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Potere del sovrano in Machiavelli



L’antropologia di Machiavelli ruota tutta attorno ad una considerazione: “il mondo è sempre stato ad un medesimo modo, poiché in tutti i tempi gli uomini sono stati accomunati dalle medesime passioni”.
“La prima condizione per governare l’uomo - dice Machiavelli – è quella di capire l’uomo”. Ma soprattutto l’antropologia di Machiavelli vede intrecciarsi inscindibilmente libertà e necessità, volontà soggettiva e determinazione oggettiva degli eventi. Machiavelli designa con fortuna l’insieme di eventi non prevedibili, mentre con virtù tutte quelle buone azioni che scaturiscono dalla scelta consapevole dell’individuo. Anche ammesso che ci fosse un principe tanto virtuoso, se egli non avesse in determinate condizioni il beneplacito della fortuna, non otterrebbe cmq i risultati sperati. Questo però non deve portare il principe a rinunciare alle sue doti virtuose: se egli infatti vuole essere un buon principe deve sapere cmq adottare dei mezzi idonei al fine che vuole raggiungere. In lui allora il concetto umanistico di virtù viene ribaltato, ancor di più perchè il premio a tale virtù è tutto mondano. L’astuzia della volpe e il coraggio del leone sono le due caratteristiche principali di un buon principe; la magnanimità, la temperanza, la liberalità verranno dopo e solo nel caso in cui non andranno a ledere l’immagine di forza e di potenza del principe. Il sovrano non è tenuto ad essere giusto, buono, ma a conservare il potere; a lui converrà più essere temuto che amato. Secondo Machiavelli non esiste sovranità legittima: unico titolo per la legittimazione del potere è il possesso di fatto.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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