comportamenti, conforme ad un criterio della psicopatologia ed è portata ad escludere i vissuti soggettivi in quanto poco verificabili. 
SCOTT definisce “perverse” sono le attività e le fantasie sessuali, diverse dal rapporto genitale con il partner consenziente di sesso opposto e di pari maturità. 
Si può appunto dire che c’è una norma generale che è accettata dalla comunità e che viene ritenuta la normalità. Questo è un insieme di norme morali, sociali, religiose, politiche. C’è bisogno di un impostazione che tenga anche conto dei dati oggettivi e verificabili. 
Dalla seconda metà del 900 la “teoria della complessità” investe l’intero arco delle scienze, nasce dalla constatazione che le tradizionali concezioni lineari tendenti alla semplificazione dei problemi non riescono a spiegare i fenomeni complessi perché tendono ad esemplificare.

La sessualità nella storia


Gli esempi storici della varietà delle componenti costitutive dell’insieme in questione sono innumerevoli. Nella antica Roma la pederastia (relazione tra un adulto ed un adolescente) e la pedofilia erano pratiche diffuse ma non solo con gli schiavi. La religione pagana non poneva particolari limiti di genere e specie salvo il divieto dell’incesto. Coesistevano norme giuridiche e morali contraddittorie.
Importanti testimonianze ci sono offerte da TACITO che giudicava in modo severo Tiberio per le sue pratiche pedofile. SVETONIO narra che Caligola aveva sempre rapporti con tutte le sorelle e che Nerone faceva sesso con ragazzi liberi. Recenti scandali sono stati legati a pratiche pedofile da parte di sacerdoti. Nessuna società umana ha un carattere anomico: ovunque troviamo la sessualità regolata da norme usuali ed etiche. Variano le versioni di perversione e normalità e ciò fa di questo un fenomeno complesso.
A partire dall’affermarsi dell’etica cristiana del costume si è configurata una concezione meno permissiva di quella classica. La grande permissività sessuale del mondo antico fu alimentata dai primi fustigatori cristiani del costume pagano come Agostino e Tertulliano che si scagliano soprattutto contro l’omosessualità.
Il mondo antico non aveva posto una distinzione netta tra amore eterosessuale e omosessuale. Entrambi erano soggetti a restrizioni. Il piacere sessuale non veniva distinto in base al genere. La sessualità antica vedeva una distinzione tra parte attiva e passiva del rapporto puntando su una superiorità della parte attiva e sull’uomo rispetto alla donna. I romani rifiutavano la possibilità che si potesse nutrire una passione efebica per giovanetti dai 13 anni in poi come invece accadeva in Grecia. La rifiutavano però in quanto passione non perché fosse un attività omosessuale. I greci facevano finta di credere che il rapporto sessuale con un efebo fosse solo platonico. A Roma la pederastia non dava scandalo in sé. C’era una legge che vietava l’adescamento sessuale nei confronti di giovanetti liberi, la relazione doveva essere consenziente. 
Era inammissibile l’inversione dei ruoli.
Desideri e comportamenti sessuali erano giudicati non in base alla diversità o all’identità di genere del partner bensì alla luce dei ruoli assunti nell’atto sessuale.
Anche nell’amore eterosessuale l’iniziativa spettava solo all’uomo.
Si predicava la moderazione sessuale: il piacere eccessivo e sfrenato era ritenuto pericoloso ma non si contrastava l’omosessualità. Ovviamente ognuno aveva i suoi vizi e poteva soddisfarli con gli schiavi o con la prostituzione. I più potenti poi come Nerone facevano semplicemente ricorso alla violenza. 
Il cristianesimo sconvolse questa pratica della sessualità: il piacere diventa peccaminoso in se. È ammesso solo il rapporto matrimoniale se finalizzato alla procreazione. Viene esaltata comunque la castità e il rapporto deve avvenire al buio, la nudità è vietata ed è vietato accoppiarsi nelle ricorrenze sacre. Dalla tarda antichità e per tutto il medioevo fino ad oggi la morale sessuale cristiana ha permeato la norma ufficiale di costume occidentale, creando poi un divario tra norma e comportamenti effettivi. Modernizzazione e laicizzazione hanno poi indirizzato il costume sessuale occidentale verso la liberalizzazione esplosa nel 900.
Fin dalle origini l’omosessualità è stata messa al bando fino al 700 era punibile con pena capitale e solo con l’800 si avrà un inizio di ipotesi laica e solo nel 900 si farà strada l’idea che l’omosessualità costituisce un diverso legittimo che va tutelato. Nel tempo innumerevoli leggi sono state fatte a tutela della sessualità.

