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La tradizione giuridica dei paesi nordici


La contrapposizione civil law/common law, come tutte le classificazioni, non risolve però il problema, e costruirsi una “carta mentale” rigidamente aderente ad essa può essere rischioso anche rimanendo all’interno della tradizione giuridica occidentale.
Uno dei casi più problematici è costituito dall’insieme degli ordinamenti “scandinavi” o “nordici”, ossia dagli ordinamenti di Svezia, Finlandia, Danimarca (con due territori autonomi, Groenlandia Færøer), Norvegia e Islanda: “famiglia” autonoma con pari dignità di quelle francesi, romanistiche, tedesche o angloamericane.
Per la necessità di un principiante medio, i sistemi giuridici nordici possono certamente essere sistemati nel gruppo europeo-continentale dei sistemi giuridici romano-germanici.
Se un approccio così pragmatico è di massima condivisibile, ciò non diminuisce però l’utilità di un’informazione minima, non tanto sulle varie proposte di classificazione degli ordinamenti nordici, ma proprio sulle ragioni che rendono difficile la loro classificazione.
L’osservazione del nord Europa è istruttiva, mostrandoci come sia possibile l’affermazione di un positivismo legislativo molto marcato pur in assenza di codificazioni nel senso proprio dell’esperienza continentale, e aiutandoci a non cadere nell’errore di vedere i codici come l’unica forma di inquadramento concettuale dell’esperienza giuridica occidentale al di fuori dell’area di common law.
Anche qui, per comprendere gli equilibri di oggi occorre guardarsi indietro, e non poco, visto l’elevata continuità storica (questa sì, simile al diritto inglese) della tradizione nordica.

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