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Aggiustamento indotto


Avviene perché le autorità nazionali di politica economica (governo, banca centrale, parlamento) approvano dei provvedimenti che agisce sulla domanda interna (non possono intervenire su quella esterna): come provvedimenti di politica fiscale → aumento della tassazione che incide sulla capacità di spendere (import) che sarà minore, oppure aumenta la spesa pubblica e si incrementa l’import.
Se il paese A ha un disavanzo (importa di più di quanto esporta) le autorità devono adottare una politica monetaria o fiscale restrittiva atta a far spendere di meno, così A spenderà meno per i prodotti esteri e il disavanzo si trasformerà in avanzo.

POLITICA ECONOMICA MONETARIA/ FISCALE RESTRITTIVA

Per quanto riguarda la politica monetaria, questa significa rendere più cara la moneta, cioè aumentare i tassi d’interesse o ridurre la quantità di moneta; per quanto riguarda la politica fiscale, essa è restrittiva se si aumenta la tassazione e/o si riduce la spesa pubblica. Se si ha una situazione di disavanzo (perché si compra troppo), il meccanismo indotto avviene attraverso un uso della politica economica monetaria e fiscale restrittiva.
Se un paese è in una situazione di Disavanzo pubblico, le autorità adottano meccanismo restrittivo (riduzione spesa pubblica, aumento tassi di interesse, aumento tasse) → EQUILIBRIO.

Questa politica restrittiva può comportare dei problemi quali: effetti negativi sulla crescita economica, sull’occupazione. Quindi per risanare un obiettivo esterno (della bilancia commerciale), ci si crea un obiettivo interno.
Gli economisti parlano di obiettivi conflittuali: si cerca di risanare una cosa e se ne crea un’altra; dunque gli obiettivi dipendono da qual è il problema più grave → se lo squilibrio esterno è gravissimo si adotterà una manovra restrittiva per risanarlo, anche se questo provoca un problema interno (crisi sulla crescita dei redditi e dell’occupazione).
Il meccanismo indotto avviene attraverso il reddito, manovrando gli strumenti di politica economica. Come le manovro? In modo RESTRITTIVO se ho uno squilibrio di disavanzo (aumentando le tasse, aumentando i tassi di interesse, riducendo la quantità di moneta e riducendo la capacità di spendere); in modo ESPANSIVO se ho una situazione di avanzo (riducendo le tasse, mettendo più soldi in tasca ai consumatori oppure aumentando la spesa pubblica, riducendo i tassi di interesse e aumentando la quantità di moneta in circolazione = + CONSUMI e + INVESTIMENTI)

AGGIUSTAMENTO INDOTTO CON ECCESSI O DIFETTI DI COMPETITIVITÀ

Avviene attraverso cambiamenti di politica economica, quando lo squilibrio è determinato da eccessi o difetti di competitività.
Difetti di competitività si hanno quando i prodotti di un paese costano troppo e non si riesce a venderli nel mercato mondiale.
Eccessi di competitività si hanno quando i prodotti di un paese costano troppo poco e producono quindi uno squilibrio in quanto eccessivamente competitivi.
In questo caso si ha un uso della politica economica che riguarda non i redditi, ma che incide sui prezzi dei prodotti che in alcuni casi non sono competitivi oppure sono eccessivamente competitivi.
Qui bisogna immaginare che l’effetto qualità non esiste, bisogna togliere quindi le variabili qualitative e dobbiamo parlare di beni omogenei (identici) prodotti sia nel paese A che nel paese B (parlando di import-export).
Si ha una condizione di equilibrio quando il prezzo interno = prezzo mondiale, trasformati entrambi nella stessa valuta (modificati dal tasso di cambio): 10 Euro = 10 $ e il tasso di cambio E/$ è 1E*$
Qui si ha una situazione di equilibrio ovvero di indifferenza e il bene ha lo stesso prezzo sia nel paese A che nel paese B, quindi non si ha alcuna convenienza ad importare o esportare (p=p* moltiplicato per n ad esempio 10 dollari e poi bisogna vedere il tasso di cambio).
In una situazione di squilibrio, il prezzo interno di un prodotto è maggiore del prezzo internazionale (costa meno all’estero), p>p* si ha un difetto di competitività delle nostre merci, di quelle di A.
Da una situazione di equilibrio si passa ad una condizione di disavanzo → si inizia ad acquistare all’estero.
Quindi bisogna intervenire sulle variabili p, p* e r per modificare la situazione di squilibrio. Come:
• Sui prezzi interni (p) si interviene riducendo i costi, oppure riducendo il salario o le imposte sul salario, o riducendo i margini di profitto delle imprese, o ancora aumentando la produttività del lavoro, investendo in qualche azione o nell’acquisizione di competenze e tecnologie per aumentare la produttività del bene.
• Sui prezzi internazionali (p*) si può intervenire (i consumatori del paese A possono intervenire) attraverso dazi e tariffe, che fanno aumentare il prezzo mondiale nel paese A non in quello straniero: il protezionismo (adottato da B) infatti fa aumentare il prezzo mondiale nel nostro paese (A), non sui mercati stranieri. Se infatti si ha una situazione in cui il bene di A costa di più del bene di B, al paese A conviene importare il bene da B, creando però un disavanzo dovuto a difetto di competitività: si interviene allora riducendo i prezzi di A, portandoli a livello di quelli mondiali, oppure aumentando la produttività delle risorse del paese A, o riducendo i tassi di interesse, i profitti e i salari del paese. Inoltre, con il protezionismo si incide sui prezzi mondiali (p*), perché questo non fa aumentare i prezzi interni del mercato di B, ma fa aumentare i prezzi del bene venduto sui mercati mondiali (quindi venduto anche ad A) attraverso dazi e tariffe. In questo modo il prezzo mondiale è più alto sul mercato interno di A (un po’ come quello che succede con il protezionismo adottato da USA quindi il prezzo mondiale è più alto sul mercato europeo cioè A e non su quello interno americano B). Sì, noi italiani possiamo influenzare il prezzo mondiale del prodotto straniero, attraverso dazi e tariffe che lo rendono più caro non sul mercato interno americano (straniero) perché non è in nostro potere influenzare il costo di un prodotto su quel mercato, ma posiamo influenzare il costo del bene sul mercato interno italiano.
• C’è un altro modo su cui intervenire in questa situazione: riducendo il prezzo interno, aumentando il prezzo mondiale sul mercato interno oppure svalutando il cambio. La svalutazione del cambio può rendere più care le merci straniere per i nostri consumatori e rendere meno cari i prodotti italiani ai consumatori stranieri. Anche questa manovra sul cambio è stata fatta nel corso della storia, come il protezionismo.
Protezionismo e manovra sul cambio sono manovre di politica economica/ commerciale che possono influenzare il processo di aggiustamento o superamento di uno squilibrio.
• Sui tassi di cambio si può intervenire riducendo i costi (salari, imposte sui salari), i profitti delle imprese e aumentando la produttività del lavoro, investendo in informazione, nell’acquisizione di nuove competenze, nuove tecnologie che portano progressivamente ad aumentare la produttività del lavoro che sta dietro alla produzione del tale bene. La variazione del tasso di cambio può essere sia automatica che indotta: si può avere un’autorità di governo che favorisce la svalutazione del cambio, ma ci possono anche essere dei meccanismi di mercato che favoriscono la svalutazione del valore della moneta nel tempo. La svalutazione del cambio non produce effetti incerti e unidirezionali.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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