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Quando la globalizzazione si intromette nelle scelte democratiche?


Sul piano politico, una globalizzazione eccessiva può rendere un paese meno democratico.
In che senso la globalizzazione può condizionare la scelta democratica di un paese?
Ci sono 5 aspetti che possono influenzare in modo anche pesante le scelte di un paese.

1.  Normative sul lavoro: la prima categoria, il primo gruppo di tematiche riguarda l'attività lavorativa, quindi il mercato del lavoro, le regole che influenzano la vita lavorativa dei lavoratori di un paese.
Per normative sul lavoro si intendono varie cose, ma in generale riguardano una serie di regole, procedure, meccanismi organizzativi e istituzionali che regolano i rapporti di lavoro (la giornata lavorativa, le ore, il tipo di mansioni che vengono richieste, ore per il part-time, il salario minimo, una serie di regole presenti in un mercato del lavoro). In presenza di un mercato eccessivamente globalizzato/iper-globalizzazione si diffondono metodi occulti per ridurre regole, ci possono essere spinte che indeboliscono i risultati dovuti anche a battaglie sindacali. Sia a livello scritto che non scritto queste cose che caratterizzano il mercato del lavoro possono risentire della globalizzazione. Per esempio ci può essere la preoccupazione che si diffonda il fenomeno dell'outsourcing, cioè il rivolgersi all’esterno per ottenere certi servizi, risorse e quindi in un certo senso, questo insieme di regole, cornice all'interno del quale il lavoratore opera rischia di indebolirsi e di ridurre le tutele (lavoratore meno tutelato). Tuttavia, studi dimostrano che le differenze di retribuzione non dipendono dalle tutele, dalle regole di un certo tipo, dalle condizioni salariali ecc., ma dipendono da differenze di produttività che restano intatte (chi è meno produttivo guadagna meno: se x guadagna 10 vuol dire che è 10 volte meno produttivo di y che guadagna 20 e per diventare produttivo tanto quanto y c'è bisogno di formazione, investimenti ecc.). I livelli delle retribuzioni sono dettati (all’80-90%) da differenze di produttività. Quindi il discorso per cui in presenza di iper-globalizzazione si tende ad avere una spinta di quelle che sono le conquiste della democrazia (statuto dei lavoratori, ambiente di lavoro in linea con qualità migliore della vita), può essere un discorso di preoccupazioni eccessive: se si dimostra che il 90% del differenziale salariale tra x e un potenziale concorrente y non dipende da questo ma dal fatto che x è più bravo di y. Ciononostante il discorso non è sempre così e ci sono abusi: ci possono essere altre imprese che magari operano in condizioni di forza lavoro sfruttata (sfruttando i lavoratori) e riescono a battere in termini di concorrenza un'altra impresa che invece segue le norme sul lavoro, e tutela i suoi lavoratori. Quando le due imprese entrano in concorrenza, si tende a ridurre o a sperare che la normativa sul lavoro sia ridotta. Produttività non riguarda solo la quantità del prodotto ma anche la qualità di esso, dato il sistema economico più evoluto. Il fatto che io possa avere un paese che mi fa concorrenza potenziale perché ha un costo del lavoro che è la metà del mio dipende dal fatto che ho lavoratori più tutelati o dal fatto che il paese concorrente ha lavoratori meno produttivi, meno capaci di realizzare certe cose? Se dipendesse dal primo, effettivamente una risposta è quella per cui, nel momento in cui globalizzo, riduco gli standard a tutela del lavoro.

2. Omogeneizzazione fiscale: concorrenza in materia di imposte su redditi della società
Si ha la tendenza a uniformarle verso il basso, e questo implica lo spostamento della fiscalità su lavoro e beni immobili (casa) perché meno soggetti a evasione. Bisogna immaginare due condizioni del mondo: un mondo chiuso o uno simile al BW con dose giusta di globalizzazione e un mondo in cui il mercato diventa più globalizzato. Due diversi stati in cui bisogna capire cosa comporta lo stato del mondo immensamente globale rispetto all'altro.
Nel momento in cui mi globalizzo trovo paesi molto più competitivi del mio in materia fiscale, cioè ci sono paesi cosiddetti "paradisi fiscali", paesi che non hanno problemi di reddito pubblico e si possono permettere di avere aliquote fiscali sulle società, sulle imprese, sulle multinazionali ma soprattutto imprese, paesi che si possono permettere di avere aliquota sui redditi societari, sui guadagni delle imprese molto bassi perché sono paesi più virtuosi del mio che ha invece un welfare più diffuso, che ha un debito pubblico storicamente più alto. Nel momento in cui apro il mio paese alla globalizzazione, trovo che ci sono paesi che mi fanno concorrenza perché le mie imprese tendono ad andare al di là, a pagare tasse più alte, perdendo di democrazia. Allora la reazione è di uniformare le imposte societarie verso il basso, portandole a livello degli altri paesi con tassazioni basse. Non lo si fa per una scelta democratica ma perché si patisce la concorrenza degli altri paesi. Si tende ad avere uniformità (chi ha le imposte più alte le diminuisce) e questo implica che, dato il debito elevato ho bisogno di soldi dai miei cittadini, non si tassano più le mie imprese perché le devo uniformare verso il basso ma si sposta la fiscalità su dei beni più immobili rispetto al capitale, come casa o lavoro, beni meno soggetti ad evadere. Questo vuol dire che nel momento in cui apro le frontiere, c'è una tendenza verso una omogeneizzazione fiscale, soprattutto sui redditi societari, sulle imprese, sul capitale, sui profitti che tenderanno a uniformarsi verso i livelli di paesi che per scelta o per tradizione o per fortuna (perché non hanno un debito alto e non hanno bisogno che lo stato acquisisca molti soldi) hanno le imposte più basse. In questo senso, se confronto il mondo molto globale il mondo chiuso, quello globale è un mondo in cui la mia capacità democratica è inferiore perché non ho deciso io in modo democratico ma è una scelta obbligata; perdi di democrazia. Se ad esempio dopo aver fatto la globalizzazione immediatamente fai passi indietro per quanto riguarda la normativa del lavoro, è come fare passi indietro rispetto alle conquiste democratiche avute molti anni prima. Qui invece perdi democrazia. Ovviamente, per far questo si deve avere controllo sui capitali (se si ha controllo si ha meno paura che i propri capitali scappano per la globalizzazione), ma si è di nuovo in una fase di globalizzazione moderata, efficiente da Bretton Woods. La concorrenza fiscale internazionale si verifica unicamente fra i paesi che hanno eliminato i loro controlli sui capitali.

