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Conversazione con la morte di Giovanni Testori


Edito nel 1978, alla base vi è un vissuto biografico forte che porta Testori a calarsi nei panni di una voce monologante. Il narratore è un vecchio autore-attore quasi cieco,segnato dalla morte della madre e da quella dell’amico discepolo. Il testo è pensato come il suo ultimo monologo detto dal sottoscala, dalle assi del teatro.
La morte scende nel corpo della madre, si ha un incontro diretto e fisico con essa. La parola è semplice e nuda, l’io mostra il suo fondo di disperazione. La morte viene accettata come dolcissima compagna e riconosciuta come l’unico fondamento di senso.
L’intenzione del testo è quella di collocarsi tra spiritualità e cultura, testimonianza e letteratura, preghiera ed insegnamento. Il testo è destinato ad uno spazio teatralizzato.
Nel primo oratorio, interrogatorio a Maria, il coro interroga Maria che rappresenta il dramma umano. Sono presenti epiteti e metafore con le quali Maria prende forma come personaggio.
Il dolore è riscattato, diventa sintomo di una inadeguatezza dell’umano.

Tratto da INVITO ALLA LETTURA DI TESTORI di Adriana Morganti
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