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Cicerone - De re publica, De legiis, De officii


(106-43) - Gli scritti politici più importanti sono De re publica, De legiis, De officiis.
Fu il teorico della libertà repubblicana di contro agli orientamenti politici che ritenevano essere possibile garantire l’ordine, la pace sociale, il dominio e la potenza di Roma con una radicale riforma della costituzione.
Ritiene che la politica rappresenti il culmine dell’attività dell’uomo.
Riconosce un nesso tra teoria e pratica nel senso che l’opera dell’uomo di stato non è altro che l’attuazione di quei principi, di quei valori che vengono professati in sede teorica: c’è quindi nella politica una riposta filosofia che si deve riconoscere al fine di migliorare la nostra preparazione.
Rifiuta l’idea utilitaristica e pattizia della società; ritiene che ci sia una naturale predisposizione degli uomini a vivere in società. La prima vera causa di aggregazione non è la necessità ma il bisogno, il fatto che L’uomo a differenza degli altri animali può sopravvivere solo se viene allevato, aiutato dai suoi simili. L’uomo non ama vivere in solitudine ma con gli altri uomini perché solo nella società può esprimere la sua natura razionale.
L’uomo è portato per natura a conoscere la verità e a far conoscere la verità; a volere la giustizia e farla rispettare; ad essere benevolenti e generosi. Sono questi i 3 aspetti dell’onesto.
Esistono tanti tipi di società per quanti sono i tipi di solidarietà umana: la famiglia, il gruppo parentale, le associazioni e le aggregazioni e associazioni particolari.
Lo stato è fondato sulla società degli uomini ma nello stesso tempo se ne distingue per una specifica autonomia: ciò che consente allo stato di partecipare alla società ma di esserne distinto è il diritto.
Il diritto promana dalla natura dell’uomo ed è connesso ai valori oggettivi che formano l’onesto. Il diritto trova il suo più valido collegamento con la giustizia che garantisce la sua efficacia di vincolo sociale che fa di una pluralità di uomini e cose una unità reale, il popolo, la res publica.
Il diritto diventa potere cioè l’attività che fa sussistere ogni forma di vita associata. Senza di esso né la famiglia, né lo stato, né la nazione, né il genere umano, ne la natura né il mondo potrebbero sussistere.
Cicerone non usa il termine polis che corrisponde in latino a civitas ma si serve del termine res publica per indicare l’organizzazione politica in quanto tale, connessa con il diritto. La parola status significa condizione, modo d’essere dove status-republicae indica la costituzione con un significato giuridico-politico. Lo stato per Cicerone è la cosa pubblica cioè la cosa che appartiene al popolo.
Il popolo non è qualsiasi insieme di individui ma è quella moltitudine che si è associata per una comune utilità e mediante il vincolo del diritto. I singoli costituiscono una unità e possono diventare popolo solo grazie al diritto.
Il diritto può rimanere come vincolo fondamentale nella società politica solamente se nello stato, per quanto riguarda l’organizzazione politica si afferma il principio di libertà. Per Cicerone la libertà è essenzialmente repubblicana. Si riferisce al ruolo che viene riconosciuto al popolo nella costituzione romana, al fatto che il popolo sia titolare della summa potestas che corrisponde alla sovranità popolare degli stati contemporanei.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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