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Smith contro il mercantilismo


• diversa concezione della ricchezza che ora è più evoluta e non fondata solo sull'accumulazione di oro, ma fondata sulla possibilità di generare un flusso di beni e servizi molto più importante.


• diversa teoria della crescita, fondata non dalla massimizzazione dell'export ma dall'accumulazione di capitale K. Questo dipende dal fatto che le esportazioni sono importanti, non tanto perché ci permettono di acquistare oro ma perché ci permettono di acquistare beni a costi ridotti, o dei beni che non saremmo in grado di produrre.

• con Smith c'è una diversa enfasi sull'importanza dei mercati, perché i mercati aperti, più concorrenziali sono mercati in cui di solito i consumatori hanno molto da guadagnare in termini di quantità più elevate e prezzi più bassi (quindi prezzi e quantità ottimali in concorrenza e non monopolio).

• con Smith abbiamo un ruolo importante attribuito allo Stato, non quello di dare privilegi, di dare concessioni, di attribuire a una determinata compagnia il potere monopolistico (perché quello si riverbera contro i consumatori) ma ci si riferisce al potere importante intorno alla politica economica attiva ma circoscritta, limitata, cioè attiva che favorisca di nuovo un ambiente adatto all'attività economica, ambiente in cui i soggetti sono tutelati, al sicuro e protetti dalle regole e non si trovano in una situazione in cui vige la legge del più forte. Questa politica economica attiva per Smith è importante nel senso di riduzione dei costi di transazione, perché la tutela del diritto di proprietà è una delle prime cose: se io accumulo capitale, creo fabbriche, poi voglio che questa fabbrica resti mia non che mi venga espropriata da qualcuno. Anche per Smith c'erano tutta una serie di attività che lo Stato doveva coprire, importanti per ridurre i costi di transazione, attività che fossero a salvaguardia dei soggetti e degli scambi commerciali (non privilegi, non concessioni, non potere monopolistico ma poteri riguardanti la politica attiva ma circoscritta, favorevole ad ambiente adatto all'attività economica, con soggetti tutelati dallo Stato in materia di difesa, giustizia, proprietà, beni pubblici, industrie nascenti, poteri che possano ridurre i costi di transizione e possano salvaguardare gli scambi commerciali).

Con Smith arriviamo all'idea di vantaggi competitivi, cioè del fatto che un paese si possa e debba specializzarsi nelle cose che sa fare meglio, in modo da ottenerne tante: se tu hai delle condizioni favorevoli alla produzione di pelli di castoro, ti specializzi in quelle, produci meno di attività agricola, industriale ecc e otterrai queste cose in cambio attraverso il commercio internazionale.

Vantaggio comparato e regole: vantaggio comparato significa che qualunque cosa posseduta in abbondanza da un paese può essere scambiata con altre cose delle quali vi sia penuria (costi opportunità). I mercati per poter funzionare richiedono regole e istituzioni.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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