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Il libero scambio


Il libero scambio, la libertà di commerciare ed esportare-importare, è sempre stato, a confronto con il protezionismo, un sistema più efficiente, un sistema che ha garantito a diversi paesi di arricchirsi, di crescere e svilupparsi.

Il libero scambio è un regime, una condizione che esalta la specializzazione, che esalta la possibilità di un paese di specializzarsi nelle cose che sa far meglio (esempio, mobili, scarpe, vestiti, ecc. sono cose in cui l'economia italiana ha raggiunto livelli di eccellenza e ha potuto farlo perché si è potuta specializzare in questi segmenti che spesso sono di nicchia come vestiti o scarpe di alta qualità, ma sono appunto segmenti che avevano bisogno di un'ampia platea di consumatori; se la platea fosse rimasta di soli italiani, difficilmente tutte le imprese che operano nella moda, nei beni per la casa, per la famiglia avrebbero potuto svilupparsi).

Il libero scambio quindi è un regime più efficiente, che garantisce una crescita sana, solida e duratura; è un regime che consente di acquisire economia di scala perché un conto è produrre ad esempio occhiali che possono avere un bacino di 6 miliardi di compratori, (come fa la produttrice leader nel mondo partendo da una piccola azienda), un conto è produrre occhiali i quali, se le nostre frontiere fossero chiuse come in una situazione di autarchia stile anni '30, sarebbero venduti a 30/40 milioni di persone. Il fatto di avere una domanda potenziale molto ampia permette di acquisire economia di scala.

Dunque il liberismo, il vantaggio comparato, la possibilità di sviluppare economia di scala, la possibilità di specializzarsi rappresenta la soluzione liberale o più ottimale. Però esistono anche delle argomentazioni che in qualche modo danno forza al protezionismo. Argomentazioni come il mercantilismo che era un periodo in cui il mercante chiedeva protezione soprattutto per sé stesso al sovrano per acquisire privilegi, diritti di monopolio nella navigazione, nel commercio. Questo lo dice anche Rodrick e nel '600 aveva un altro senso; sono certamente argomentazioni molto personalistiche, chi ci guadagnava poteva essere il sovrano o il mercante mentre tante altre persone non ci guadagnavano da tutti i privilegi concessi al mercante.

Invece, piano piano, dopo aver visto che il protezionismo è una cosa che nasce con l'economia quindi una cosa presente da secoli e per altrettanti secoli ancora (bisogna ricordare che l'unione, l'integrazione economica è una cosa che oggi abbiamo, ieri non avevamo come negli anni '70, ieri l'altro come anni '50 c'era un po' di più, negli anni '30 non esisteva e quindi non c'era nessun livello di privazione, domani non si sa, lo vediamo con Trump e altri movimenti che spingono alla disintegrazione e quindi non solo conquiste tecnologiche; tutto questo non è vero nel processo di integrazione).

Nella teoria economica (le basi dei classici, per l’economista Acocella) si è sempre ritenuto che il liberismo fosse una bella cosa però, come tutte le belle cose, poteva ammettere delle eccezioni, potevano esserci dei casi, argomentazioni, situazioni in cui un po' di protezionismo poteva anche starci. Quindi il liberismo è la regola, come tutte le regole possono esserci delle eccezioni.
Acocella fa vedere alcune di queste eccezioni dopo averne raccontato la bellezza del liberismo, del vantaggio comparato e dell'economia di scala.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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