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Il processo di socializzazione


Il processo di socializzazione che si realizza in un gruppo è dunque un percorso di natura interattiva, in cui tanto l'individuo che entra quanto il gruppo che lo accoglie si impegnano in negoziazioni più o meno chiare e con esiti diversi, che dipendono sia dal modo in cui si pone il nuovo membro, sia dal tipo di gruppo cui egli accede.
Se il nuovo membro che entra in un gruppo non si trova in situazione di discordanza, il processo di socializzazione si può svolgere in modo armonico senza produrre difficoltà né per il neofita né per il gruppo. Se l'individuo entra invece in un nuovo gruppo con valori e schemi cognitivi che in qualche modo sono poco allineati con quelli del gruppo, la socializzazione costituisce un processo più complesso e difficile sia per il soggetto, sia per il gruppo con l'accoglie. In questo caso è prevista una fase destrutturante o di desocializzazione, dove il neofita prende atto delle resistenze che gli oppone il gruppo e della necessità di ridefinire se stesso e propri modi di operare per arrivare ad una piena accettazione.
Una volta che il nuovo arrivato viene accettato dal gruppo, si trova ad affrontare un periodo di apprendistato e di osservazione da parte dei membri anziani, in cui il nuovo membro si comporta con prudenza, adottando tattiche di osservazione.
Moreland&Levine hanno individuato quattro tattiche che dispongono i nuovi arrivati ad una più facile entrata nel gruppo:
1. Condurre un'efficace processo di ricognizione durante la fase di esplorazione, che significa cercare di capire se quel gruppo è veramente adatto a soddisfare i propri bisogni. Molto spesso gli aspiranti non effettuano in maniera adeguata quest'operazione di riconoscimento, in quanto viene segnalato da ricerche che molti nuovi arrivati mostrano sorpresa e non conoscenza appena entrati nel gruppo.
2. Giocare il ruolo di nuovo membro: comportarsi in modo ansioso e cauto, dipendente dagli anziani e conformista rispetto alle norme di gruppo, cercando di adottare la prospettiva di gruppo ogni volta che è necessario. I nuovi arrivati che si presentano come tali hanno più probabilità di essere accettati dagli anziani e di ricevere da questi ultimi delle informazioni utili per integrarsi: questo comportamento che soddisfa le attese degli anziani e crea un clima di benevolenza nei confronti del nuovo arrivato, è una tattica di inserimento del gruppo che l'individuo a volte utilizza consapevolmente e a volte in modo spontaneo e inconsapevole (es. dei bambini piccoli).
3. Cercare referenti di fiducia, tutori, nel gruppo: cioè anziani che aiutino il nuovo arrivato a divenire membro del gruppo a pieno titolo. Il tutore può fungere infatti da intermediario fra il nuovo arrivato e il gruppo. Nei piccoli gruppi ci sono vari tipi di tutori possibili, ci sono gli anziani che si sentono coinvolti e quelli che non si sentono coinvolti nella socializzazione dei nuovi membri: fra questi ultimi sono compresi i modelli, cioè coloro che nuovi arrivati scelgono come guida del loro comportamento. Fra gli anziani che si sentono coinvolti nella socializzazione dei nuovi arrivati, ci sono:
- i trainers, che sono molto conformisti alle norme di gruppo e hanno il mandato di occuparsi dei nuovi, di illustrarli norme e valori del gruppo stesso;
- gli sponsors, amici o parenti del nuovo arrivato;
- i mentori, che sviluppano una stretta relazione con i nuovi arrivati e fanno il possibile per rendergli più facile la socializzazione.
4. Collaborare con gli altri nuovi arrivati, che è possibile solo se il gruppo comprende più di un nuovo arrivato. Questa tattica produce una socializzazione più facile, sia perché essi si aiutano reciprocamente per assimilarsi al gruppo, sia perché, nel caso in cui siano insoddisfatti, lavorano insieme per richiedere al gruppo l'accomodamento necessario per accoglierli. In seguito ad una ricerca sulle relazioni fra pari nella socializzazione di nuovi impiegati una grande azienda sono stati identificati tre tipi di relazioni fra pari:
a) i pari dell'informazione, che hanno relazioni piuttosto deboli e che utilizzano il loro tempo a spettegolare sull'azienda;
b) i pari collegiali, che hanno una relazione forte che non si fonda solo sui pettegolezzi, ma anche su problemi personali e piani di carriera;
c) i pari speciali, che hanno fra di loro la relazione più forte, per cui discutono di qualsiasi argomento che cercano di sostenersi reciprocamente.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Manuela Floris
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