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Punti di vista sul burnout


1. psicologia dell’apprendimento: il burnout come “impotenza appresa”. Essa si manifesta nell’uomo con deficit motivazionale (è compromessa l’iniziativa finalizzata a riprendere il controllo della situazione), deficit cognitivo (il soggetto non è cosciente che gli avvenimenti dipendano almeno in parte dalle sue azioni) e deficit emozionale (paura, depressione, ansia, rabbia). Gli esseri umani nella costruzione delle loro aspettative si basano spesso sull’intuizione usando regole approssimative o si lasciano sviare da opinioni persistenti invece di compiere una precisa valutazione della situazione attuale (stima soggettiva delle possibilità di successo)
2. clinico-psicoanalitico: il burnout come autonomia. La mente umana ha la capacità di difendere illusoriamente se stessa di fronte a un dolore ritenuto intollerabile automutilandosi e rifiutando di vivere l’esperienza dolorosa. Autonomia come tendenza umana della mente ad evacuare e allontanare da sé le esperienza frustranti e dolorose che restano aldilà della barriera della pensabilità
3. sociologico: burnout come conseguenza del declino della vita in comunità. Nelle società moderne prevale l’anomia, nella vita comunitaria c’era un maggiior senso comunitario, un sistema di sostegno primario come vicinato, parrocchia, famiglia patriarcale, svolgevano un’importante funzione psicologica che si è persa nei grandi agglomerati urbani; fornivano valori, aiuto morale, sicurezza che aiutava a comprendere e affrontare le varie forme di disagio. Ciò favorisce l’insorgenza del burnout in 4 modi:
- il tessuto sociale tende a disgregarsi e aumentano le forme di handicap psicologico (incremento della domanda di servizi sociosanitari, possibile sovraccarico degli operatori che devono gestire un  numero maggiore di pazienti)
- diminuzione dei sostegni informali attivi in passato: i centri formali (centri d’igiene) devono intervenire più spesso per fornire sostegno emotivo e guida alle persone sofferenti
- gli utenti non hanno più fiducia nei servizi sociali
- diversi atteggiamenti dei giovani vero il lavoro: oggi ricerca di novità e autorelaizzazione, la sicurezza economica e la possibilità di aiutare gli altri non sono più considerati ricompensa adeguata
4. psicosociale: la prospettiva più efficace perché considera i rapporti del lavoratore con l’equipe, colleghi, superiori, struttura organizzativa. È più facile ristrutturare un ruolo professionale che il carattere di un individuo o società. Ogni organizzazione ha struttura (ruoli occupati dalle persone), meccanismi culturali (norme e regole esplicite e non), persone. Il ruolo professionale è la sequenza di comportamenti e azioni che una persona deve svolgere perché occupa una data posizione nell’organizzazione. Si distingue da:
- status: posizione occupata che definisce compensi e diritti
- mansioni da espletare
- atteggiamenti: lo stile personale con cui si eseguono i compiti
Componenti che si combinano in modo +/- armonico e coerente e determinano l’esercizio concreto della professione.
Fattori di stress lavorativo:
- sovraccarico di lavoro: lavoro eccessivo per risorse in termini di tempo e fatica
- conflitto di ruolo: richieste incompatibili
- sovraccarico di ruolo: quando 2 segmenti dello stesso ruolo devono esser espletati (x es. burocratico e professionale)
- conflitto individuo/ruolo: il soggetto si sente costretto dalle esigenze della sua professione a svolgere una mansione in cui on crede

Tratto da STRESS E BURNOUT di Antonella Bastone
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