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La chiesa e la difesa della natura dell'uomo



Di fronte all’affermarsi crescente di fenomeni di secolarizzazione, la Chiesa, non solo in Italia (che è il nostro punto di vista specifico), avanza pretese di riconoscimento della propria autorità sempre più pressanti, e ciò in nome del fatto che a essa, dalla stessa rivelazione cristiana, sarebbe affidato il compito di difendere l’autentica natura dell’uomo e delle istituzioni civili. Nonostante il pensiero cristiano si impegni per aggiornarsi e la stessa gerarchia cattolica compia un notevole sforzo per leggere i segni dei tempi e parlare all’umanità di oggi, non c’è dubbio che la modernità è vista fondamentalmente come un nemico.
È vero che la Bibbia non cerca più di leggere nella Bibbia la descrizione del cosmo e le leggi del moto degli astri; ma parla ancora correntemente di un’antropologia biblica, a cui le leggi civili dovrebbero conformarsi per non tradire la natura dell’uomo. Nonostante questo, la Chiesa non sembra essere riuscita a superare davvero la fase del processo a Galileo e lo si vede dal fatto che ancora oggi le ragioni di chi abbandona il cristianesimo sono legate alla pretesa ecclesiastica di conoscere la vera natura del mondo, dell’uomo e della società.
Dopo Auschwitz, non solo Dio non può essere pensato come onnipotente e buono nello stesso tempo, ma anche e soprattutto che forse non si può pensarlo come il demiurgo platonico, come il produttore del mondo materiale e dunque responsabile supremo del suo funzionamento.
Per quanto riguarda i cattolici che si dichiarano praticanti, dicono di accettare e almeno di praticare l’etica sessuale predicata dal papa. Secondo Vattimo, non la prendono sul serio e non trascurano di proteggersi con il profilattico nei loro rapporti sessuali.
Inoltre, parlare di un Dio relativista significa prendere atto che l’epoca della Bibbia come deposito di sapere vero perché garantito dall’autorità divina è del tutto passata e che questo non sia un male a cui cercare di adattarsi in attesa di poterlo combattere più decisamente, ma faccia parte della stessa storia della salvezza.
Si pensi ai matrimoni omosessuali, a cui la Chiesa è contraria, fondamentalmente per la difesa della natura dell’essere umano, che è minacciata anche dalle biotecnologie, dalla manipolazione genetica, ecc. Su questo sentiero, la Chiesa ha incontrato un alleato inaspettato, ovvero Jurgen Habermas. Le sue preoccupazioni sono solo in parte simili a quelle del papa: difendere la natura umana significa per Habermas porre dei limiti alla riduzione della vita umana, del corpo, degli embrioni, del codice genetico, ecc. a merce che possa un domani essere brevettata, venduta e acquistata sul mercato. Per il papa, la questione è quella di rimanere fedele all’essenza dell’essere umano così come è stata stabilita da Dio Creatore. In quest’ultimo caso la Chiesa è sempre l’autorità che ha impedito ai biologi di fare autopsie nel Medioevo e che si è opposta in tutte le epoche agli sforzi degli scienziati di conoscere meglio la natura e di manipolarla con la tecnica per il bene dell’umanità. È questa la ragione per cui la Chiesa è così fortemente interessata all’umanità; come leggiamo in uno degli ultimi documenti dei vescovi italiani, la sessualità è per loro qualcosa che non si può cambiare, una sorta di limite naturale che deve essere rispettato anche perché non può essere cambiato.

Tratto da LE CORRENTI DI PENSIERO CONTEMPORANEE di Gabriella Galbiati
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