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Ripensare la globalizzazione


1. Non si può pensare che globalizzazione debba per forza dire “più mercato e meno autorità/meno governo/meno governance” perché quando è così le cose non funzionano, così come non è corretto dire “è meglio avere tanto stato e zero mercato”; le cose funzionano quando crescono i mercati e crescono anche le autorità, quando i mercati diventano più spessi, più veri; le cose funzionano bene quando crescono più mercati e al tempo stesso crescono i poteri delle autorità, dei governi, delle istituzioni sovranazionali, degli stati. I mercati però non possono essere sostituti del governo, è un discorso da ultraliberista senza senso.
La storia ci dice che le cose vanno bene quando crescono tutti e due: aumenta l'efficienza dei mercati, aumenta l'efficienza e la capacità di far rispettare le regole, di realizzare una globalizzazione intelligente. Mercati, governi, autorità sono complementari e non possono sostituirsi tra loro.

2. È bene sia avere più mercati più globali (e per certi versi non li abbiamo per quanto riguarda le banche, le assicurazioni, tanti servizi, l'agricoltura, i prodotti dei paesi poveri per tutte queste cose noi non abbiamo mercati globali; gli stati più forti "cattivi" hanno fatto i furbi in questi anni e stavano molto attenti a globalizzare quei mercati, quei settori dove loro erano forti ad esempio i computer piuttosto che le automobili, e a non globalizzare quei mercati in cui potevano essere forti i paesi più deboli come paesi africani, latinoamericani nel caso di prodotti agricoli, prodotti tessili di base, in cui un paese povero può costruirsi la propria ricchezza, il proprio benessere. Per questo nel 2001 nacque il movimento no-global che semplicemente chiedeva una globalizzazione intelligente) sia mercati più concorrenziali globali (in materia di energia, trasporti, banche e assicurazioni) ma questo richiede regole, controlli, sorveglianza, disciplina e rigore più efficace.

3. I mercati operano al meglio non quando gli stati sono deboli, ma quando sono più forti, cioè quando le regole e le autorità sono più forti.

4. Non esiste modello unico di globalizzazione o modello unico di capitalismo, ma esistono varietà di entrambi.

5. Esistono combinazioni diverse di globalizzazione, di capitalismo, di integrazione e cessione di sovranità, e le nazioni devono avere la possibilità di effettuare scelte differenti.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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