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Passaggio da Truman a Eisenhower


nel dicembre 1950, in piena crisi coreana, dopo aver trasformato la NATO da sistema di forze nazionali slegate tra loro a forza altamente integrata sotto un comando centrale, e dopo aver trasferito in Europa 4 divisioni di combattimento statunitensi, Truman nomina come primo Supremo Comandante Alleato il generale EISENHOWER. Egli viene richiamato in patria per la campagna elettorale del 1952: il suo avversario, il candidato democratico Stevenson, difende con fermezza la strategia del contenimento di fronte alla minaccia sovietica; il candidato repubblicano Eisenhower va nella direzione opposta, rappresentando la nuova ala internazionalista del proprio partito, che guarda con favore a un ruolo attivo degli USA. Egli è affiancato dal candidato vice Presidente Nixon e dall’avvocato Dulles per elaborare la propria piattaforma elettorale, che giudica la politica del contenimento come vigliacca e immorale, in quanto abbandona milioni di esseri umani alla schiavitù del dominio comunista. I repubblicani avanzano richieste per la “liberation” delle “nazioni schiave” dell’Europa orientale attraverso la strategia del ROLL BACK = respingere la cortina di ferro, ricacciare indietro i sovietici. Contemporaneamente, una rumorosa minoranza tra i repubblicani, capeggiata da McCARTHY, denuncia a gran voce Truman per aver permesso all’Europa orientale di cadere sotto la dominazione sovietica, per aver perso la Cina e per aver perseguito una strategia senza possibilità di vittoria nella guerra di Corea; inoltre il senatore scatena una vera e propria “caccia alle streghe” alle quinte colonne comuniste che secondo lui infestano il Dipartimento di Stato americano. In questo clima di dissenso e di sfiducia nei confronti delle politiche perseguite dal Presidente Truman, Eisenhower ottiene alle elezioni una vittoria schiacciante, nel novembre 1952. Il nuovo Segretario di Stato Dulles dipinge la Guerra Fredda non come una rivalità tra due superpotenze che cercano di perseguire i loro interessi nel mondo, ma come una lotta tra le forze del bene e quelle del male: l’obbiettivo principale è la sconfitta e l’eliminazione del comunismo, piuttosto che il suo contenimento, per questo sono considerati immorali anche i paesi non allineati. Ma in che modo si dà concretezza a questi obbiettivi? Bisognerebbe accrescere le spese per la difesa, ma esse sono già state aumentate con l’NSC-68, e l’opinione pubblica non è disposta ad ulteriori sacrifici; inoltre l’amministrazione Eisenhower si è impegnata a perseguire i tradizionali obbiettivi dei repubblicani, cioè un bilancio equilibrato, la riduzione della spesa pubblica e delle tasse. Viene così elaborata la dottrina del NEW LOOK: gli stanziamenti per la difesa vengono limitati a meno del 10% del PIL, e ciò è possibile potenziando il settore nucleare degli armamenti, permettendo maggiore sicurezza a minor costo. Questa strategia della deterrenza permette di ridurre le spese militari e di dissuadere l’Unione Sovietica dall’intraprendere una guerra convenzionale in Europa: infatti i bombardieri statunitensi sono in grado di lanciare armi nucleari contro i bersagli sovietici, mentre i russi non possiedono bombardieri a lungo raggio. Secondo Dulles gli USA hanno sviluppato la capacità “di effettuare un’immediata rappresaglia con i mezzi e nei luoghi più convenienti” : questa nuova strategia di MASSIVE RETALIATION presuppone che gli Stati Uniti siano pronti a minacciare una guerra nucleare allo scopo di prevenirla (l’ironico motto del comando aereo strategico è “la pace è il nostro mestiere”). L’essenza della deterrenza è la credibilità, e la credibilità della dottrina risiede nella FIRST STRIKE CAPABILITY = capacità di distruggere l’avversario con un solo colpo. E infatti in questa fase solo gli Stati Uniti dispongono di bombardieri a lungo e medio raggio e di basi che i sovietici non hanno: per Dulles gli USA devono essere disposti “ad arrivare fino al limite senza entrare in guerra” (politica di brinkmanship, da brink=orlo).

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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