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Il potere del postmoderno

Il potere del postmoderno

In una realtà ormai sfuggita al controllo razionale, ma sempre sotto la consapevolezza di una ragione processuale della storia, la deflagrazione postmoderna in un coacervo di stili e tendenze paritetiche nel valore, attraverso la cinica interpretazione della storia e della sua stasi, diventa l’inizio temporale della ripresa di potere da parte di un sistema basato sulla mercificazione feticista dell’oggetto che rappresenta simbolicamente il mercato, e non riguarda più la storia e la conoscenza. In realtà il Postmoderno ai suoi esordi segna l’incapacità di un ceto dominante a dare una continuità all’idea tautologica dell’arte; in questo la trasversalità del Postmoderno è una naturale conferma del momentaneo stabilizzarsi del livello segnico ad un grado medio, inerte fra passato e futuro. Il potere del Postmoderno avvinghia la tautologia, resa impraticabile anche per una crisi della coscienza intellettuale che diventa autistica. Il potere postmoderno, non più fondato su una logica delle idee, devia verso il radicalismo strutturale della decostruzione, poi si muove verso la strategia economica, e quindi arriva ad ottimizzare il proprio potere attraverso le valutazioni acquisite. Il mercante diviene l’ideatore della manovra. Surclassando il potere della critica, che a sua volta è estremo strumento della ricerca artistica, il mercante offre la sua creazione strategica alla stregua di quella artistica. Fondando sul paradosso che rappresenta, il mercante diviene consapevole di un ruolo, ma mortifica la ricerca intellettuale. Il mercato è l’unica conferma e l’unico parametro di giudizio attendibile nel sistema postmoderno. Il potere postmoderno declina alla critica il compito di rendere paritetica qualsiasi ricerca artistica, sino a imporre politicamente l’inessenzialità delle qualità del giudizio. Un discorso intellettuale non è possibile all’interno del Postmoderno se non nei termini di una funzionalità mercantile. L’artista stesso diviene un momento della produzione; il critico come pubblicitario, il mercato come strategia sono i termini su cui si sostiene il potere postmoderno.

Tratto da AVANGUARDIA NEL PRESENTE di Alessia Muliere
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