I vissuti psicologici e infantili e la teoria freudiana della sessualità


Complesse risultano l’individuazione e l’analisi dei vissuti soggettivi soprattutto infantili che potrebbero essere condizionamenti dei comportamenti sessualità nell’età adulta.
La teoria di Freud costituisce a tutt’oggi la più organica e coerente spiegazione dello sviluppo sessuale dell’essere umano compresa la questione della normalità e della devianza. Freud ha inteso la sessualità in modo ampio, per questi il piacere sessuale non è legato esclusivamente agli organi genitali ma è una serie di attività e zone corporee che fin dalla prima infanzia cominciano ad essere interessate alla ricerca di sensazioni piacevoli. È il caso della suzione del pollice in una zona (quella orlale) già attivata dal contattato con il seno materno. Non soddisfa solo un esigenza alimentare ma anche una pulsione sessuale. La grande scoperta di Freud è quella della sessualità infantile come sessualità polimorfa. Proprio per questo la sessualità nell’adulto ha un confine non netto tra normalità e devianza. L’individuo freudiano percorre un lungo e travagliato cammino che da una situazione di bisessualità iniziale e dal relativo poliformismo lo condurrà verso una sessualità matura. Le forme iniziali di questa sessualità non genitale (nelle tre fasi: orale, cutanea e anale) insorge come prodotto secondario di una serie di eventi dell’organismo, quando tali eventi raggiungono una certa identità. Incidono fattori ereditari e sopravvenuti. 
L’uomo nasce sessualmente prematuro e tale situazione si protrae a lungo. Particolarmente è lungo il periodo successivo alla separazione dalla madre e precedente la maturazione sessuale. In questa fase la madre diventa inaccessibile, è un periodo di bisogni , sentimenti contrastanti, senso di privazione, gelosia e spinte di autonomia. Disposizioni biologiche ereditario o esperienza relazionale possono determinare la fissazione ad un aspetto arcaico della sessualità in termini di deviazione della normalità. 
La “fissazione” alimentata da un attività fantasmatica intensa nella fase di latenza può lasciare una traccia diventando un ricorrente accessorio della stessa sessualità matura.
È stato merito di Freud il recupero della nozione di perversione dal museo degli orrori per ricondurla nell’ambito di una panoramica generale sullo sviluppo umano.
È evidente che nella maggioranza dei casi il piacere sessuale è eterosessuale, le più recenti acquisizioni etico giuridiche relative alla nostra area culturale sembrano orientate a porre un rifiuto alla violenza qualunque sia la forma si sessualità applicata. La devianza va tollerata nella misura in cui non implica violenza o prevaricazione per l’altro. La devianza potrebbe rappresentare un accentuazione di un nucleo perverso comune a tutti gli esseri umani. 

Classificazione delle devianze sessuali


La più nota classificazione delle devianze sessuali è quella dell’AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION, sistema diagnostico più diffuso negli USA e nell’area occidentale fondato dal “diagnostic and statistical manual of mental disorders” che distingue i diversi disturbi mentali fornendo in termini descrittivi gli elementi comportamentali più caratteristici e frequenti per ciascuno di essi. 
Alla voce “disturbi sessuali e dell’identità di genere” riscontriamo la rinuncia all’indagine sui vissuti soggettivi e sulle possibili congetture su quando potrebbe essere a monte dei comportamenti.
La sezione che ci interessa distinguere è tra “disfunzioni sessuali” e “parafilie”, i “disturbi dell’identità di genere” e il “disturbo sessuale non altrimenti specificato”. 
Concentriamoci sulle PARAFILIE. Queste sono caratterizzate da ricorrenti e forti impulsi, fantasie o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree del funzionamento.
Le parafilie includono: esibizionismo, feticismo, pedofilia, masochismo, sadismo, voyeurismo.
È scontato che da parte dell’indirizzo psicoanalitico vi sia un atteggiamento critico nei confronti di queste classificazioni.
MELTZER contesta la stessa terminologia, facendo salva soltanto la coppia sadismo-masochismo. Propone un criterio diverso di inquadramento. Rifiuta una specificità qualificante.
Psicopatologia, psichiatria e psicoanalisi non offrono le uniche spiegazioni elaborate dalle scienze umane. È il caso di citare la “teoria dell’apprendimento sociale” di Bandura e Mischel secondo cui l’apprendimento dei comportamenti sessuali e lo sviluppo dell’identità di genere troverebbe una spiegazione nella imitazione e nel rinforzo. I due autori ritengono che la maggior parte dei comportamenti umani vengano appresi tramite l’osservazione degli altri e l’imitazione. Gli autori reintroducono gli eventi mentali, i bambini imparerebbero a comportarsi in modo diverso acquisendo l’identità di genere attraverso l’osservazione e l’imitazione rafforzata nei vari contesti sociali: famiglia scuola ecc. spicca rispetto alla teoria psicoanalitica, l’inversione dei ruoli della madre e del padre. Per la teoria freudiana i bambini si identificano prima con la madre e solo dopo con il padre. Per i teorici dell’apprendimento sociale, l’acquisizione della identità di genere seguirebbe l’imitazione e il rinforzo. 
Le “teorie dello sviluppo cognitivo” come Kohlberg sono fra le più note. I bambini si impossessano solo gradualmente del senso del genere per arrivare soltanto successivamente a definire se stessi e gli altri come maschi e femmine. Ovvero verso i 5/6 anni. Prima di questa età cose come i capelli o gli abiti sono segni di mascolinità o femminilità. Di fronte alla varietà delle teorie ci sembra ci siano due reazioni da evitare: quella semplicistica e una di esclusione di tutte le soluzioni. Le teorie sono tutte interessanti. 
la scrittrice sottolinea che benché loro privilegino l’apporto della teoria freudiana non disdegnano le altre teorie ma le accettano e esaltano le parti rilevanti. 

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.