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Il regno di Elisabetta I


Questi 4 elementi ricevettero un forte impulso sotto il regno di Elisabetta I (1558-603). Tra la morte di Enrico VIII (1547) e l’ascesa al trono di Elisabetta, l’Inghilterra visse un passaggio delicato. Il figli di Enrico, Edoardo VI dovette affrontare i problemi derivanti dalla sua minore età e un periodo di forti tensioni religiose e sociali. Nel 1553 il trono passava a Maria Tudor che nel 1554 andava a sposa a Filippo II e cercava di fare entrare il suo paese nell’orbita spagnola. Maria Stuart, regina di Scozia, pretendente al trono inglese, aveva sposato Francesco II di Francia e ne diventava per breve tempo regina, alleandosi al partito cattolico dei Guisa. La morte di Maria Tudor (1558) detta la sanguinaria (bloody marie) per la repressione antiprotestante che attuò bloccava il tentativo di affermare l’egemonia asburgica nell’Europa centrosettentrionale.
 
Elisabetta era figlia di Enrico VIII e Anna Bolena. La politica religiosa di Elisabetta fu ispirata a una linea centrista: si era fatta nominare capo delle cose sacre e profane, consolidò l’orientamento confessionale calvinista, mantenne l’organizzazione episcopale inglese e represse con fermezza l’estremismo dei puritani. Tutta la politica religiosa di Elisabetta era collegata alla politica di consolidamento del potere unitario della monarchia attraverso una religione ufficiale, la pace religiosa e l’armonia tra ceti e classi.
In politica estera Elisabetta chiudeva un ciclo che era iniziato con la guerra dei cent’anni e aveva raggiunto il suo apice con Maria Tudor: la politica di alleanza angloasburgica dettata dal fatto che il nemico numero 1 dell’Inghilterra era la Francia, alleata a sua volta con la Scozia, potenziale fattore di minaccia per l’Inghilterra. Anche la politica matrimoniale aveva seguito questo schema di alleanze: Maria Tudor aveva sposato Filippo II, Maria Stuart Francesco II. Elisabetta rovesciò questo schema con preparazione militare e politica e solo dopo aver acquisito prestigio internazionale grazie all’intervento nei paesi bassi. Lo scopo dell’Inghilterra era di neutralizzare la spinta egemonica di Filippo II e di entrare nel novero delle grandi potenze europee.
Per quanto riguarda la politica economica Elisabetta impresse un grande impulso alle attività economiche del paese promuovendo in particolare lo sviluppo del settore tessile.
L’età elisabettiana è l’epoca d’oro della pirateria, delle imprese marinare di attività formalmente fuorilegge ma di fatto autorizzate dalla regina attraverso le “lettere di corsa”, documenti in cui erano precisati i vantaggi ricavati dalla regina nelle imprese corsare. Tutti i soggetti dotati di capitali impegnarono e investirono risorse finanziarie in queste attività: la regina, i suoi ministri, la nobiltà, uomini d’affari. Non si trattava solo di azioni di pirateria a danno di vascelli spagnoli. Tra il 1557 e il 1580 Francis Drake compì la seconda circumnavigazione del globo e pose le basi per la colonizzazione inglese della California. Nel 1584 fu fondata la prima colonia inglese nel Nordamerica, la Virginia, in omaggio alla virginità della regina Elisabetta. Per quanto riguarda il modello costituzionale e politico amministrativo, quello elisabettiano non fu un governo dispotico. Se la regina voleva che un provvedimento avesse forza di legge doveva sottoporlo a entrambe le camere del parlamento, quella dei pari (dove erano rappresentati i Lord) e quella de Comuni (dove erano rappresentate nobiltà delle contee). Il Parlamento formulava il provvedimento sottoforma di statuto, ossia di legge scritta avente l’approvazione delle due camere.
 La riforma dell’amministrazione ad opera di Enrico VIII e di Cromwell aveva dotato l’Inghilterra di organismi centrali con funzioni di natura finanziaria, di cancelleria e di strutture esecutive di grande importanza politica. Però non si formò mai in Inghilterra una burocrazia centrale e periferica dello stato paragonabile a quella francese.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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