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Le edizioni della bibbia e del nuovo testamento

Le edizioni della bibbia e del nuovo testamento

Nel giro di 150 anni di storia della stampa (dalla data della sua invenzione, che è pure quella del primo lavoro dell’arte tipografica - la Bibbia di Gutenberg del 1454 - fino al termine del XVI secolo, dato che nel 1592 vide la luce la prima edizione della Bibbia Vulgata, detta poi sisto-clementina dai papi che l’avevano patrocinata), vengono pubblicate numerose edizioni dell’epistolario paolino: molte di esse, insieme al testo delle Lettere, talora accompagnato dall’originale greco, sono corredate da commento filologico o teologico, o l’uno e l’altro insieme. Poniamo la fine del XVI secolo come limite di questa ricerca; già il Concilio di Trento si proponeva essere tale linea di demarcazione, ma si dovette attendere mezzo secolo per avere l’edizione tipica della Vulgata che il concilio aveva auspicato. Dopo la Bibbia sistina dei Settanta, che è del 1587, uscì nel 1590 la Vulgata, curata personalmente da Sisto V, ma così carica di guasti esegetici che pochi giorni dopo la morte del papa, fu ritirata dal commercio e addirittura se ne riacquistarono indietro degli esemplari già venduti, per distruggerli. Nel 1592, per volere di Clemente VIII, apparve la Bibbia Sisto-Clementina che rappresentò la versione “autentica” secondo il Concilio, nel senso che i teologi e gli studiosi e soprattutto gli editori dovevano tenerne conto. Di fatto il testo venne ancora ritoccato nelle edizioni del 93 e ’98: quest’ultima fu considerata l’edizione tipica vaticana e divenne per tre secoli e mezzo testo di riferimento ufficiale della Sacra Scrittura per la Chiesa di Roma. C’è poi una ragione pratica per assumere l’anno 1600 come limite: ed è che i principali repertori e cataloghi di Bibbie oggi esistenti, concludono con quell’anno il loro inventario. Le edizioni della Bibbia e del Nuovo Testamento si moltiplicano passando dal Quattro al Cinquecento, sia in latino che in volgare, molte delle quali scritte clandestinamente. Diversa è invece la sorte delle edizioni (o ristampe) delle Lettere di Paolo: numerosissime nel primo Cinquecento, in diminuzione nella seconda metà del secolo. Nel passaggio dal Quattro al Cinquecento le numerose edizioni rivelano l’interesse che gli uomini del tempo moderno nutrono per le Lettere dell’apostolo. I dati numerici non dicono solo la crescita quantitativa ma testimoniano anche l’indirizzo e la qualità di tale crescita. La chiesa si trova ad affrontare un passaggio religioso e culturale, sociale e politico, dal Medioevo all’età moderna; soprattutto nel campo dell’esegesi biblica è costretta a misurarsi col rigore della nascente critica filologica e storica: e l’accostamento umanistico ai testi antichi è applicato ora al Nuovo Testamento e in particolare alle Lettere di Paolo. Qui va subito precisato che il metodo filologico è chiave d’accesso per l’epistolario Paolino, e si trasferisce di li al Nuovo Testamento. Nel 1980 Bernard Lohse scriveva nel manuale di storia dei dogmi che la scoperta dell’evangelo di Paolo da parte di Lutero e dei riformatori costituiva una novità dottrinale che non poteva essere integrata in alcun modo nella teologia della fine del Medioevo. Una novità dottrinale che affondava le sue radici nella storia del cristianesimo dei primi secoli. Tra gli scrittori ecclesiastici della Chiesa antica, l’attenzione alle Lettere di Paolo è grandissima. Vi si dedicano le personalità di maggiore spicco: innanzitutto Origene e Giovanni Crisostomo in Oriente, Girolamo e Agostino in Occidente. Il Crisostomo ha lasciato di tutto l’epistolario Paolino un commento di carattere essenzialmente omiletico e oratorio, cioè un’esegesi che mette in luce soprattutto il messaggio dell’apostolo. L’attenzione alle Lettere di Paolo si ridesta anche in precisi momenti storici, come nel passaggio tra IV e V secolo, un tempo che gli studiosi hanno definito un’epoca di angoscia, per la decadenza del mondo antico che volgeva ormai al termine:
l’epistolario Paolino offriva un tentativo di soluzione ai problemi esistenziali originati da un tempo di inquietudini, precarietà e insicurezza. I primi accenni di rinascita di speculazione teoretica e dottrinale trovano dunque in Paolo, e dopo di lui in Agostino, che pure si era dedicato, soprattutto al tempo della polemica antipelagiana, all’esegesi (anche se non sistematica) delle Lettere dell’apostolo.

Tratto da ALLE ORIGINI DEL MONDO MODERNO di Alessia Muliere
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