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Cenni storici sulle origini della guerra del Peloponneso

Per spiegare le origini della guerra, Tucidide ripercorre la storia di tutto il V secolo a.C. (I Libro, nella parte detta archeologia) e, in particolare, fa un’analisi dettagliata dei 50 anni che precedono lo scoppio della guerra. 
In quel periodo, la maggiore potenza regionale era l’Impero persiano, che controlla tutta l’Asia Minore e, in particolare, la fascia costiera = città greche, fondate da greci, ma sotto il dominio persiano. Ad un certo punto, queste città greche si ribellano all’Impero. Ne segue una spedizione persiana punitiva, sia con lo scopo di ristabilire il controllo, sia per punire gli Ateniesi, che avevano sostenuto le città ioniche. 
Per ben 2 volte, tra il 490 e il 478 a.C., i Persiani cercano di invadere la Grecia (prima nel 490 a.C. con Dario, poi nei 481 a.C. con suo figlio Serse): la prima volta, Dario subisce una sconfitta a Maratona, mentre la seconda volta subiscono una sconfitta ancora più pesante, dovendo scontrarsi con quasi tutti gli Stati greci coalizzati contro un nemico comune, capeggiati da Sparta, e i Persiani vengono sconfitti sia sulla terra, a Platea (grazie allo sforzo spartano), sia sul mare, a Salamina (grazie alla prova ateniese). 
Nella circostanza, Atene viene distrutta e la popolazione si salva imbarcandosi sulle navi. 
Una volta conclusa la guerra, l’alleanza tra Sparta e Atene si sfaglia quasi immediatamente. 
Dopo la vittoriosa resistenza contro l’invasione persiana, nel 478 a.C., Atene getta le basi del suo impero marittimo. La potenza ateniese in continua espansione trova nel bacino dell’Egeo il suo naturale terreno, dal momento che le città ioniche non si fidano più tanto di Sparta, come leader della coalizione, in quanto troppo prudente ⇒ creano un patto con Atene, un patto di città libere a pari condizioni, la cosiddetta Lega delio-attica (così chiamata per il fatto che il tesoro si trovava nell’isola di Delo, simbolo di coesione). 
Ben presto, l’Alleanza diventa sempre più un Impero, a causa sia della politica ateniese, sia della dabbenaggine degli alleati, che preferiscono contribuire all’Alleanza solo finanziariamente, non più militarmente, divenendo sempre più deboli, delegando la loro sicurezza ad Atene. Questa, a sua volta diventa sempre più ricca (per i contributi degli alleati) e sempre più potente (avendo il monopolio dell’uso della forza). 
Quando gli alleati si rendono contro dell’eccessiva potenza ateniese e cominciano a defezionare, Atene reagisce violentemente, reprimendo le rivolte. 
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Appare ormai chiaro a tutti che l’Alleanza è ormai un Impero, una tirannia. 
Intanto, il blocco delle città peloponnesiache, stretto intorno a Sparta, attende con sospetto il momento in cui l’imperialismo ateniese vorrà volgere gli occhi anche ai territori della Lega. 
Nel 431 a.C. si apre la guerra del Peloponneso, conclusa nel 404 a.C. con l’occupazione di Atene da parte del Generale spartano Lisandro. 
Nel 446 a.C. c’è la cosiddetta Tregua dei Trent’anni, che conclude quella che viene detta la Prima Guerra del Peloponneso = Sparta e Atene riconoscono le reciproche sfere di influenza: gli Spartani riconoscono la supremazia ateniese nella Ionia e nel Mar Egeo, mentre Atene si impegna a non occuparsi del Peloponneso. 
Nel frattempo, però, gli Spartani assistono passivi alla continua crescita dell’Impero ateniese, sia come potenza navale, sia come potenza commerciale, sia ad est sia ad ovest, mantenendo il monopolio del commercio nella regione ⇒ più ricchezza (risorse finanziarie) ⇒ più potere (risorse militari). 
In tutte le città greche, è la Pubblica Amministrazione che provvede al mantenimento dell’esercito, della burocrazia, dei sacerdoti, indipendentemente dal fatto di essere oligarchie o democrazie. Ci sono comunque delle differenze tra questi 2 tipi di governo. 
Il periodo tra il 460 e il 429 a.C. ad Atene c’è l’Età di Pericle, descritto da Tucidide come il primo cittadino, non per la carica, ma per l’autorità e il prestigio che ha. 
Le istituzioni democratiche, sorte per mano di Solone dalle lotte sociali del VI secolo a.C. e irrobustite dalla prova trionfale contro l’aggressore persiano, erano già profondamente radicate nella coscienza e nella cultura degli Ateniesi, quando Pericle, con audaci riforme costituzionali, ne esaltò il genuino valore di strumento per la partecipazione effettiva di ogni cittadino alle scelte politiche. 
La popolazione ateniese è divisa in 10 tribù, ognuna delle quali manda 50 rappresentanti al Consiglio (bulé) e 2 Generali. 
Le cariche più alte dello Stato vengono assegnate per sorteggio e pagate ⇒ ogni cittadino è potenzialmente in grado di asservire allo Stato. 
Sotto al Consiglio c’è l’Assemblea Generale di tutti i cittadini, tenendo presente che ad Atene esiste una tripartizione sociale, molto simile a quella spartana: 
− cittadini = padre e madre ateniese 
− meteci = mercanti, allevatori, che non hanno entrambi i genitori ateniesi ⇒ non sono cittadini pieni 
− schiavi. 

