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Le teorie transazionali e le teorie dello scambio


Si basano sull’idea che le relazioni tra leader e i membri di un gruppo si sviluppano e si mantengono attraverso uno scambio reciproco di risorse.
Viene dato ampio spazio ai sottoposti che contribuiscono al processo di leadership.

La teoria transazionale di HOLLANDER.
Queste teorie sottolineano l’interazione reciproca tra leader e subordinati. Come il leader e la situazione, anche i subordinati sono parte attiva del processo di leadership, in quanto hanno percezioni e valutazioni del proprio leader, avanzano richieste e oppongono resistenze. D'altra parte, il leader è una risorsa per il gruppo, in quanto risponde alle aspettative, raggiunge gli obiettivi del gruppo.
Il termine transazione si riferisce dunque allo scambio sociale che avviene fra i leader e i seguaci e sottolinea un ruolo più attivo di questi ultimi in questa relazione.
Hollander presenta il modello del credito idiosincratico (la credibilità personale che il leader conquista presso i followers), che centra l'attenzione sullo status  che viene guadagnato fra i seguaci, e sulla base del quale il leader può apportare innovazioni al gruppo, e riguarda 4 punti:
1. Conformismo iniziale: inizialmente il leader deve conformarsi alle norme del gruppo per acquistare l’influenza necessaria per poi cambiarle (ricerca di Merei sugli attendisti e interventisti, cap 1). Il guadagnare o meno una posizione di leadership dipende dalle capacità che la persona dimostra nel condurre azioni di successo: saranno giudicati diversamente dal gruppo atti di non conformità produttivi, che atti che conducono al fallimento;
2. Competenza: il leader deve dare prova di contribuire al compito del gruppo con le competenze di cui dispone. Conformità e competenza si intrecciano tra loro: se l'individuo non conformista ha le abilità sufficienti per condurre il gruppo al raggiungimento degli obiettivi, può guadagnare influenza;
3. Legittimità: è importante per guadagnare autorità e può derivare da 2 fonti: designazione esterna, cioè il leader viene assegnato ad un gruppo, e fenomeno dell’emergere del leader, che può realizzarsi con elezione, sia informalmente in gruppi naturali, dove la persona conquista legittimità con le prove della sua abilità. La designazione esterna può essere una fonte di credito abbastanza debole se il leader non sa dare prova di competenze di efficacia. La posizione del leader ed esercizio della medesima non sono la stessa cosa, e ciò dipende da come i follower riconoscono e reagiscono alle capacità e alle caratteristiche del leader. Il leader emergente è colui che guadagna legittimità in un processo di accettazione e informale.
4. Identificazione col gruppo: la credibilità di un leader è legata anche a quanto egli dimostri di identificarsi con gli scopi del gruppoper H. è lealtà. Vi sono particolari attese nei confronti del ruolo di leader. Se da un lato egli può assumere qualche posizione personale senza conseguenze, è probabile che i seguaci lo rifiutino se egli viene percepito come uno che agisce in nome dei propri interessi personali invece che in nome del gruppo.
Il leader deve essere percepito come qualcuno che lavora al meglio per il bene comune del gruppo. Il gruppo è un blocco unico.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Manuela Floris
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