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Un periodo di stallo e i rapporti con la Macedonia

Quello che si aprì dopo Mantinea fu dunque un periodo di pace fra le tre grandi città greche, ma la fine delle guerre non portò alcuna prosperità. In generale, negli anni che seguirono Mantinea, tutte le aggragzioni che avevano seganto le precedenti alleanze vennero a sgretolarsi e le polis greche ritrovarono ognuna la propria sostanziale indipendenza da Atene, Sparta e Tebe. 
Atene, che non si era mai ripresa dalla sconfitta del 404, uscì più stremata che mai dalla guerra con Sparta e Tebe, e nonstante durante gli anni del conflitto fosse in parte riuscita a ricostruire il suo vecchio impero marittimo, non fu in grado di conservarlo in tempo di pace e le parti più importanti di esso divenenro indipoendenti una dopo l’altra, senza che la flotta ateniese riuscisse ad impedirlo. Tale conflitto, che prende il nome di guerra sociale degli ateniesi, si protrasse dal 357 al 354 e al suo termine la Lega marittima ateniese era ridotta ad un mediocre organismo pronto a sfaldarsi alla prima occasione.

Sparta continuò a combattere per sottomettere Messene, Megalopoli ed Argo, le tre polis pelo-ponnesiche che si erano rese indipendenti come alleate di Tebe durante la guerra. Ma la sua forza era ormai deteriorata e il suo mito infranto; e così come non riuscì a riporatre le tre città ribelli all’interno dell’ormai fiacca Lega del Pelopponeso, così cessò di avere una qualsiasi autorità nelle faccende internaionali. 

Tebe, infine, doveva affronatre le istanze separatiste dei focesi all’inerno dell’anfizione delfica, di cui essa era divenatta l’indiscusso capo durante gli anni della guerra. Questi infatti, con un’azione di sopresa occuparono il tempio e, sevendosi del suo ricco tesoro, iniziarono una guerra che avrebbe devastato per dieci anni, dal 356 al 346, la Grecia centrale e che alla fine avrebbe svilito anche le forze di Tebe, l’unica città uscita vigorosa seppure non vincente da Mantiena. Tale guerra prende il nome di guerra sacra dei greci, per via del fatto che i focesi controlalvano il tempio di Delfhi, il più importante luogo di culto della grecità. Alla fine i focesi furono vinti ma non dai tebani, bensi dai macedoni, che si erano alleati ad essi in seguiti alla pace di Filocrate (346) di cui diremo poi e che segna in un certo senso la data della fine della libertà greca. Così, anche Tebe, a causa delle lotte interne alla sua anfizione, si trovò a favorire l’ascesa dei macedoni invece che combatterla. 
Ma a questo punto era divenatato chiaro a tutti come il vero nemico fosse la Macedonia, che sotto la guida di Filippo era divenatta di gran lunga lo stato più forte della Grecia; così come era ormai chiaro ai più che, esangui per le lotte intestine e divisie da endemici contrasti e rivalità, le polis non sarebbero mai riuscite a bloccaere Filippo nel suo progetto di egemonia sulla Grecia.

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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