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La visione contrattualistica della societá civile


16.5 La società civile fu fondata quando si instaurò la proprietà privata. Quest’ultima ha valenza morale perché in suo nome si giustificano crimini, omicidi e conflitti vari, e solo dopo la sua istituzione nacque la morale e scaturirono le leggi, poiché prima ogni uomo era giudice e vendicatore delle offese ricevute. Con la proprietà, però, è nata anche l’ineguaglianza, che è andata peggiorando sempre di più con lo sviluppo della proprietà, e si è distrutta la libertà. Le società, poi, si sono diffuse su tutta la terra insieme al diritto civile, che però ha garantito i diritti solo a pochi individui.

16.6 Rousseau critica tutte le altre visioni contrattualistiche che cercano di giustificare la cessione della libertà, e i governi che ne sono derivati. Le diverse forme di governo si sono generate a seconda delle reali diseguaglianze fra gli uomini: da una prima divisione fra ricco e povero si è passati a quella tra potente e debole e poi a quella tra padrone e servo, da cui le distinzioni prima civili e poi politiche.

16.7 Per Rousseau, è necessario recuperare la propria libertà e, se questo è giusto, significa che non si era legittimati a cederla. Le cause del male, dunque, sono tutte terrene e, per eliminarle, bisogna dar vita a una nuova “città” (sul modello platonico) in cui la totalità deve prevalere sull’individualità e su tutto ciò che essa comporta, prima di tutto la proprietà privata, che costituisce il vero “peccato originale” nel pensiero roussoiano.

16.8 Originariamente, gli uomini, vedendo che non era più possibile continuare a vivere nello stato di natura senza mettere a rischio il genere umano, hanno formulato un patto per proteggere tutti gli associati pur mantenendo la libertà. In questo patto, ognuno si aliena con tutti i suoi diritti in favore di tutta la comunità, dunque le condizioni sono uguali per tutti, nessuno escluso, e ciò che si perde lo si guadagna in un piano di perfetta parità. Si crea, così, un corpo sovrano costituito da tutti i singoli, al di fuori di cui non c’è nessuno: ad esso è dovuta fedeltà perché esso difende l’interesse comune. Si passa così dalla libertà naturale alla libertà civile, il cui limite sta nella volontà generale.

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