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Soia

Ha un contenuto in grassi del 20%, proteine: 40-45%. L’alto contenuto proteico la rende un alimento pregiato per la zootecnia. È usata anche per l’alimentazione umana però si pensa che abbia effetti sugli estrogeni.
La moderna classificazione la definisce Soja hispida (Moich.) o Ussuriensis (usata per OGM) Linneo invece la classificava come Glycine max. Ha lo stesso aspetto del fagiolo ma è più robusta. Le foglie sono trifogliate, il fusto è come il lupino: tomentoso e ramificato, le radici sono a fittone dotate di tubercoli radicali, i baccelli sono piccoli quasi come un pisello, dritti o ricurvi. Il peso di 1000 semi va da 50 a 450 gr. Ci sono specie a sviluppo determinato o indeterminato (non usata a fini agricoli)
La soia ha batteri azoto fissatori specifici, per cui la prima volta che si coltiva soia in un terreno bisogna inoculare il terreno con questi microorganismi o, in alternativa, i semi. Entro 5 anni non bisogna rifare l’inoculo. Questi batteri in un primo periodo trattengono il 50% di azoto per il loro ciclo biologico, successivamente ne cedono alla pianta il 70-80%, poi nell’ultima fase l’azoto va dalla pianta ai semi.
Questa coltura è macroterma, per cui la temperatura minima richesta è 4-6°C, l’optimum è a 24-26°C. In origine è una pianta brevidiurna (con giornate corte viene avviata la fioritura) ma il miglioramento genetico ha permesso di avere delle specie neutrodiurne che sono le più coltivate in Italia. Considerando le somme termiche le molto precoci fanno parte della classe 0-0: 2800 (semina fine aprile) o 2500 (semina metà giugno), mentre le tardive della classe II: 3500 (semina aprile) o 2900 (semina metà giugno). In genere si usano le più tardive che hanno un ciclo di circa 5 mesi.
La soia non si adatta ai terreni calcarei, ha difficoltà a vegetare se ci sono dei ristagni idrici, nei terreni argillosi ci sono problemi con semine molto precoci. Soffre molto lo stress idrico durante la fioritura. Rispetto al fagiolo è più adatta a terreni argillosi e alla salinità. Il letto di semina si prepara con l’aratura ad una profondità di 30-35 cm oppure può essere fatto un sod seeding. Dopo l’aratura vengono fatte delle operazioni di amminutamento, ma non troppo eccessive perché il seme è abbastanza grande.
All’interno della rotazione si pone come una miglioratrice. In genere succede il mais o il frumento. Non si coltiva dopo un prato, ma si presta bene a succedere i cereali.
La densità di semina è di 30-35 piante/m2, le file vengono disposte a file di 40-50 cm con 6-7 cm di distanza sulla fila. La semina viene fatta con la seminatrice di precisione.
Queste distanze non permettono di fare la sarchiatura, per cui si rende necessario un diserbo chimico che può essere frazionato in: pre-semina, pre-emergenza, post-emergenza.
Nella gran parte dei casi si utilizzano varietà OGM, tra queste la più importante è quella resistente al Glyphosate.
L’irrigazione è molto importante, soprattutto durante la fioritura. Si usano soprattutto i metodi per aspersione. L’intervento si fa ad un livello di acqua disponibile del 50-60%, valore di evaporato 40-50 mm. In genere si interviene ogni 10-15 giorni, durante la fioritura si adottano turni più brevi o si utilizzano volumi irrigui maggiori.
Concimazioni:50 kg/ha di N (starter); P2O5: 60-75 kg/ha; K2O: 50 kg/ha
Avversità: peronospora, virosi, ragnetto rosso, il mezzo di lotta più opportuno è l’ultilizzo di semi conciati.
La raccolta viene fatta in modo meccanico, si deve tenere conto della varietà: se l’impalcatura è alta i baccelli non devono essere troppo bassi altrimenti una quota si perde. Alla raccolta l’umidità del seme può essere intorno al 14%, per la conservazione non deve essere superiore al 12%.

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