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La società per Platone


Con l’analogia tra l’individuo e lo stato Platone introduce la concezione organicistica della comunità politica. La società si costituisce perché l’uomo non basta a se stesso e ha bisogno per la sua sopravvivenza fisica dell’aiuto dei suoi simili, per ottenere quei beni che gli altri producono e che da solo non riuscirebbe mai ad avere. La società si forma sul principio della divisione del lavoro e della necessaria interdipendenza che si istituisce tra le varie attività che hanno come scopo di produrre i beni necessari alla collettività: produzione e commercio sono fra loro connessi ed esprimono le diverse categorie sociali in corrispondenza delle attività che vengono svolte: i contadini, gli artigiani, gli operai, i commercianti. Il principio della specializzazione delle attività esige che accanto alla classe che ha come compito specifico quello di procurare i beni necessari alla collettività debba esserci un’altra categoria di persone che si occupa esclusivamente della difesa dei beni e della comunità dagli attacchi dei nemici. Questa seconda categoria è la classe dei CUSTODI e nel suo ambito Platone distingue altre 2 categorie di persone: i custodi-guerrieri assolvono all’esigenza della difesa della comunità; i custodi-reggitori cioè i politici che governano lo stato.
Uno dei problemi politici più importanti è sapere quali persone devono appartenere alla prima, alla seconda e alla terza dato che l’ufficio dei custodi è massimo e quindi richiede libertà dalle altre occupazioni, arte e cura e natura idonea a questa occupazione. Questo problema può essere risolto solo con una riorganizzazione della polis fondata sull’eliminazione delle due istituzioni sulle quali si fonda l’ordinamento politico sociale che non consentono di governare secondo i principi di una politica scientifica: la famiglia e la proprietà. Queste due istituzioni si frappongono tra l’individuo e lo stato rinchiudendo l’individuo in gruppi fra loro ostili ognuno preoccupato di ampliare la propria influenza, il proprio potere, a danno di quello dello stato. La famiglia costringe l’individuo a svolgere un’attività contrastante con le sue vere attitudini, unicamente per il rispetto del prestigio, delle tradizioni famigliari e per la difesa delle posizioni di privilegio che ha conquistato. Questo ruolo politico della famiglia trova sostegno nella proprietà privata che istituzionalizza e rende immodificabili le posizioni di potere che la famiglia è riuscita a conquistare. Quindi i nemici della stato e dell’individuo sono la famiglia e la proprietà che sostituiscono lo stato nell’attività politica. La proprietà privata è la causa del male più grave della società: a distinzione tra ricchi e poveri, in lotta tra loro che ha stremato la polis e la porterà alla distruzione.
Eliminando la proprietà e la famiglia si potrà attuare un ordinamento collettivistico e comunistico che consentirà di riconoscere la natura degli individui e collocarli in quella classe cui sono destinati dalle loro predisposizioni. Ogni individuo avrà un’educazione comune affinché i custodi possano rendersi conto delle loro attitudini e indirizzarli verso quelle attività cui sono destinati dalla stessa natura. L’educazione diventa lo strumento più efficace per formare la personalità degli uomini. La politica si presenta come una paideia cioè un’ideologia.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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