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La religione nella visione di Hume


3.33 Hume, pur riconoscendo l’esistenza di principi primi nella scienza come nella religione, giudica vana e dispendiosa (non inutile) la loro ricerca, che sfugge sempre all’uomo. Non discute dell’utilità della ricerca, bensì vuole trovare una metodologia  che permetta di acquisire le poche certezze possibili, ben ricordando i limiti della ricerca.

3.34 La religione è fede (in senso cristiano), quindi non può essere pienamente compresa in senso razionale, ma non deve neanche essere criticata per le sue inevitabili contraddizioni. Per essa Hume nutre profondo rispetto, non scetticismo.

3.35 La religione è legata alle passioni, ma questo non è un elemento di debolezza: le passioni sono un elemento fondamentale per Hume, e la ragione astratta può fare poco in ambito religioso. Attribuisce alla religione uno spazio inconsueto per il suo tempo.

3.36 Il pensiero e la ragione hanno dei limiti, che si riflettono poi nei limiti della libertà. Ciò è evidente nelle consuetudini, animate dalle passioni che a loro volta generano la storia. In questo senso, le passioni costituiscono la costante delle esperienze umane, al di là dei tempi e dei luoghi.

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