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Il Cinematografo, un'arte Futurista?

Filoni Passatisti: Le epopee e le dive


Il film storico sfrutta al massimo la spettacolarità visiva: costumi e scenografia, che costituiscono gli elementi culturali accessibili alle masse. Il successo di tale genere si spiega per il suo sollecitare il senso italiano dello splendore e per l’intenzione di rafforzare lo spirito patriottico della nazione.
Indicativa è la ricezione di Cabiria di Pastrone (1914) da parte di Vachel Lindsay, pioniere americano dell’estetica cinematografica. 
Questi si riferisce al film per illustrare il concetto di Splendor picture (architettura in moto) di cui il film rappresenta l’apoteosi; oltre allo sfruttamento della scenografia e della luce come elemento drammatico, Pastrone sperimenta il carrello che permette di focalizzare certi personaggi nell’inquadratura. 
Questo capolavoro ha avuto un ruolo fondamentale per il regista Griffith per la realizzazione di “Intolerance”.
Marinetti rifiuta di riconoscere la modernità di Cabiria e anche ogni connessione con il futurismo. Se egli non coglie le innovazioni tecniche in Cabiria è perché il film rappresenta il sommo della tendenza passatista della produzione cinematografica italiana.
Una corrente altrettanto passatista nell’Italia del dopoguerra è il DIVISMO. Conoscerà un boom durante la guerra, nasce come forma raffinatissima del teatro di posa incentrata sul fascino distruttivo della Femme Fatale: la trama favorita è il triangolo amoroso, rappresentativa delle forti passioni e dell’eccesso sentimentale. 
Costituisce un filone della Belle Epoque che si specchia nel decadentismo. Tutti questi ingredienti fanno di questo filone un genere antifuturista. Entrambi i filoni sono tentativi di rendere il cinematografo, arte. 

Autori/Attori Futuristi: i comici e gli operatori di guerra


Negli anni 10 il cinematografo persiste sugli schermi italiani soprattutto grazie ad alcuni comici della scuola francese come Andrè Deed (cretinetti), Fabre e Guilaume.
Tramite il genere comico il pubblico italiano viene sensibilizzato ad un nuovo linguaggio filmico alle sue possibilità espressive e meravigliose. Le comiche godono di una certa libertà combinatoria.
Maria Adriana Prolo lo definisce come un “orgia del movimento”. Le comiche costituiscono esercizi di comicità e di ritmo di movimento, sintomatico di una profonda affinità con il futurismo.

Tra le maggiori espressioni di tale genere ci sono:
- “Cretinetti e le donne” (1909) in cui l’eroe è inseguito da una schiera di donne pazze di lui che lo spezzano.
- “il prurito di Robinet” (1910) in cui un monello mette della polvere pruriginosa nel collo di Robinet. Tutto è invano: solo la scopa della moglie adirata lo salverà.
- “Amor pedestre” di Marcel Fabre incentrato sull’inseguimento di soli piedi (applicazione tecnica marinettiana), non è il primo film a riprese metonimiche. I gesti rappresentano le espressioni del volto.
Mentre il film comico fa perdurare sullo schermo il cinematografo di puro divertimento, il reportage sul fronte è perfettamente futurista come tematiche e come espressività stilistica.
Nei documentari di guerra negli anni 10 l’estetica di marinetti compare alla perfezione.
E’ fondamentale una differenza tra Marinetti e Mussolini, Per il duce la guerra è una delle vie possibili per raggiungere il potere (però non la ama); Marinetti invece glorifica la guerra fine a se stessa, è un momento che permette di vivere intensamente nel pericolo da cui rinasce il poeta. Inoltre laddove il Duce glorifica alla collettività, Marinetti punta all’individualità.
Altro filone importante è quello dei reportages dal fronte, Marinetti li cita come gli unici film interessanti. Pionieri come Comerio, Omega, Calcina, Vitrotti presentavano al pubblico non solo una visione spettacolare ma vera.
Luca Comerio si è rivelato un vero e proprio artista dello spettacolo bellicoso cinematografico. Nel 1911/12 va in Libia per girare il conflitto Italo-Turco, ritrae la realtà di guerra. Andrà poi nella prima guerra mondiale descrivendo realtà crude, sprezzante del pericolo.
Altre aspetto importante di questa scuola è la dimensione dell’ubiquità, i pionieri italiani partono per gli angoli più remoti, sempre alla ricerca dell’avventura e del rischio. Si manifestano artisti del movimento.
I primi reportages sportivi trasmettono le sensazioni della velocità, il primato è di Omega che girò la prima corsa automobilistica Susa-Moncenisio.

Attrazione del Fregoligraph: Filone prefuturista


Un fenomeno cinematografico che ha altrettanto potuto impressionare è il Fregoligraph, il cinematografo di Fregoli. A cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, Leopoldo Fregoli fu una delle più grandi figure della scena del varietà. L’artista era conosciuto nel mondo per la sua capacità di trasformarsi.
Nel 1897 incontrò i fratelli Lumiere i quali gli consegnarono un apparecchio di proiezione con il permesso di proiettare alla fine dei suoi spettacoli un corto. Così con l’aiuto di Comerio iniziò a realizzare una serie di corti che proiettava su uno schermo con lampadine colorate: era l’attrazione del Fregoligraph.
Si può considerare il pioniere del cinematografo truccato per aver introdotto tecniche come la sostituzione, l’accelerazione, la colorazione e la marcia indietro.
Per la sperimentazione si avvicinava a Georges Melies. Fregoli ha avuto il merito di divulgare l’invenzione del cinematografo e i trucchi filmici; incarnava l’essenza del cinema: ritmo, artificio, ubiquità. 
Marinetti l’evoca nel manifesto de “il teatro di varietà”.

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