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Il consumo di alcol in Italia nel panorama mondiale


Mediante le statistiche di bilancio nazionale è possibile ottenere una comparazione esaustiva tra i paesi del mondo per quanto riguarda il consumo sia di alcol totale, sia di ciascuna bevanda alcolica.
Dalla seconda guerra mondiale fino all'inizio degli anni '70 si è assistito ad un marcato aumento di alcol totale consumato da parte dei paesi vitivinicoli (Italia, Francia e paesi mediterranei in generale), seguita da una rapida discesa fino ai nostri giorni. Nello stesso tempo si è assistito ad un incremento generalizzato di consumo di birra.
Il processo di globalizzazione economica ha portato anche ad una globalizzazione dei consumi: nei paesi tradizionalmente produttori-consumatori di un tipo di bevanda alcolica (ad esempio il vino per l'Italia) diminuisce il consumo di questa e aumenta la preferenza per le bevande culturalmente “estranee”, di recente produzione o importazione (birra).
Il consumo di alcol totale varia a seconda dell'area geografica; anche in aree omogenee dal punto di vista storico-culturale è possibile individuare andamenti molto diversi: in Italia, Francia e Portogallo il consumo di alcol totale è diminuito fortemente dal 1961 al 2002, perchè l'incremento del consumo di birra o di liquori non ha compensato il forte calo del consumo di vino; per contro, ancora nell'area mediterranea, in Spagna e in Grecia il consumo di alcol totale è aumentato, nonostante il decremento di consumo di vino, proprio grazie all'effetto compensatorio del consumo di birra.
Nonostante il processo di globalizzazione dei consumi, i paesi possono ancora essere tipizzati secondo la bevanda prevalentemente consumata:
-     paesi a prevalenza di vino: sono i paesi dell'area mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia), quelli dell'America Latina con forti rapporti con i paesi mediterranei (Argentina, Uruguay), ed altri paesi europei di più recente tradizione vitivinicola (Lussemburgo, Svizzera, Ungheria);
-     paesi a prevalenza di birra: questi paesi possono essere classificati a seconda dei pattern di consumo: paesi prettamente nordici dove la birra viene affiancata dai liquori soprattutto nei fine settimana (Norvegia, Finlandia, Usa, Canada e Nuova Zelanda) o anche durante la settimana (Repubblica Ceca e Slovacchia); paesi anglosassoni che oltre la birra anche le altre bevande (vino compreso) costituiscono una preferenza marcata (Germania, Inghilterra e Svezia); paesi centro-europei dove accanto al consumo di birra si affianca un consumo marcato di vino (Danimarca, Austria, Belgio, Romania);
-     paesi a prevalenza dei liquori: sono i paesi dell'Europa dell'Est dove prevale la preferenza per i distillati e per la birra (Russia, Ucraina, Polonia). In altri acquista importanza anche il consumo di vino (Romania, Bulgaria, Cipro).
Il consumo di vino cresce costantemente dalla metà del 1800 fino al 1930. Ha, poi, una netta inversione durante l'ultimo decennio del regime fascista.
Dopo la seconda guerra mondiale si assiste ad un progressivo aumento del consumo di vino che, in corrispondenza del boom economico, raggiunge il massimo storico nel 1970. A questo si affianca un incremento del consumo di birra che con il 1960 inizia ad aumentare.
Con l'inizio degli anni '70 l'Italia comincia a sperimentare una drastica riduzione dei consumi di vino, in poco più di 30 anni il consumo è più che dimezzato. Ciononostante il vino rappresenta ancora il 70% dei consumi alcolici dell'italiano medio, seguito dalla birra (20%) e dai liquori (10%). La birra di converso cresce dai circa 6 litri medi all'anno del 1961 ai 30,1 del 2003; mentre i liquori, restano stabili intorno ad un litro di alcol puro fino agli inizi degli anni '90 per calare addirittura fino a mezzo litro nel 2002.

Tratto da IL CONSUMO DI SOSTANZE PSICOATTIVE OGGI di Angela Tiano
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