3. Un'altra cosa in cui si può perdere democrazia è l'esistenza di norme sanitarie e di sicurezza. Se il mercato diventa effettivamente globale, si potrebbe diventare vittime di commerci di cose che mettono in pericolo la propria sicurezza e sanità. Attualmente sono permesse, esistono differenze tra paesi per quanto riguarda standard di sicurezza, sulla tutela della vita e della salute, è giusto che ci siano e tutti sono d'accordo. Il punto su cui discute qui è se queste pratiche sono effettivamente pratiche che rispondono a obiettivi sanitari di sicurezza oppure sono pratiche che vengono introdotte per ragioni di discriminazioni di concorrenti. Se viene messo in dubbio la salute e la sicurezza allora sono norme giuste, altrimenti non lo sono, perché devono risultare conformi a principi scientifici e non essere discriminatorie.
Ci sono molti esempi di protezionismo (sui prodotti locali): la Thailandia aveva proibito l'importazione di sigarette. Questa scelta democratica espressa dal governo thailandese in realtà poi si vide che era stata fatta appunto per sostenere i produttori locali, data la diffusione delle sigarette thailandesi molto più pericolose e se si aveva a cuore la salute dei propri cittadini non si doveva impedire il commercio di sigarette straniere ma si dovevano usare metodi alternativi per evitare l'uso del fumo. Quindi provvedimento bocciato in quanto si potevano adottare misure alternative.
Altro esempio è il caso della carne americana in cui si vide che questa precauzione richiesta dall'Europa per motivi sanitari di sicurezza in realtà non aveva delle basi scientifiche molto solide ed era appunto un modo protezionistico per escludere la concorrenza. Protezionismo in Europa sugli ormoni: non discrimina i produttori esteri ma bocciato in quanto “precauzionale” (che inverte onere della prova) e non basato su prove scientifiche.
In un mondo globale alla fine non è così chiaro se certi valori superiori, come quelli della vita, della sicurezza e della salute siano più o meno a rischio rispetto a un mondo diverso in cui si cerca di mantenere dei controlli sull'importazione di prodotti.

4. Un altro caso era quello relativo agli Espropri normativi, cioè al fatto che certi paesi si mettessero d'accordo attraverso regole bilaterali su investimenti (BIT) o trattati commerciali “regionali” (RTA) che società straniere facevano nella propria madrepatria. i BIT sono accodi bilaterali sugli investimenti o trattati commerciali regionali, sono cose in cui si cercava di stabilire degli accordi tra stati che se volevano investire tra loro lo potevano fare ma a condizione che dovevano assumere nei propri investimenti il 70% di lavoratori di quella popolazione, essendo così un limite per l’impresa di fare certe cose. Questo rappresenta molti casi di controversie a livelli di tribunali internazionali perché possono esserci conflitti tra leggi nazionali (impone leggi) e investitori esteri (leggi che non vogliono rispettare) estremi. Questo è il caso di: NAFTA: risarcimenti a investitori esteri per danni da governi C-M (costruzione impianti rifiuti; additivi benzine ecc); ITA vs Sud Africa: 3 società minerarie italiane si schierarono contro il Black Economic Empowerement Act che obbligava ad ammettere le quote di lavoratori di colore a tutte le imprese che facevano investimenti lì (assunzioni + quote minoranza a lavoratori di colore).

5. Ultimo caso di influenza della globalizzazione sulle scelte democratiche è il caso che riguarda le Politiche industriali. I PVS non possono adottare politiche industriali attive come sovvenzionare certe imprese o settori, usare sussidi (illegali i sussidi), usare i rules of local content (OMC), regole determinate dal fatto che alcuni prodotti devono avere una percentuale minima di contenuto organico (made in di quel paese almeno per una certa percentuale di materia prima di un determinato paese, semilavorata e di lavoro). Questo riguarda anche la discussione o Accordo sui diritti di proprietà intellettuale (TRIPS) che pregiudica a lungo i PVS il fenomeno del reverse engineering: il fatto che io possa riprodurre per imitazione tecnologie sofisticate utilizzate dai paesi ricchi senza pagare i brevetti e la proprietà intellettuale (es: farmaci salvavita ecc).

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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