Nel corso del V secolo a.C., a differenza di Sparta, ad Atene è l’Assemblea dei cittadini il principale organo decisionale, mano a mano che le istituzioni democratiche si consolidano. Questo spiega anche l’importanza ricoperta dalla retorica e dei retorici = persone in grado di esprimere le proprie idee ed opinioni e di convincere l’Assemblea. NB: Tucidide è un vecchio oligarca ⇒ è abbastanza critico nei confronti della democrazia ateniese. Infatti, secondo lui, finché resiste Pericle, la situazione politica della città è buona, perché, di fatto, non è una democrazia, ma una monarchia. Ma dopo Pericle, le istituzioni non sono più in grado mantenere la propria autorità. 
Sparta si fonda sulla stessa Costituzione da più di 4 secoli, cosa che Tucidide elogia, sottolineandone la longevità come elemento di stabilità politica ed istituzionale. 
Nell’VIII secolo a.C., probabilmente nel 725 a.C., Sparta, a causa della carenza del proprio territorio, occupa la Messenia. 2 secoli dopo, però, i Messeni si ribellano. Sparta riesce in qualche modo a controllare la rivolta, diventando “uno Stato militare”, regolato da una ferrea disciplina, in cui tutto ruota attorno allo Stato: ogni bambino cittadino, a partire dai 7 anni viene prelevato dalla famiglia e inserito in scuole militari, dove viene addestrato (civicamente e psicologicamente) fino ai 20 anni, anche se deve rimanere nelle caserme fino ai 30 anni e solo allora può formare una propria famiglia. Fino ai 60 anni, questi cittadini sono soldati a disposizione dello Stato. 
Nella società spartana esistono 3 classi di cittadini: 
− spartiati = l’élite guerriera, che può essere formata esclusivamente da cittadini, gli unici a godere dei pieni diritti politici e civili (all’epoca della guerra del Peloponneso erano circa 20-25.000); 
− perieci = non sono cittadini a titolo pieno, non vivono a Sparta, ma nei dintorni e sono soprattutto allevatori, mercanti, non autorizzati a possedere terreni (gli spartiati sono gli unici ad avere questo diritto); 
− iloti (servi) = sono la stragrande maggioranza della popolazione, ma tenuti in una posizione di inferiorità. Il loro compito è quello di lavorare le terre possedute dagli spartiati. Questa classe sociale è spesso sospettata di ribellione ⇒ maltrattati e uccisi molto facilmente. Proprio la preoccupazione che queste ribellioni suscitano in Sparta è il motivo principale che trattiene la città ad adottare una politica estera aggressiva. 

Dal punto di vista istituzionale, a Sparta ci sono 2 re, che possono controllarsi a vicenda, anche se, nel periodo considerato nelle Storie, hanno perso ormai la maggior parte dei loro poteri, conservando solamente il potere decisionale in tempo di guerra. 
Il potere sta nelle mani di 5 magistrati, gli efori, eletti a rotazione su base annuale. Inizialmente furono investiti di un'autorità limitata alle questioni di ordine pubblico; col tempo il loro potere crebbe e si occuparono della riscossione delle tasse, della politica estera e di questioni penali, attirando così l'ostilità dei sovrani. Questi magistrati erano affiancati da un Consiglio, la Gherusia, organo consultivo formato da 28 anziani (ghérontes), di età superiore ai 60 anni, scelti tra l’aristocrazia ed eletti per acclamazione dagli spartiati + i 2 re. Oltre a una funzione di vero e proprio sostegno all’azione dei re, il compito primario di quest’organo era di carattere giudiziario: esaminava infatti su richiesta degli efori i casi giudiziari più gravi, che potevano prevedere la pena capitale, l’esilio o la confisca dei beni. Inizialmente vitalizia, in seguito la carica dei ghérontes diventò annuale. 
Sotto questi 2 organi, c’è l’Assemblea degli spartiati, una struttura simile a quella ateniese, di fatto svuotata dei suoi effettivi poteri da una serie di procedure burocratiche. Ad esempio, sono gli efori che decidono quando convocarla e, in tal caso, soltanto i ghérontes possono parlare ⇒ tutti questi vincoli procedurali rendono l’Assemblea un organo puramente formale. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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