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Il Bretton Woods Consensus sui controlli sui capitali


Si ritorna agli anni ’50. Bretton Woods Consensus cosa dice sulla liberalizzazione dei capitali? Cosa era?

Gli accordi di BW prevedevano che si facessero controlli sui movimenti di capitali, BW dava infatti sia libertà di scelta agli Stati nazione, ai governi che erano membri dell'accordo, libertà di mantenere controlli anche a livello permanente, sia, se ritenevano che ne valesse la pena, se ritenevano che i vantaggi in termini di efficienza, di guadagni, di profitto sarebbero stati superiori agli svantaggi in termini di instabilità, incertezza e crisi finanziaria, avrebbero potuto scegliere la libertà dei movimenti di capitale.

Dunque BW dice: per quanto riguarda i cambi, gli squilibri, le regole sono queste; per quanto riguarda i movimenti di capitale, i governi sono liberi di mantenere i controlli anche per sempre, per avere una nazione chiusa, impermeabile ai movimenti internazionali di capitale; oppure se volevano mercati aperti, erano liberi di farlo.
Questo è allora il 1° punto del BW consensus sui movimenti di capitale: accordo su opportunità di mantenere controlli: i governi mantengono il diritto esplicito di controllare in maniera permanente qualsiasi movimento di capitale.

Lo stesso Keynes sottolineò che mentre prima all'era del gold standard e della prima fase della globalizzazione controllare movimenti di capitale era considerato un'eresia, ora invece i controlli sui capitali fanno parte anche dell’ortodossia scientifica (capital controls), è una cosa condivisa il fatto che i paesi possano mantenere il controllo sui movimenti di capitale, perché negli anni Venti, quando non c’erano i controlli (che cominciano dal '29 in poi), questi movimenti di capitale, questi flussi come i prestiti internazionali, hanno provocato destabilizzazione, instabilità, cambiamenti soprattutto in alcuni prezzi fondamentali della vita economica, come tassi di cambio e tassi di interesse (tasso di cambio e di interesse non c’è ragione al mondo che debbano restare fissi, anzi è importante che si modifichino a seconda delle condizioni monetarie, di BP). Negli anni Venti c'erano stati fenomeni di ampie fluttuazioni verso l'alto/basso che in termini tecnici si chiama “overshooting”, dando l’idea che il prezzo del cambio e della moneta avevano avuto variazioni impressionanti in un senso o in un altro, ampie, senza riuscire a dare ai mercati un segnale di quale dovesse essere il loro vero prezzo. Questo fa male all'economia perché crea panico, instabilità, perdita di denaro.

Quindi anni Venti erano stati un periodo di grande instabilità e crisi sul fronte di borse, finanza: ruolo destabilizzante dei flussi di capitale negli anni Venti. Violente fluttuazioni nei tassi di cambio e d’interesse. Questi movimenti di capitale avevano minacciato non solo la stabilità dei mercati finanziari, ma anche la piena occupazione e l'inflazione. Le crisi furono poi trasmesse alle banche che fallivano: in Italia molte banche vennero salvate e molte altre chiudono con capitale straniero, in USA ancora di più; Italia in quegli anni non era nulla rispetto agli USA e questo provocava effetti sull'economia reale (investimenti, occupazione, crescita).

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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