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Edipus di Giovanni Testori


Testori compone una trilogia drammatica, basata sulla rielaborazione di tre opere shakespeariane: Ambleto, Macbetto e Edipus
Trama: Lo scarrozzante è l’unico protagonista che assume tutti i ruoli. Inizialmente appare seduto sul letto – trono. Laio minaccia rappresaglie contro ogni dissenso e disordine, poi prende i panni di Iocasta che alza una invettiva contro Laio. Infine si strappa i capelli e diventa Edipus, che alza la sua violenta protesta contro tutto e tutti, si schianta a terra, si risolleva ed invoca la madre e il ricongiungimento con lei. Una mitraglia abbatte Edipus, schiacciando la sua protesta ed il suo sogno.

Il moto iniziale di ribellione e di denuncia è verso la configurazione del nostro mondo e della nostra cultura. La ribellione si risolve qui nella regressione autodistruttiva nel grembo-morte. Anche questa tragedia è calata nel contesto plebeo.
Siamo di fronte ad un teatro in smobilitazione, che esibisce i relitti delle sue attrezzerie: è rimasto solo lo scarrozzante, a coprire tutti i ruoli e ad affidare a lunghi monologhi la sua denuncia, la sua bestemmia e la sua voglia di nulla. Il cadere in pezzi del teatro diventa la metafora del crollo dello stesso edificio del tragico.
Edipus è il portatore inconsapevole di valori alternativi a quelli che la cultura o la tradizione ha instaurato e che egli non è disposto ad ereditare. La tragedia testoriana è la messa in scena di un conflitto giusto tra padre e figlio. Il parricidio è l’esito necessario della riscossa. La rivalsa di edipus è il nucleo tematico del testo, e determina la liquidazione della tragedia. Il grembo materno appare dilatato nella fertilità di un ricongiungimento che lo fa ritmare all’unisono con gli elementi della natura e del suo ciclico rinnovarsi. Il coro è una presenza timida, spaurita.

Tratto da INVITO ALLA LETTURA DI TESTORI di Adriana Morganti
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