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La codificazione giuridica mancata in Svezia


Particolarmente interessante, per quanto riguarda l’incontro con il movimento per la codificazione, è l’esperienza svedese.
Dopo il disastro del 1809, si avvia una breve stagione in cui appare possibile un radicale rinnovamento del Paese.
Prevale tuttavia un approccio piuttosto prudente.
Si decide infatti di procedere ad una mera “distinzione, semplificazione e miglioramento della legislazione”, senza l’adozione in toto di modelli codicistici continentali.
Si giunge quindi, nel 1811, alla creazione di una Commissione per la riforma legislativa, composta da accademici, giuristi ed alti funzionari.
Nel 1826 è presentata una “Proposta di legge civile generale”.
La maggior parte delle soluzioni sostanziali e delle partizioni in capitoli del Rikes Lag è mantenuta, e la ricezione di modelli stranieri può essere osservata solo a livello di singole disposizioni, alcune delle quali appaiono influenzate dal Code Civil.
Su alcuni punti la formazione liberale dei redattori appariva evidente, concretizzandosi in proposte di difficile digeribilità politica per i conservatori, come la parità fra uomini e donne in materia successoria e la libertà di alienazione dei terreni.
Una volta presentata, la Proposta venne inviata, secondo la procedura dell’epoca, alla Corte Suprema per un parere preventivo.
Ciò richiederà vari anni.
Quando finalmente giungerà il parere della Corte Suprema, sarà totalmente negativo.
La “Proposta di legge civile generale” venne considerata come eccessivamente aderente a modelli di oltre frontiera ed eccessivamente innovativa, con argomentazioni tratte di peso dall’armamentario della Scuola storica che negli anni precedenti aveva acquistato sempre maggior prestigio in Svezia.
L’idea di una riforma legislativa generale si rimette in moto con l’ascesa al trono, nel 1844, di Oscar I, sovrano di idee schiettamente liberali.
L’idea di una riforma radicale del Rikes Lag continuerà però a non incontrare sufficiente consenso e si avvia ad una “tranquilla e, se così si vuol dire, poco pietosa sepoltura”.

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