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Il manifesto del regno dopo la proclamazione dell'indipendenza


Il processo attraverso il quale avvenne l’abbandono alla fedeltà è descritto in un pamphlet, Il manifesto del regno che palesa le sue giuste ragioni: esso esprime infatti su tutta la vicenda che va dai moti di luglio al distacco della Spagna, il punto di vista della corrente indipendentista, ed assume in modo del tutto esplicito i nuovi contenuti politici ideali della fedeltà. Fu scritto evidentemente dopo la proclamazione dell’indipendenza con lo scopo di spiegarne e diffonderne le ragioni. Il manifesto voleva dimostrare anzitutto che, violando nel governo del regno i patti “costituzionali” e il diritto delle genti e dando infine una risposta negativa e violenta alla legittima protesta del popolo napoletano, la monarchia aveva provocato una rottura.
Uno dei segni più importanti dell’elaborazione di una nuove ideologia è il cambiamento del significato de termine popolo, fin dall’inizio strettamente legato alla sostanza e alle forme della ribellione. Originariamente rivolto a disegnare una parte della società distinta dalla nobiltà, il termine cominciò allora ad essere attribuito a tutto l’insieme della comunità; era un mutamento di grande rilievo, denso di novità concettuali e di implicazioni politiche. Come equivalente di nazione e di patria il popolo cominciò ad acquistare nei programmi e nelle intenzioni e nel linguaggio degli indipendentisti specie repubblicani, una sacralità prima riservata esclusivamente al sovrano e un valore del tutto nuovo di fondamento e legittimazione del potere.
Anche nel Discorso scritto alla vigilia del 17 ottobre del 1647 ma pubblicato da Schipa nel 1912, è presente l’appello all’indipendenza e l’impegno a superare le incertezze e resistenza e il superamento della concezione dinastica della fedeltà è la premessa e la condizione necessaria dell’emancipazione. Di queste
copie pubblicate da Schipa non si conoscono esemplari stampati nel Seicento, ma esistono versioni manoscritte di cui una è Ragionamento di Tommaso Aniello generalissimo per eccitare il suo popolo napoletano alla libertà. Il Dialogo politico per la morte di Masaniello nella sollevazione della città di Napoli. Sua Santità Ambasciatore di Spagna e Il Discorso politico sopra la rivoluzione di Napoli seguita il 7 luglio del 1647 sono diversi dai precedenti per contenuto politico e ispirazione ideale. Le posizioni antispagnole enunciate nel dialogo coincidono nell’essenziale con le analisi politiche e con la propaganda di matrice francese. Nel Dialogo è delineata una posizione politica che ebbe un certo rilievo durante la rivoluzione. Anche il Discorso politico rispecchia giudizi negativi molto diffusi sulla politica spagnola in generale e in Italia, ma l’autore è ostile ai propositi di cambiamento radicale e non ha fiducia nelle possibilità di successo della ribellione.

Tratto da LA FEDELTÀ NEL '600 di Alessia Muliere
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